martedì 22 marzo 2011

Lisboa, itinerario personalizzato due, prima parte.











Il giorno dopo mi alzo tardi, faccio il mio qi gong, che mi rimette a posto la schiena a pezzi. Faccio una doccia e una colazione imperiale a base di uova strapazzate, formaggi di capra di altissima qualità , che consumo con pane di varie qualità eccellenti. Poi bevo un caffè lungo accompagnato da dei dolci magnifici fra i quali non mancano i mitici pasteles de nata e via, per strada, strano kerouachiano personaggio munito di zainetto, mappa della città , taccuino per appuntarmi la poesia dei luoghi e dei volti incontrati, una semplicissima digitale per foto di rapina e una minuscola videocamera con cui pasolineggio commentando in presa diretta luoghi e circostanze. Prendo la linea azul, Jardim Zoologico, mi siedo nella metro che a quell'ora, 11 di mattina ora portoghese che da noi in Italia sono le 12, è tranquilla. A parte la voce magnetofonale della speaker preregistrata che scandisce le fermate che si chiamano "paragem", si sentono i bastoni telescopici dei cechi e le loro voci querule che rimandano loro i connotati geometrici degli ostacoli, come fossero pipistrelli, permettendogli di evitarli. Scendo a Restauradores. Parto sempre da lì, dove mi trovo in Rua da Liberdade, poi devio per praça Pedro IV e via per Rua Augusta, il centro pulsante e vitale della città. A piedi attraverso Rua Augusta e mi fermo , sulla destra, davanti all'ingresso do Elevador de Santa Justa. E' un ascensore di ferro battuto con quadrifore di inizio '900 e che ricorda per certi versi la Tour Eiffel. E' alta 45 metri e in cima si dovrebbe godere l'intera vista a treessessanta di Lisboa. Si aprono le porte e un ragazzo in divisa da tramviere mi fa il biglietto. Ci sono un mucchio di turisti , soprattutto tedeschi. Saliamo al piano superiore e mi ritrovo su un balcone metallico protetto interamente da una rete antisuicidio, da cui si gode la vista di Lisboa, che fino a prima del viaggio avevo visto esclusivamente dall'aereo , volando per il Brasile. E' una veduta davvero mozzafiato, di tetti rossi, vicoli intricati dell'Alfama, palazzoni ipermoderni emormi di alberghi a cinque stelle, elevated, ponti che uniscono la città da parte a parte e minuscoli formicolanti individui che passeggiano nelle via limitrofe come pinguini sul pak bianco ghiaccio dei mattoncini bianchi con neri inserti curviformi. Potrei salire ancora più su, con una scala a chiocciola, ma la genetica me lo impedisce, se è vero com'è vero che mio padre soffre di vertigini. E per me già è tanto, perlopiù abituato a volare con l'immaginazione. Scendo dall'ascensore, da un piano dove c'è persino il ristorante con vista sulla città, e sono di nuovo in rua Augusta. Visto l'orario approfitto e mi siedo ad un ristorante con tavolini all'aperto protetti dal cellophane per la stagione non ancora calda "Ninho de Ouro", e ordino da mangiare. Prendo delle crocchette de Bacalhau ( baccalà), panzerottini di camarao( gamberi, ottimi) e insalata mista. Una Sagres suggella l'eccellente spuntino marinaro. Conosco Ana, la cameriera. Lei è di Setubal, una cittadina non distante , circa quaranta minuti di treno. E' una ragazza sui venticinque anni, robusta ma con forme femminili ben distribuite, mora, capelli corti legati dietro, sorriso affabile e furbo, maniere spicce ma dolci. Chiacchieriamo un pò e mi faccio dare due dritte su posti da vedere. Mi dice di andare a Belem, che è una zona celebre perchè da lì parti Vasco Da Gama per le sue scoperte che resero ricco il Portogallo che ancora oggi lo impreziosiscono con le spezie che sono state sapientemente innestate nella sua cucina e i volti della gente: mezza Lisbona è brasiliana, si può dire.

A piedi scendo lungo via Augusta, fino a Praça do Comercio, con sempre qualche canzone di Amalia Rodrigues che viene fuori dai negozietti di souvenir che costellano i lati della strada ,in sottofondo. In Praça do Comercio, prendo o eletrico numero 15 e vado fino ad Alcantara-Mar, fino quasi sotto il ponte XXV abril. Da lì un autobus stracolmo mi porta fin sotto il mosteiro dos Geronismos, un monastero manuelita stupendo, con una facciata di pietra bianca decorata e intarsiata come se il genio involontario di un bambino impegnato nel costruire castelli sul bagnasciuga avesse fatto sulle facciate dei disegni con la sabbia semiliquida colante dalle sue mani e dio avesse pensato a solidificare il tutto nel momento in cui la combinazione di sabbia acque e intenzione del bambino-artista avesse raggiunto il risultato visivo più originale. I maestri artigiani, veri e propri artisti, meritano di essere annoverati fra i migliori. E le colonne all'interno del monastero, sono intarsiate da figure in rilievo dal sapore mitologico,chimere, esseri mostruosi e belli, curiosi e fatui, scimmie alate, maiali popputi con testa di donne, draghi, cani con teste di papero e via andando , sin dove la fantasia degli artigiani dell'epoca ( 1501) era stata in grado di spingersi e che oggi oseremmo definire con una certa demoniaca ammirazione, in preda ad acidi. Resto ammirato nell'ombra dei chiostri, mentre tutti osservano in silenzio, come stupefatti dall'hashish. Fuori ci sono dei giardini enormi pieni di fontane che offrono un ombra opportuna in questa giornata di incipiente sole primaverile, e finalmente.

"Quando il viaggiatore si è svegliato stava appena rischiarando, si è reso conto che non era stato solo il rumore della corrente del fiume a cullarlo. Pioveva, le gronde riversavano cateratte sulle mattonelle del terrazzo. Ormai abituato a viaggiare con ogni tempo, il viaggiatore si è stretto nelle spalle sotto le coperte e si è riaddormentato senza preoccuparsene. Ben fatto."

Josè Saramago, Viaggio in Portogallo


Buona giornata e buona fortuna

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