lunedì 9 luglio 2012

Salento fuoco e fumo

Ho trascorso alcuni giorni di vacanza ad Ostuni e nella mia amata Puglia. Un giorno sono stato a Lecce ed ho visto in libreria un curioso libretto edito da Laterza, edizioni contromano( costo 12 euro), dal titolo “Salento fuoco e fumo”, uno scritto di Nando Popu, nome d'arte del leader del mitico gruppo di ragamuffin salentino Sud Sound System e che in realtà si chiama Fernando Blasi. L'ho letto in un paio d'ore perchè è di poco più di cento pagine. Racchiude un racconto scritto in un linguaggio esplicito caro ad una certa letteratura contemporanea, un po' da scrittore cannibale, ma molto efficace nel narrare le vicende umane dell'autore che parla delle origini del fenomeno musicale del ragamuffin ma soprattutto di storie del Salento intrecciando incantevoli descrizioni degli ulivi e di paesaggi salentini percorsi in lungo e in largo su strade sterrate in mountain bike inseguendo il sogno di creare una squadra sportiva e di portare alle competizioni quanti più giovani salentini per strapparli alle grinfie della Sacra Corona Unita e dei bar , con vicende umane di personaggi che gli hanno fornito una sorta di imprinting culturale, in particolare un suo zio giornalista precario e un suo amico esperto di pesca , costituendo le loro narrazioni la base per un'educazione culturale che ambisce al rispetto dell'uomo e della natura, molto spesso, in quei lidi salentini, violentata da loschi traffici costituiti da smaltimento abusivo di eternit in un mare che popola abitualmente le sghembe e allegre nuotate estive dei nostri bambini o da un aumento esponenziale di casi di tumore a causa dell'inquinante centrale a Carbone di Cerano o di qualche sansificio che diffonde nell'aria boccate di morte inalate da ignari cittadini inconsapevoli del pericolo . Sotto la regia di ambigue figure di politici locali apprendisti stregoni dell'affarismo tout court che dietro l'idea di fare soldi facili in spregio a qualsiasi regola morale o di rispetto per il ciclo naturale degli eventi biologici , celano il pensiero idiota di potersi ricomprare la natura che hanno sacrificato sull'altare dei propri sporchi traffici in un'altrove che resta sempre più risicato in un pianeta che vede assottigliarsi sempre più quei polmoni naturali che danno refrigerio ad un globo terracqueo oramai boccheggiante, la bella terra salentina, Caraibi d'Italia, che attraverso i propri genius loci alimentari costituiti da pezzetti, primitivo e qualche buona pianta di benefica maria fatta in casa e stagionata al sole delle terre leccesi , conservando quei profumi della macchia mediterranea unici al mondo che sono estasi olfattiva e polmonare , potrebbe vivere all'infinito e bene di questi propri beni qualitativi ricercati dai turisti di tutto il mondo, cade invece preda di queste logiche speculative che hanno nella cementificazione selvaggia delle coste la pietra angolare di sempre di una cultura che sembra non sapersi inventare nient'altro che spandere calcestruzzo sul proprio futuro suicidandosi. Queste ed altre tematiche sono espresse in questo bel racconto che meriterebbe a mio avviso di essere presentato ad Ostuni magari all'interno della rassegna un' Emozione Chiamata Libro, per gli argomenti trattati e anche perchè ci sembra giusto dare spazio a talenti autoctoni che non sfigurano per nulla di fronte a patinati scrittori di grido nazionale che non hanno mai messo né la propria penna ne' se stessi davanti ad una ruspa che espianta una duna.

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