sabato 30 luglio 2011

Vita milanese, casalinga e non


Ultimamente radiodeejay m'ha stufato. Sciocchezzario hertziano platinettiano gossippista con una tale La Pina, una tizia talmente tatuata ( a tutto c'è un limite, ma andiamo)che il suo buco di culo un giorno si e uno pure lascia i tarzanelli a guardia casomai vedessero una pistola tatuatrice a setteaghi nei propri paraggi e gli altri cominciando da Vic e compagnia bella in fila come birilli da atterrare nel boowling del mio cesso...beh, che volete, il successo comporta anche qualche velata critica, ascolto, vieppiù, Radiopop, che dalla mia radiolina scippata ad uno scippatore senegalese anni fa, si ascolta bene. Bene la critica letteraria, anche se di prima mattina mi manda lo yougurt di traverso, bene una certa trasmissione pomeridiana, tipo Passatel, annunci e cazzeggi, senza prendersi troppo sul serio, ma nemmeno per il culo, cosa che fa da anni radiodeejay lasciando uno spazio abnorme a quel tizio con la parrucca che risponde al nome di Platinette e che è un agit prop del berlusconismo di Fede Lelemoriana, nel primo pomeriggio ascolto la telefonata di un tale di Pavia che cerca un massaggio californiano e di un altro che dà passaggi fino a Bruxelles, felice di andarsene dall'Italia, un pò snob radicalchic, francamente, perchè con tutto il male che si può volere ai propri connazionali, non è che altrove, l'esercito degli uomini medi strabuzzi ingegno e civiltà da tutti i pori: vedi Norvegia...quest'ultimo soggetto in questione trova persino il coraggio di dire che Bruxelles è bella e piace agli italiani , perchè anche se ci piove sempre, la dieta a base di grassi combatte la depressione. Sic! E io impegnato nel mio qi gong cinese quasi sbotto a ridere immaginando le facce da risata trattenuta a stento dei conduttori, mentre ascoltano queste telefonate, di un mondo che non c'è. Viene quasi voglia di rimpiangere le casalinghe di Voghera, che fanno bucati inquinanti ad ogni piè sospinto, che parlano male dei detersivi senza additivi , perchè la roba non viene bianca micanò...

Martedì scorso sono stato al festival latinoamericano di Assago. Prima volta quest'anno. Con colleghi e colleghe di lavoro. A parte il parcheggio che costa sei euro ( un furto legalizzato), a parte le zanzare che sono le uniche in tutto il globo terraqueo che pungono persino dopo le 22 di sera e a parte la fila da funerali di leader arabo che si sono fatte le mie colleghe per acquistare un biglietto di entrata ad un euro ( entrando prima delle 22 il martedì le donne pagano un euro), beh, che dire, il concerto mi è piaciuto. Certo per sedermi ho dovuto prendere da bere, una caipirinha 8 euro , e l'ingresso costava 12 euro, senza consumazione, ma quando il gruppo che suonava col mitico Compay Segundo, cubano chitarrista e cantore del Buena Vista Social Club, morto felice ultranovantenne col sigaro in bocca e una muchacha che si fumava il suo, immagino, ha intonato le note "de tuya querida presencia Comandante", l'uditorio si è sciolto in un applauso fragoroso e a qualche nostalgico è pure cascata una lacrima, addirittura una mia collega che era seduta al mio fianco ha detto:" che bella questa canzone, MI RICORDA I RIGHEIRA". Sob! Il concerto è andato avanti, con i musicisti cubani , quasi tutti ultraottantenni vestiti in giacca e cravatta con quel caldo esagerato e i loro volti meticci e neri, in primo piano, insieme ai volti dei suonatori di fiati, giovani, occhialuti magri e intellettuali dai look gayfriendly, due generazioni al confronto, insomma, che hanno tirato fuori dal cilindro musicale, melodie antiche e nuove, di salsa e bachatas, mescolate sapientemente, con finale commerciale a mò di Gauantamera concesso alle masse di ballerini improvvisati reduci dalle sale da ballo dell'hinterland milanese, che si scapicollavano lì davanti al palco, con la stessa leggiadria di elefanti ad un congresso di aironi cenerini. Qualche cubana si muoveva in coppia in una salsa così perfetta, da far sembrare le salse degli altri, salse di pomodoro.
Dopo il concerto ci concediamo un panino e facciamo il giro dei vari bar per ballare un pò tutti i generi. Sono l'unico che ha accennato qualche passo di samba. Poi , sentendomi come Bush sul palco della convocazione per il nobel per la pace, mi sono ricongiunto ai miei colleghi, che più che la salsa, non s'azzardano a ballare. Io quella non la so ballare pe' niente, sono di vocazione decisamente più brasileira.
Verso mezzanotte sciamiamo via e nessuna di quelle ragazze scoppiettanti perde una scarpetta, per cui io non resto indietro e dopo un pò faccio per uscire anch'io. Faccio in tempo aa vedere le decine di ragazze latinamericane che affollano il sambodromo ballando il reggeaton che si muovono come vibromassaggiatori, un pò come la mano nella fase finale di una sega, solo che loro lo fanno tutto il tempo. Le italiane ci provano, ma, per tornare al paragone, sembrano mezze seghe.

Buona giornata e buona fortuna

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