mercoledì 29 settembre 2010

Monologo




Allievi dell'Ostuni, 1982....provate a riconoscermi;-)







Memorie di un automobilista




Un giorno qualunque di una settimana d'autunno. L'autunno portava sempre tristezza. Prese la macchina e se ne andò in giro, per le strade provinciali, verso Vigevano e poi Mortara, che era un po' come andare incontro alla morte solo in un modo diverso a quello tradizionale. Verso Mortara. Ma , dì un po' , cos'è che c'è a Mortara. Niente. E a Roma cos'è che c'è. Totti e Califano. E a Milano cos'è che c'è. Niente. Milano non c'è più. Solo grattacieli e appartamenti affittati a puttane d'alto bordo per clienti d'alto bordo che si scagliano continuamente contro scrittori che sputtanano la città. Ma non ce n'era bisogno. La città era morta da almeno venticinque anni e l'unica cosa che la rendeva umana, troppo umana, era il prezzemolo piantato nelle vasche da bagno dei terroni delle prime generazioni. Tutto il resto era fiction, culattoni, aids, sarti che si facevano chiamare stilisti, modelle anoressiche, veline modello mazze di scopa, terroni che avevano dimenticato da dove venivano, studi di canale cinque e ok il prezzo è giusto. Sembrava il commento di un cliente che avesse appena chiesto ad una puttana ferma sul marciapiede quanto volesse.
Aveva una miriade di pensieri in testa. La vita era bella e la vita era brutta, buona a volte cattiva spesso. Si guardava intorno, la campagna era desolata, mentre passava con l'auto su queste strade provinciali, strette lingue d'asfalto consunto dal sole d'estate e dall'umido e dalla nebbia in inverno, qua e là terra brulla, canali irrigui e campi di granturco ormai secchi di fine stagione. Ogni tanto una puttana prendeva l'ultimo sole del pomeriggio di questo giorno d'autunno, seduta comodamente su una sdraio. C'era anche una puttana di colore che prendeva il sole. Lasciò perdere possibili battute berlusconiane. C'era giusto lui che era rimasto a farle. Lui e qualche quindicina di milioni di italiani. Cui non importava niente di niente. A parte mangiare a sbafo, fottere il prossimo e segarsi su Ibra la domenica allo stadio. Paese del primo mondo, ci facevamo chiamare. See, dopo la catastrofe nucleare, in un nuovo ipotetico inizio. Ma non si potevano trapanare i crani di quei quindici milioni e infondergli la scienza. Anche perchè c'era da aver paura , una volta traforati i crani, circa il contenuto. Ancora una puttana sul ciglio della strada. Se ne stava tranquilla, con una gamba piegata tipo un fenicottero e sullo sfondo degli aironi che le assomigliavano. Nella stessa posizione. Insieme facevano parte del paesaggio rurale. Non c'era granchè di traffico e in lontananza ogni tanto dei campanili indicavano dei centri urbani. Campanili di chiese. Forse li facevano apposta. Per indicare che li c'era un agglomerato urbano, un punto di ritrovo della civiltà umana. O forse un ritrovo di vampiri in attesa di succhiare il sangue di malcapitati passanti. Forse troppi film americani. O troppa realtà. Un centro commerciale Bennett con un parcheggio affollato, ed era un mercoledì pomeriggio. Ma cosa ci farà tanta gente di mercoledì pomeriggio al centro commerciale. Semplice. E' in fuga. Dalla moglie, dalla fidanzata, dal lavoro, dalla merda di cane da pulire, dalla responsabilità del pensare. Toh, andiamo a vedere cos'hanno inventato di nuovo , di tecnologico, se c'è qualcosa che ancora non abbiamo a casa. Case immense piene di cose inutili, case di collezionisti di suppellettili suscettibili di aggiornamenti periodici. Le case erano come computer, sugli schermi apparivano i caricamenti degli aggiornamanti. E gli schermi erano i centri commerciali.
Qualche tir ad andatura lenta e il Ticino che serpeggia fra i ponti, con i suoi arenili pieni di ciottoli bianchi come i visi dei camionisti che vedono solo lune e buio e lampeggiatori della polizia e puttane. Eppure c'è il sole. Ma non riesce a scaldare i cuori della gente. Non riesce a scaldare il mio, pensò. Mise su un cd di musica brasiliana. Bossa nova. Che musica paradisiaca. Un'iniezione di morfina. Che suono melodioso. Riuscì a vedere garotas di ipanema lungo i canali irrigui lungo le risaie. Ma erano delle puttane. La disoccupazione aumenta la prostituzione, pensò. E la prostituzione aumenta la disoccupazione, visto quanto si guadagnava. In Italia si sarebbero sempre fatti soldi a palate. Perchè il nostro è il paese del si fa ma non si dice. E per non dire devi pagare. Era proprio così.
Ma l'amore, allora, l'amore? L'amore esisteva, ma durava poco. Lo spazio intercorrente fra due mutui d'appartamento. No. Non poteva vivere così. Questo era Kafka. Questo era nichilismo. Questo era Nietzsche. Beh, gli dava l'idea che questo Nietzsche la vita se la fosse goduta. Si era persino preso la sifilide. Ma visse felice lo stesso. Pensò che la sifilide non era poi tanto male, di fronte alla prospettiva di rientrare a casa e vedersi l'Inter in Champions League. Del resto esisteva anche una sifilide dell'anima. E quella era incurabile.
