venerdì 12 febbraio 2016

Delitto al Cruson, Riccardo Sedini, una recensione.

Prendo l'autostrada per Genova ed esco ad un certo punto. Sono diretto a Sale , un borgo di 4000 anime e poco piu'. Mi incontrero' con un giornalista editore che ha letto un mio racconto su Henry Miller e si dice interessato a pubblicare le mie cose. Attraverso la pianura ordinata , geometrica, con qualche cascina qua e la' di ausilio per le varie attivita' agricole che devono ivi svolgersi, persino gli alberi dei boschi, spogli per l'inverno, sono stati piantati con una precisione che fa spavento. Come se questa gente sapesse il fatto suo e piegasse la natura al proprio volere senza pero' violentarla. Quando arrivo a Sale entro in un'alberata e alla mia destra vedo il corpo massiccio, littorio direi, di un plesso scolastico tutto tinto di giallo . Scuole Giacomini, mi pare. In attesa li davanti, sono poco piu' che le dodici e mezza, ci sono alcune donne che indossano l'hijab e vestiti a tinta unica verdi e azzurri, i colori degli arabi. Il borgo appare semideserto a quell'ora. Parcheggio e ricevo subito una chiamata sullo smartphone. E' Riccardo Sedini , l'editore, giornalista e scrittore di romanzi gialli. Vuole sapere se sono arrivato. Mi dice di dirigermi verso piazza Verdi. Io metto il navigatore e lo imposto sulla funzione a piedi. Mi indica che piazza Verdi e' a cinque minuti da dove sono io. Basta andare dritto. Intanto faccio qualche foto a tre chiese che incontro al mio passaggio, tre corpi abbastanza ben tenuti con dei campanili alti e ben visibili, di stile e epoche diverse. Una volta in piazza Verdi vedo al centro della piazza un uomo con un palto' verde , in testa un capello a falde larghe un po' alla Tex Willer ma leggermente piu' stretto, fuma la pipa, gli intravedo degli occhialini da vista tondi da intellettuale gramsciano probabilmente con montatura in tartaruga. Avvicinandomi noto che porta degli scarponcini eleganti . Si aggiusta il tabacco nella pipa, ma si capisce che e' un vezzo appartenente alla gestualita' del personaggio.Mi stringe la mano e mi invita ad un bar li nei pressi. Ci sediamo. Mi chiede se gradisco qualcosa. Io gli dico che un caffe' a quell'ora e' piu' che sufficiente. Ci sediamo e facciamo le presentazioni. Come prima cosa ho portato una copia del mio primo libro, Nell'acquario, una ristampa, l'ennesima. Gli dico che e' un libro del 2007 ma che e' scritto in un modo e con una tecnica che ho ormai abbandonato o nella quale l'attuale mia sensibilita' non si riconosce piu'. Lui mi sta a sentire e sistema la pipa. Le folate di fumo emanano un odore gradevole nell'aria. Arriva un caffe' normale per me e uno lungo per lui. Io racconto un po' di me e lui mi sta a sentire. Gli parlo dei miei progetti e del mio recente lavoro che consiste nello scrivere contemporaneamente sette romanzi che portero' a termine presumibilmente a fine anno. Poi, su mia sollecitazione, mi parla di lui. E' un ex carabiniere, all'epoca era un simpatizzante di Democrazia Proletaria, esattamente come il sottoscritto, penso, un progetto di sinistra che e' ormai sepolto dai nuovi politicanti di una sinistra ormai bocconiana.E' un critico specializzato nei romanzi gialli ed ha alo. Insomma , per lui, ex carabiniere, il vizio per l'indagine e' inestinguibile. Ha dei contatti con la Fratelli Frilli Editori, una storica casa editrice genovese specializzata nei noir. Con cui ha pubblicato di recente un suo lavoro, Delitto al Cruson. Una storia dalle tinte fortemente aut n'associazione che raccoglie memorie di stranieri venuti in Italia a sbarcare il lunario. Un progetto sociale di cui pare molto orgoglioso. Gli parnuuesta storia decide di andare in Brasile per indagare sulla morte di Vanessa, una sua compagna, deceduta in circostanze mai del tutto chiarite in un incidente d'autobus, una volta che era stata nel nordest brasiliano per trovare la sua famiglia. Gli dico che il mio personaggio ha delle caratteristiche ben precise, che soffre di colite e consuma abbondantemente camomilla, che ama la musica classica ed il jazz e legge molto utilizzando la letteratura come milieu mentale per risolvere casi intricati. Mi interessa dice, i personaggi ben caratterizzati sono il fulcro dei noir. Dico che il fatto della colite ho scoperto in seguito essere caratteristica dell'Ispettore Sarti di Loriano Macchiavelli. Non solo di lui, dice...conosco Loriano, e' un buon amico. Raggiungiamo un accordo: io lavoro alla conclusione di questo lavoro e poi ci rivediamo. Senza una scadenza