sabato 6 ottobre 2012

Mister G. ( sulla pedofilia, vera o presunta)

Lavorava con me. Capelli neri nonostante le sue 54 primavere. Sempre galante, sempre gentile con signore e signorine. Sotto quei suoi occhialetti semiappannati dall'ormone caricato a mille, sempre abbronzato, un'abbronzatura da parco ovest milanese. Uno dei pochi ad andarsene in pensione, prima che arrivasse la mannaia a dire basta, nessuno più se ne può andare in pensione, dovete lavorare per pagare le pensioni d'oro, d'argento e di bronzo, di chi se n'è andato in pensione PRIMA , avendo fatto il sessantotto, da una parte o dall'altra poco importa, accordo generazionale, chi da Lotta Continua a direttore di giornale, chi da Avanguardia Operaia a segretario di partito, chi dalla terza media a segretario di un sindacato, chi in pensione a 40 anni, tutti, chi più chi meno l'hanno messa nel culo alle new generations. Per cui, cari ragazzi sapete con chi dovete prendervela se siete precari di nome e di fatto. Con quelli che volevano la rivoluzione e che infatti l'hanno avuta, quella col culo degli altri. TUTTI SISTEMATI. Ma naturalmente al signor G, di tutto questo non fregava nulla, lui era uno di quelli che la scienza politica americana definisce FREE RIDERS , coloro che fruiscono di diritti senza aver combattuto per essi nemmeno un minuto della propria vita. Insomma il signor G. se ne era andato in pensione ed era felice, non faceva altro che farci linguaccia a tutti noi che dovevamo tirare la carretta a vita, per una vita, per tutta la vita, morti in fabbrica, centro commerciale, banca, fogne, su giardini pensili a servire cocktail party a vecchie megere incartapecorite che chiedevano catering extralux , gommisti di gokart eccetera. Poi la festa d'addio. Non dicesti una parola, eri stato sempre parco di parole, alle parole preferivi l'azione, castigare belle signore, milf d'antan, bella gnoccolone vedove o meno che fossero, le infilzavi l'una dopo l'altra come D'Artagnan. Due divorzi alle spalle e un paio di figli e ci salutasti tutti con quell'espressione beffarda di chi avesse vinto un terno a lotto, l'agognata pensione, mentre a noi ci lasciavi l'inferno del lavoro. Dieci anni dopo ti rivedo al parco , mister g, a mala pena mi saluti da lontano, l'aspetto ottimo, sempre abbronzato, camminavi lungo l'anello del parco, sempre parco di parole, parlavi con lo sguardo, accompagnando nella camminata ora l'una ora l'altra signora in sovrappeso cui il dottore aveva detto di camminare al pomeriggio per combattere il colesterolo o i trigliceridi. Quindi mister g, ti vedo accompagnare codeste signore mentre le corteggi . Ma hai l'aria triste, come un cane inseguito da una ciabatta, l'espressione beffarda è svanita. Ti fermi un po' a prendere fiato, mentre io inanello il circuito col mio jogging lento e inesorabile degli anta . Parli con altri vegliardi come te, biancodicapelli come loro, ma intatto, come imbalsamato, mummificato, come il giorno che te ne andasti in pensione, identico , con solo un po' di zucchero a velo in testa, per intenderci. Tutte le volte che passo ti vedo lanciare occhiate di fuoco a belle bambine che fanno ginnastica sul prato, occhiate tutt'altro che innocenti, ora che persino i premier hanno sdoganato la pedofilia, o comunque il desiderio di prugnetta fresca. E c'è da giurarci che un bel po' di famiglie della zona hanno fatto un esposto ai carabinieri, perchè molesti verbalmente le loro figliolette, tutte le volte che passeggiano al parco o fanno ginnastica sui prati, mentre tu non fai altro che guardarle da lontano, quasi lo sguardo o l'intenzione fosse peggio di uno stupro. Mentre i padri delle suddette bambine continuano a dire che questo o quel politico sono dritti e nel privato possono fare questo e quest'altro, che i soldi sono loro e magari sperano che nel mirino dei suddetti politici ci passi il prodotto dei propri lombi, pecunia non olet. Ma al signor g. no, mai, lui è un pedofilo a prescindere , senza uno straccio di prova, non serve, pensionato di rango basso, nullafacente, guarda e commenta al passaggio delle belle bambine i cui padri vogliono illibate a vita, o perlomeno ne valga la pena, indignati come sono a vedere documentari che parlano di bambine peruviane vendute a undici anni a famiglie che le schiavizzano e le tengono in casa a mo di cagnette , salvo poi dare al loro calore la colpa delle distrazioni dei mariti, persino le donne sono contro le bambine . Continuo a inanellare giri e ogni volta mentre mister g. chiacchiera con i suoi coetanei che paiono più vecchi di lui, colgo qualche parola, qualche frase spezzata, tipo “ho fatto domanda per lavorare ovunque, ma niente , non ti chiamano, nemmeno part time, se continuo così impazzisco”. Mi fermo , gli stringo la mano e gli dico: “ magari ci fosse una legge che per un periodo desse a me la tua pensione e a te il mio lavoro, scambio equo e solidale”, dico. “L'ho sempre detto che dovevi fare il politico”, mi dice mister g e mi sorride. Passa una ragazza sui trenta che fa jogging e la scannerizza con lo sguardo. Eccolo mi sembra quasi già al lavoro, in cassa, a scannerizzare codici a barre. “ Dì un po', mister g., che ci fai al parco tutti i giorni?”. “ Voglio sentirmi vivo. Sentirmi utile. Un uomo alla mia età, in pensione è solo uno che aspetta la morte. Voglio riposarmi, ma vivendo. Per questo sto qui al parco a parlo con tutti, bambine comprese”. “ L'avevo capito, ma vaglielo a dire”, gli faccio. “ Già...vaglielo a dire”, fa mister g. Riprendo la corsa a ritmo lento, non ho fretta di andare in pensione, né di farmi denunciare per qualcosa, pur di attirare l'attenzione e certificare la mia esistenza in vita.

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