lunedì 8 luglio 2013
La rivoluzione dell'intenzione nel paese dei robot
Quando la politica non risponde alle esigenze del cittadino, ebbene il cittadino deve fare da se'. Cosa intendiamo con il concetto secondo cui la politica non risponde alle richieste del cittadino? Il cittadino non dà alla politica una delega in bianco concedendo ai politici di fare quanto passa loro per l'anticamera del cervello. Il voto esprime una richiesta di realizzazione di cose, la risoluzione di problemi, la loro efficientizzazione. Sono 50 anni che in Italia la politica è al traino dell'economia con le varie aziende private puntualmente beneficiate tramite il dittico classico del socializzare le perdite e privatizzare i profitti, Fiat in testa. La politica ha perso il primato di entità regolatrice del sistema economico. E quando è sembrato che lo possedesse, tale primato, è accaduto in nome e per conto di leaders politici che avevano bisogno di denaro per ampliare il proprio consenso, così le aziende si sono messe a versare a quei leader e alle loro correnti, partiti nei partiti, una sorta di pizzo "per stare tranquille", come ai "bei" tempi di Bettino Craxi e Forlani "sparaciance". Dal momento che la cosiddetta sinistra , quella con il centro e il trattino davanti, non solo non ha costituito alcun argine alla svendita del corpus dei diritti del lavoro , che pure aveva contribuito a creare, sulla spinta di potenti lotte sociali, ma ,in nome della presa del potere, quel corpus legislativo a favore del mondo del lavoro così faticosamente conquistato, lo ha svenduto, a noi cittadini, lavoratori e persino imprenditori onesti, non resta che organizzare un altro tipo di rivoluzione fino ad ora mai sperimentata a fondo. La rivoluzione dello stile di vita e del consumo, che chiameremo rivoluzione dell'intenzione. In altre parole è necessario dire basta alla dazione di diritti tout court, senza alcuna contropartita in cambio, a fondo perduto, si potrebbe dire. Come per esempio consentire l'apertura di esercizi commerciali per 24 ore senza un contraccambio, vale a dire senza imporre alle imprese e aziende che ne usufruissero, l'obbligo di assumere personale. Il rischio altrimenti sarebbe e, credetemi, lo è, quello di assistere a scene tipo entrare in una gelateria alle 2 di notte e trovare un solo addetto dietro al bancone che riceve soldi, fa gelati, carica frullatori e avvia dei frappeès, contemporaneamente modello Lino Banfi in un vecchio ed esplicativo film. E continuando con il ragionamento , se la Fiat vuole chiudere gli stabilimenti in Italia per aprirli all'estero dove il costo del lavoro è più conveniente, ebbene come forma di pressione per non consentirlo al fine di tutelare i posti di lavoro italiani,una politica al servizio dei cittadini dovrebbe vietarle di avere delle concessionarie di vendita nel nostro paese. E così dicasi per gruppi come Natuzzi che vuole dislocare la produzione in Romania lasciando a casa migliaia di pugliesi . E se si dicesse all'amministratore delegato della predetta azienda, va bene, vuoi produrre i divani in Romania? Beh, vendili in Romania ! Se la politica che è connivente non ne vuole sapere ci devono pensare i cittadini fondando dei comitati di condizionamento che indirizzino le scelte dei consumatori verso le aziende più virtuose, che danno lavoro in Italia con salari dignitosi , che rispettano i propri dipendenti e le regole ambientali. E il cittadino privato stesso, nel suo piccolo, diciamo così, può compiere gesti quotidiani tali da condizionare l'operato stesso delle multinazionali e la loro organizzazione del lavoro. Pensate basta soltanto non pagare mai alle casse automatiche ma preferire sempre quelle con la presenza fisica della cassiera, con cui scambiare dei seppur rapidi convenevoli che ti allieteranno la giornata dandoti l'impressione di non vivere ancora nel paese dei robot.
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