pressante. Come piace a me. Prima di congedarci ci dirigiamo verso la sua macchina. Un'utilitaria rossa stracolma di scatole di libri. Dalla matassa di scatoloni, sul sedile posteriore, tira fuori una copia del suo libro: Delitto al Cruson. Ci salutiamo calorosamente e io torno verso la mia auto. Scatto ancora qualche foto. Durante il mio colloquio con lui, mentre ce ne stavano seduti al bar, all'aperto, godendoci la giornata di sole terso e inspiegabile di febbraio,Sedini saluta calorosamente la famiglia cinese che gestisce il bar, mentre passano per entrarci dentro. Loro rispondono con calore, come se fosse uno di famiglia. E conoscendo la diffidenza media della gente di quei luoghi verso gli stranieri la cosa mi meraviglia sensibilmente. Poi rabbonisce un anziano che fuma la pipa, il viso rugoso, piuttosto carico di bianchetti mattutini, il quale annuncia che i politici sono una razza di ladroni. Parla mezzo in piemontese e mezzo in italiano. Sedini lo ammansisce e lui si quieta.Mi stringe la mano. Mi guarda bene negli occhi. Io gli dico che bisognava incontrarsi di persona, annusarsi il culo, parafrasando il grande Luis Sepulveda quando in Patagonia Express racconta il suo incontro con Bruce Chatwin paragonandolo a quello fra due cani che fanno conoscenza. Faccio due passi a piedi e ritorno alla macchina. Il ritorno a casa e' tranquillo, poco traffico. Una volta a casa non resisto alla tentazione. Abbasso le imposte, accendo un abat-jour in cima al mio divano letto, inforco gli occhiali e inizio a leggere il suo libro. Dario Toso, ex giornalista della carta stampata ora convertitosi a Blogger, e' l'alter ego di Sedini. Dopo una prolusione in cui le origini di Sale vengono fatte risalire ad un esercito di ostrogoti in rotta che avrebbero trovato momentaneo rifugio nella zona, vediamo il nostro giornalista e blogger, la pipa perennemente in bocca, il meticcio Freccia al seguito, aggirarsi per le strade del Borgo Insigne, come gli abitanti di Sale stessa chiamano il paese, il paese dei "mesa cervela",i mezzo cervello, appellativo campanilisticamente attribuito dai rivali del vicino Castelnuovo cui i salesi rispondo un ironico,"perche' l'altra parte ce l'hanno quelli di Castelnuovo",nei pressi di una vecchia fabbrica del tabacco ormai in disuso, in zona Crocione, da cui il titolo del noir. Poco dopo il cane ritrova il cadavere sfigurato di una donna. Subito il blogger salese di importazione che proviene da Bareggio, comune dell'hinterland milanese dove aveva vissuto buona parte delle sua vita lasciandosi due matrimoni e un figlio alle spalle, nonche' una buona dose di anaffettivita' verso il genere umano [una corazza psicologica che resta un proposito irrealizzato, visti gli sviluppi delle vicende semiautobiografiche], viene mosso dall'antico prurito investigativo da ex carabiniere- usi ad obbedir tacendo e tacendo morir, ama ripetere al maresciallo di zona- e nonostante lo svolgimento di un'indagine ufficiale portato avanti dalle cosiddette autorita' competenti, trova modo di svolgerne una parallela per proprio conto. Muovendosi fra i torrenti, le osterie , le vite semplici di artigiani, professori, politici locali e amici, molti dei quali stranieri-ad un certo punto cita suo padre che aveva risieduto molto all'estero per lavoro e gli aveva trasmesso il rispetto per le culture diverse -sulle tracce di questa donna misteriosa trovata uccisa, Sedini mi trasporta in un mondo dove le lancette dell'orologio hanno una velocita' sudamericana e la bagna cauda consumata nelle osterie di questi luoghi un sapore irresistibile persino per chi come me non l'ha mai assaggiata. Insomma alla fine del libro, di cui non svelo il finale, per permettere a chi volesse di gustarselo,fra citazioni di Guccini , De Andre' e Corto Maltese, viene fuori la perfetta descrizione di un provinciale, che ama essere definito tale, che ama il lento incedere delle giornate autunnali nelle quali la scarnebbia sporca i contorni delle case e delle cose, poetizzandone l'immagine, restituendoci la vista di un mondo che in questi lidi e' celato e oscurato dall'onnipresente e pervasiva metropoli, che sembra tollerante perche' inglobalizzante, rispetto ad una provincia descritta come intollerante, solo perche' e' la metropoli a dirlo, come se Milano, la Milano nei dintorni della quale, al solo avvicinarsi, a Dario Toso, al secolo Riccardo Sesini, sudano le mani fosse il tempio della perfezione invece che la Babilonia dei cantanti reggae.

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