martedì 8 ottobre 2013

Il racconto di Josè (scritto a penna di sera su un autobus)

Mi ferma per strada sui navigli per chiedermi una informazione. Vuole sapere se quella che sta percorrendo è la giusta direzione per Torino. Me lo chiede in un buon italiano. Io dico che sì. Camminiamo un tratto insieme. E parliamo. Io nel mio spagnolo stentato, lui un po' in italiano, un pò in spagnolo(sua lingua madre) e un pò in francese. Gli chiedo se sta facendo il cammino di Santiago De Compostela. E' bassino , ha pochi denti, barba corta ma non incolta, un cappello, un cappotto grigio, jeans, scarpe da tennis e uno zaino in buone condizioni, più un borsone, ma non emana affatto un cattivo odore. Nonostante i chilometri che deve aver già percorso, in giornata. "Cammino di Compostela? No, io faccio il mio cammino, quello di Josè. A proposito mi chiamo Josè, in italiano sarebbe Giuseppe". Splendida la filosofia che trasuda dalle sue parole da globetrotter poliglotta. Dice che è di Valencia. Ah, Valencia, dico, Andalusia.Mi guarda severo e dice, è al confine con l'Andalusia, anzi è fra l'Andalusia e la Catalogna, è nel Pais Valenciano, precisa con orgoglio, come a voler rimarcare, immagino, che il fatto di essere in giro per l'Europa , mai gli farà perdere le sue radici e anzi spesso ci si allontana dai luoghi natii per riscoprirli. Sono cinque anni che è in giro per l'Europa, mi dice. A piedi. Vivendo di quello che la gente gli dona, dormendo dove capita. Ha in mano una bottiglia di plastica piena di olio d'oliva che qualcuno gli ha regalato. Insieme a del pane. Che porta nel borsone. Io gli dico che sono pugliese e che la mia terra produce il miglior olio extravergine del mondo. Quando gli nomino la Puglia , si illumina, dice che la conosce e che ricorda specialmente un piccolo paese di case bianche ammonticchiate su una collina. Io sorrido, dico, è Ostuni, il mio paese, la mia città, la città bianca. Gli chiedo se l'ha visitata. Lui dice che l'ha ammirata dalla costa, perché viaggia prevalentemente sulla costa, vicino al mare. Se può . Perché giri l'Europa a piedi, gli chiedo."Perché lo voglio. Voglio essere libero". Geniale risposta perché semplice. Ha lavorato in Francia, dice, gli ultimi anni, e fra un 8-9 mesi i francesi gli daranno una piccola pensione. Fino ad allora camminerà. Trentacinque, quaranta chilometri al giorno. Mi mostra le scarpe. Sono buone scarpe, dice, sono le gambe che necessitano di riposo. Sto cercando un posto riparato per "accampigliarme". Dice proprio così, usando questo termine curioso. Camminiamo ancora un pò, a sinistra abbiamo il naviglio e la chiesa di San Cristoforo e lui la osserva da lontano. E dice che è a questo che servono le chiese oramai a fare ombra di giorno e riparare di notte i viandanti, i pellegrini. Mi guarda sorridendo e dice, sai, volevo sapere la direzione giusta per Torino, perché anche se sono già passato da qui il paesaggio muta "rapido", non si fa tempo ad andare giù per l'Italia che quando torni non riconosci più i luoghi, i posti, capisci? L'uomo cambia il paesaggio "esterior" molto più rapidamente del paesaggio"interior". Sorrido ascoltando le sue sagge parole. Sai, continua a parlare, ho sempre qualche problema a chiedere informazioni a gente non adulta, gente che abbia almeno 40 o 50 anni. I giovani non sanno niente o fanno finta di non sapere niente o ti rispondono con fastidio. Io mi sono fidato di te, perché sei adulto, grande di età, ribaltando, cosi, penso, clamorosamente, il paradigma della persona "normale" che invece dovrebbe avere delle remore a fidarsi del "barbone" o (molto) presunto tale. Fa per avviarsi verso il ponte che attraversa il naviglio, un vecchio ponticello che lo porterà nei pressi della chiesa di San Cristoforo. A quel punto gli chiedo se vuol dormire a casa mia. Lui dice di no. Insisto. Lui dice che non è abituato ai loghi chiusi, che lo soffocano. Gli dico che mi ha fatto piacere incontrarlo e conoscerlo, che ero in giro a fare foto, la mia macchina è nello zainetto che porto in spalla, foto notturne. Sì, dice lui, i paesaggi notturni sono molto belli. I paesaggi in genere, dico, anche quelli umani, io per esempio fotografo molto la gente. le persone con i loro volti, i loro corpi, le loro camminate, sono paesaggi in movimento. La gente?,fa. Sono più interessanti i paesaggi. Bueno amigo, buena suerte, mi dice, mentre attraversa i binari del tram che si incastonano nell'ammattonato d'epoca e i mattoni lucidi per la recente pioggia rimandano i bagliori dell'illuminazione pubblica notturna e dei fari della auto in lontananza. Prima di lasciarlo andare lo chiamo e gli chiedo se possiamo farci una foto, in ricordo di questa conversazione. Uso il cellulare perché alla macchina fotografica si sono scaricate le batterie. Mi si avvicina, mi guarda e dice:"a chi risponde ad un viandante non si può negare niente...perché è un uomo di libertà".

2 commenti:

  1. Salve ci farebbe molto piacere poter pubblicare questo suo post sul nostro Blog, ci faccia sapere

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  2. Per me va bene, non c'è problema, anzi vi ringrazio.

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