Ad un tratto prese per l'autostrada. Prese un biglietto al casello ed entrò per lo spettacolo, il drive in dell'autostrada per Genova- Gravellona Toce. Ma avrebbe potuto essere Inculandia e su radio Deejay c'era qualcuno che diceva che solo chi aveva veramente sofferto era in grado di perdonare. Mio Dio, dare la filosofia in pasto ai deejay ,era come dare dell'Uranio Impoverito a Satana. L'Uranio Impoverito sarebbe morto. Anche quello arricchito, per la verità. Ma magari Satana poteva avere qualche problema con la borghesia ed era il caso di andare sul sicuro. La borghesia vince sempre, è storico. Mio Dio, non riusciva a smettere di pensare, il suo era un monologo interiore, era una riedizione delle Memorie dal sottosuolo di Dostoevskij. Lui si che se ne intendeva di dolore. Aveva stuprato una minorenne. Ed era Dostoevskij. Non sapeva se il mondo si rendeva conto della gravità della cosa. E visse col senso di colpa tutta la vita. Era come se fosse stato costretto a camminare con una palla di piombo al piede. For ever.
Prese sulla destra e uscì per Alessandria , fece un mucchio di chilometri, sull'asfalto deserto, intorno niente, sullo sfondo le alpi e il sole in faccia come una lampada della gestapo che lo interrogava. Troppo sole tutto insieme, nell'autunno grigio topo lombardopiemontese, lo stava stordendo. Cinque minuti dopo trovò un altro casello. Pagò e imboccò di nuovo l'autostrada.
Camminò per mezz'ora e beccò un altro casello. Gli sembrò quello di prima. Erano tutti uguali, i caselli, come i giapponesi all'aereoporto di Tokio. Non c'era niente da fare, il berlusconismo ce l'avevamo tutti sottopelle. Come un secondo vestito. Persino a lui, che era un democratico, gli venivano questi paragoni. Ma poi cosa significava democratico, se comandavano sempre gli stessi o i parenti di quelli che c'erano prima della democrazia? Dicevano che il comunismo era utopia e la democrazia che cosa era. Una cosa che non si era mai realizzata. Lui lo disse una volta in un assemblea al liceo. E il professore di filosofia, un comunista, lo tacciò di estremismo. In Italia bastava dire la verità, per passare per estremisti. Ma poi cos'era mai questo estremismo. Era pane al pane e vino al vino, una cosa che c'era scritta persino nella bibbia. Ma cosa c'era scritto nella bibbia lo decidevano i preti. Come quella volta che chiese al prete del catechismo dove c'era scritto nei vangeli che i culattoni erano peccatori. Tra le righe, fu la risposta. Eh, no , caromio, disse, carta canta, lo dite sempre anche voi. Solo quando c'è in ballo l'otto per mille. Fa niente. Lui credeva in Dio, in fondo, solo non aveva fede in lui. Una cosa più grave che l'ateismo. Come la faceva la sbagliava. Mancava solo che fosse gay e...ma si, in fondo avrebbe fatto carriera. Bastava non dichiararlo. Di sicuro avrebbe fatto più sesso. E non avrebbe guardato quelle puttane incontrate prima con un certo interesse tutt'altro che antropologico.
Così pensando e andando on the road si fermò ad un casello pagò e fece un'altra ora di strada. Ma dove stava andando. Non lo sapeva così almeno non poteva perdersi. Ok, questo lo disse Kerouac. Ma con tutti gli stronzi che hanno scritto tutto era già stato detto da qualcuno. Lui però era molto bravo a ribadirlo. Era come la storia, come la dittatura. Non contava se c'era già stata. Riproporla era sempre vincente. Bisognava solo essere bravi a farlo. Non era nemmeno troppo difficile. I caselli, per esempio. Se volevi andare in macchina da qualche parte, dovevi fare i conti con i caselli. Semplice e lineare. Come la 44 magnum dell'ispettore Callaghan. Giunse ad un casello. Si accorse che era lo stesso di prima e lo stava passando per la terza volta. Gli svincoli autostradali erano come la matematica. Non li capiva. Gli ingegneri che li avevano progettati meritavano la ghigliottina. Stava andando bene, se continuava a pensarla così avrebbe avuto la carriera spianata in politica. Sarebbe persino potuto diventare ministro. Poi si sarebbe sposato una velina ,avrebbe fatto un figlio, e, infine, inatteso, sarebbe venuto l'amore. L'amore veniva sempre alla fine. Sembrava la metafora dell'eiaculazione. Non c'era niente da fare. Sua madre aveva ragione. Non avrebbe mai potuto scrivere un racconto d'amore. Era più forte di lui. Come la dittature. E come i caselli. Pagò il biglietto e disse prendendo il resto: “signore, ci devono essere delle indicazioni stradali sbagliate, è la quarta volta che pago il pedaggio allo stesso casello. Fate qualcosa”. Si allontanò sgasando, mentre alle sue spalle si sentiva il clangore dei centesimi di resto che cadevano in una vaschetta metallica. Era un casello automatizzato.


Buona giornata e buona fortuna

4 commenti:

  1. Potresti essere il primo da sinistra in piedi.. o il secondo da sinistra accosciato, comunque sempre da sinistra.. ahahahah

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  2. Bel racconto, capita raramente di non riuscire a fermarsi nella lettura e di desiderare che non finisca mai.. ciao buona giornata e buona fortuna anche a te!

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  3. sono il quarto da sinistra in piedi...escluso il primo, chiaro...;-)
    Nico

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  4. ha ha ha il più imbronciato di tutti quanti

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