giovedì 24 gennaio 2013

L'antiproibizionismo e i socialnetwork, buoni a cattivi maestri

E' un pò di tempo che mi cimento con i social network, in particolare facebook e twitter. Dico che il loro avvento sta cambiando la gente che li usa e la gente in generale: la gente che li usa perchè sta sviluppando una nuova e potente forma di dipendenza e quella che non li usa perchè viene percepita come antica, demodè, non al passo con i tempi, dalla gente che invece li usa. La cosa che ho comunque denotato è che a fronte di uno sparuto gruppo di persone che usa facebook come un veicolo di divulgazione della propria produzione artistica o per chattare con amici e conoscenti lontani risparmiando in alternativa alla normale telefonata, vi è una vasta parte di persone che sono portate a usarlo come mezzo per ottenere la propria approvazione sociale e che soffrono terribilmente qualora non la rilevino dal numero dei "mi piace" su qualsivoglia argomento , scritto o foto o quant'altro, essi condividano con i propri amici o contatti. Anzi, spesso proprio chi cerca di mostrarsi indifferente al mezzo e ne parla snobisticamente , in realtà, in segreto, ne fa un uso spasmodico diventando una sorta di guardone dipendente dal mezzo. Twitter è un pò diverso, per impostazione tecnica e per la limitazione che ne è insita nell'uso ;in quanto si possono scrivere pensieri che non superano i 140 caratteri, in modo tale da rappresentarsi come una sorta di gara collettiva di battute, dovendo attirare l'attenzione e dare efficacia in poche righe, ed è destinato ad un pubblico più colto e più informato politicamente, che segue in diretta avvenimenti o trasmissioni televisive commentandoli all'istante e cercando, in questo modo , di ricavarne una eco di qualche tipo... Se sei una persona non famosa. Se fai parte del jet set politico-spettacolare-imprenditoriale, ogni tuo cinguettio diviene una dichiarazione ufficiale riportata puntualmente dalla stampa. Una sorta di ufficio stampa sintetico in 140 caratteri. E comunque facebook ha un'impostazione più commerciale, promuove e segnala di propria iniziativa persone e cose che possono portare un rientro economico , in qualche modo, e induce chi lo utilizza a pagare per visibilizzarsi maggiormente. Poi c'è chi usa facebook e twitter per rimorchiare. Anche se questi social network sembra stiano lasciando il passo a Grindr( per quanto concerne i gay, per così dire non troppo a caccia di preamboli) e a "what's up" per la scena cosiddetta etero-cazzeggioamanetta . E l'uso per così dire rimorchiatorio implica come in tutte le questioni virtuali, dei rischi per chi poi passa dal virtuale al reale, perchè la persona che si mostra virtualmente , solo raramente si autopercepisce realmente per così com'è, ma tende spesso ad autoenfatizzarsi sottendendo nel concreto intenti frodatori o ingannatori, per non parlare di maniaci, serial killer e stupratori seriali, aggiungendoci stalkers più o meno innocui . A seconda del numero dei suicidi che inducono. In definitiva i socialnetworks in molti dei suddetti casi appena riportati svolgono la funzione che negli anni '80 svolgeva, ad esempio, l'alcohol nel suo effetto disinibitorio su maschi già prodromicamente in crisi allorchè in una qualsiasi discoteca volevano prendere coraggio per avvicinare una ragazza. Negli anni '90 e duemila si è passati alle droghe sintetiche e ai vari profeti della House e Techno music che hanno fatto i soldi sulla pelle dei ragazzi e li hanno fatti fare a epatologi, trapiantisti e pompe funebri. Il danno di questi ultimi( i social network) è cerebrale, sta diffondendo il sapere per slogan, per frasi fatte ( non a caso Fabio Volo è un vero è proprio profeta delle bacheche) e sta allontanando le nuove generazioni dalla realtà fenomenica anche dei fenomeni fisici più semplici: si preferisce stare tutto il giorno davanti al pc anzichè ascoltare il flebile suono di gocce d'acqua di una stenta pioggerella autunnale, percependo lontani odori di terra bagnata , guardare foto e video di corpi perfetti che avranno l'odore inodore degli schermi piatti, guardare i politici dentro un salotto invece che sentire l'odore della gente ad un comizio, guardare le loro facce , i loro occhi, capire se provano ancora emozioni...La morale come al solito sta nel mezzo. Siamo sempre noi a decidere di non vivere come gli ikikomori, ragazzi giapponesi che trascorrono la loro esistenza chiusi in camera davanti al pc, perchè la vita là fuori non gli piace ed è dura. Siamo sempre noi, così come davanti alle droghe, che dobbiamo avere la capacità di dominare il mezzo senza farci dominare, dedicandoci ad un uso, per quanto possibile ,virtuoso e, men che mai, criminoso. Anche riguardo i social network, così come per qualsiasi forma di dipendenza, resto irrimediabilmente antiproibizionista. Solo avere la libertà di abusare ci induce ad autoregolamentarci. Proibire serve solo ad alimentare il desiderio e ad ingrassare i mercanti di morte, morale, cerebrale e persino fisica. Disseminiamo il mondo di maestri virtuosi, che mettano in guardia dai cattivi maestri e ci ricordino che la bellezza dei fili d'erba in una giornata d'autunno non potrà mai essere paragonata alla sua foto spedita su twitter.

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