giovedì 11 luglio 2013

Racconto dell'estate

Un giorno di luglio 2013. A mare con mio fratello e mia nipote. Spiaggia del Pilone. A sinistra della Torre al termine della strada asfaltata. Una Torre Saracena chiamata così per sineddoche, in realtà una torre "per avvistare pirati saraceni", così alla fine per convenzione si è finito per chiamarle così , queste costruzioni di pietra bianca tufacea turrite che spuntano qua e là sulla costa pugliese. Un mucchio d'auto parcheggiate fin sugli scogli, com'è abitudine degli italiani come noi assuefatti da tempo all'idea che l'Educazione Civica sia una materia da relegare all'ultima ora a scuola tra gli sbadigli da tricheco della maggior parte degli studenti. Comunque, dicevo, a destra della torre c'è la spiaggia del Camping omonimo del Pilone con l'animazione quasi sempre costituita da ragazzi e ragazzi romani magri, tatuati, un pò alla senza tetto ne' legge, ma anche alla senza tette ne' legge , ma una volta le romane non erano famigerate per essere abbondanti? Deve essere la crisi. Un bel pò di signore con pelli da iguana non cangiante , però, fanno aerobica , mentre i mariti , intontiti dalla mangiate luculliane non riescono nemmeno a tagliarsi le unghie dei piedi perchè incapaci di piegarsi senza l'ostacolo insormontabile della pancia debordante e guardano i senegalesi che driblano gli ombrelloni vendendo collanine con una certa invidia, in questo caso, non solo del pene, ma per sottrazione, vale a dire invidiano in loro qualcosa che non hanno: la pancia. Nel frattempo l'animazione ha mandato qualcuno a prendere il defibrillatore dal campo perchè si è resa conto che sarebbe più in sintonia se fosse definita "sala di rianimazione". Noi però andiamo sulla spiaggia a sinistra della Torre, perchè decisamente più varia, piena di turisti ed immigrati italiani( promossi a italiani da quando ci sono gli extracomunitari) che amano tornare nei luoghi natii, quand'è estate. A proposito, ma quand'è estate? A me non pare che quest'anno ci sarà l'estate. E' il 5 luglio ma se dovessi dire che fa il caldo tipico del mese di luglio delle estati di una volta dovrei mentire. Quando i metereologi nemmeno si sognavano di uscirsene con queste teorie strambe del riscaldamento del pianeta ma si godevano la tintarella sulle spiagge pure loro smettendola di rompere i coglioni. Giunti a metà spiaggia scarichiamo , borse, asciugamani, palette & secchielli e togliano pantaloncini e maglietta . Certo ho un pò di pancia, che volete, il metabolismo non è più come quando si hanno vent'anni e poi tutta questa cura per le tartarughe addominali non farà perdere di vista l'aspetto più interessante delle tartarughe ,animali, invece, vale a dire la immane tempistica di sei giorni per fare l'amore? Ecco le tartarughe che mi interessano, quelle addominali le lasciamo volentieri a chi passa il proprio tempo e rimirarsi in uno specchio nel chiuso di una palestra mentre fuori la vita scorre. Così, mentre mio fratello istruisce sua figlia sui pericoli del mare, io, spavaldo, mi tuffo per la prima nuotata della giornata. L'acqua non è caldissima ma dopo un primo impatto il corpo si abitua alla nuova temperatura e prendo a schiaffeggiare l'acqua di gran lena con il mio crawl alla Weissmuller del primo Tarzan, nuotata vintage ma efficace. Così mi allontano per un paio di chilometri dalla costa . Ad un certo punto vengo colto da un insolito brivido e nella mia mente prende corpo l'immagine di una sequenza da film horror. Immagino che un essere polpiforme e tentacolare mi si attacchi agli occhi e me li ustioni lasciandomi cieco. Mi scrollo di dosso questa immagine terribile e torno verso la spiaggia di sabbia bianca, nuotando di gran lena a dorso . Circa 50 metri prima del bagnasciuga, mi rigiro e continuo a nuotare in stile, però. A quel punto all'altezza del gomito sinistro avverto improvvisamente un dolore intenso, un misto di scossa elettrica e fitta lancinante. Con la coda dell'occhio (nuoto sempre senza occhialini, un retaggio del mio inveterato primitivismo) noto una specie di polpo, ma più traslucido e di colore rosso vinoso che si allontana lungo il mio braccio . Evidentemente una medusa. Una di quelle che attaccano qualsiasi cosa si trovino davanti a scopo preventivo, interpretandolo come una minaccia. Arrivo a riva nuotando a rana. Il braccio mi fa male. Ma resisto, non è la prima volta che assaggio l'elettricità di una medusa. Mi fermo un momento a riflettere. Come mai ho avvertito il pericolo prima che si verificasse? Sono forse un sensitivo? E' tempo che Piero Angela rinunci al suo razionalismo radicale e se ne vada in pensione? Esiste qualcosa che ancora non conosciamo fra le nostre facoltà mentali? Ma tutto questo ragionamento dura solo un minuto . Razionalizzando mi rendo conto che quell'acqua limpidissima e fredda, il mare calmo e un lieve vento di levante che soffia verso terra costituiscono le stesse condizioni ideali in cui altre volte in passato ho avuto incontri ravvicinati con meduse . Per cui il corpo ha tenuto in memoria questi dati e sviluppato una sensibilità di allerta materializzatasi in un'immagine mentale. Tranquillizzatomi sul fatto di non essere un x-men, mi dedico ai tuffi con mia nipote, consentendo al brother, prontamente avvisato sul pericolo meduse, di farsi a sua volta una nuotata distensiva. 10 minuti dopo dei bambini avevano catturato una medusa, si presume la stessa che mi aveva attaccato e la tenevano prigioniera in un secchiello. Le stavano attorno stuzzicandola con palette e rastrelli di plastica fino a torturarla. Si era acceso un dibattito sulla sorte di quell'essere relativamente pericoloso ma affascinante sulla cui longevità i giapponesi stavano facendo degli studi. Un ragazzino proponeva d scavare un fosso nella sabbia e seppellirla viva. Accento barese. Un altro , sui sei anni, voleva infilzarla in uno stecco di legno e lasciarla seccare al sole. La proprietaria del secchiello, una quattordicenne castana e filiforme, invece, sembrava più propensa ad osservarla e a studiarla. Era veramente molto bella, la medusa, non grandissima, ma molto ben definita nei suoi filamenti rosso vinaccia che erano davvero lunghi e potevano superare i 30-40 centimetri . Pareva fossero quelle le sue armi urticanti, il suo napalm naturale. Almeno a giudicare ciò che stava dicendo la ragazza castana. A quel punto mi avvicino e mostro il punto del gomito dove sono stato attaccato dalla medusa. "Signori, se mi è permesso dire una parola, visto che l'unica vittima fino a questo istante di quella che tutti voi sembra consideriate un mostriciattolo, beh, io propendo per liberare l'essere" , dico. A quel punto i bambini osservano il mio gomito. Poi cominciano ad osservare i miei tatuaggi, il minotauro sul deltoide sinistro, il Buddha su quello destro e la faccia di stregone Yanomami sul polpaccio sinistro. E a quel punto, il loro miserando mostriciattolo ha perso di interesse. Ne hanno trovato un altro , più grande e notevolmente più pericoloso , qualcuno che metteva in discussioni le loro opinioni senza nemmeno essere loro padre. Alla fine ho giocato con mia nipote , le facevo fare i tuffi e lei li voleva fare con la maschera tenendosi il naso chiuso con la mano destra . Mia nipote è un tipo molto previdente, credo. Saggia prima di diventare saggia. .15 minuti dopo la 14enne castana ha annunciato coram populo che il "Comitato Centrale" aveva deciso di liberare la medusa. Dopo averla torturata per bene. Credo non abbia parlato e questo deve aver impressionato il "Comitato". Qualcuno, il barese, ad esempio, non era dell'idea di liberarla. Sembra sia stato messo in minoranza dopo il mio intervento . E' quasi l'una e mezza ed è ora di levare le tende. Carichi di secchielli palette & affini, ma anche , permettetemi, di gloria ambientalista, ci dirigiamo verso la macchina. Lungo il muro di alcune villette ci sono auto parcheggiate e sui parabrezza lasciano sventolare garrule multe. Una sorta di tassa di soggiorno, visto che sono auto di turisti e noi in Puglia siamo per l'accoglienza. Mentre sono in macchina con mio fratello , mia nipote mi chiede dove vadano le meduse quando muoiono. Si sciolgono nell'acqua, rispondo . "Perchè, non lo fanno anche da vive?", replica. "A te piacerebbe? Così non le potresti vedere e ti urticherebbero?", dico. "No, meglio morte", conclude. Diavolo di una nipote. Più ne sanno meno di te e più ne sanno più di te.

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