mercoledì 24 marzo 2010

Se non altro per sviare i sospetti



Giorno libero esco in autobus, primi caldi primaverili, seduto sull'autobus panciuto arancione leviatano metallico che si muove nel traffico dei navigli, mentre una brasiliana dai capelli rossi, occhiali d&g , baffetti accennati intonsi di ceretta come le nostre donne sud italia anni '50, anelli d'oro sparsi alle dita tozze come minuscoli sigari di Paperone, mi guarda da cima a piedi, dato che sono seduto di fronte. Alla fermata Romolo, scendo e prendo la metro , linea verde, gente depressa facce spente, facce tristi facce pasoliniane, facce di un Italia povera sempre più multietnica, irreversibilmente multietnica, non si possono chiudere le frontiere se tutto il mondo è globalizzato e basato sul libero scambio di merce e varia umanità, diventeremmo come il Venezuela, ci siamo già quasi, il nostro petrolio risorsa nazionale è il Grande Fratello, conviene attrezzarsi invece, all'accoglienza e all'intrusione, a meno che non vogliamo diventare dipendenti dei cinesi o degli indonesiani o dei filippini, nulla quaestio para mi, basta che capiamo dove vogliamo andare, non si può votare per la Lega e affittare appartamenti a ciurme di extracomunitari clandestini, è una questione di logica, di semplice intelligenza, più che di cultura, ma lo sapete che per me possono venire in Italia ad libitum, siamo noi che ce ne dobbiamo andare dal nostro paese, per la vergogna, in tutto il mondo i dittatori democratici o meno vengono sconfitti, in Francia Sarkozy seppellito, in Usa Obama la spunta sulla riforma sanitaria che obbliga gli ospedali a curare gratis i poveri,in Italia c'abbiamo al comando un uomo dalla faccia di formaldeide e dal cuore di naftalina e celluloide in bianco e nero...lascerà macerie, come fate a non capirlo, arroccati come siete ai vostri capitali in Svizzera, alle Maserati biturbo, agli i-phone last generation, quando non vi rimarrà vicino nemmeno una squaw che sappia usare Last Piatti...Sul treno della metro sono seduto di fronte ad un arabo, magro, zigomi scheletriti alla Edoardo, fez bianco in testa, montgomery anni '70 rimediato alla Caritas, mangia lentamente il suo tozzo di pane che tira fuori da una sporta plastica verde gualcita, sembra un mistico, un derviscio non rotante, chi ruota siamo noi coglioni che lo circondiamo, che circondiamo la sua imperturbabilità, ho l'impressione che ci guardi e rida delle nostre finte certezze materiali i-phone i-pod i-che spaccimme e compagnia bella. Scendo in Duomo e passeggio sotto i portici, turisti east europa, giapponesi e scolaresche invadono i Mac Donald, di cui uno è di fronte al mitico ristorante Savini, semivuoto, dove i trenta camerieri si sono ridotti a tre , e gli altri ventisette lavorano nel rerobottega del Mac preparando panini su una catena di montaggio , come automobili, perfetti, belli da vedersi, ma uguali fra loro e senza sapore...mi incammino lungo corso Vittorio Emanuele , verso San Babila, dove una volta La Russa prese a calci la sedia di un banchetto del Fronte Della Gioventù, dove era seduto un ragazzo, reo di riposarsi per un poco,nel dare volantini di carta che vengono da alberi dell'Amazzonia, pensate lo scambio, dalla fotosintesi alle foto elettorali,via via, lungo corso Venezia, verso via della spiga un uomo che assomiglia a un reduce dai campi di sterminio, capelli alla militare , vestito sdrucito, cartello al collo con la scritta" non sono comunista" ,chiede l'elemosina...seguo una donna dalla faccia rifatta da poco, elegante, scarpe di camoscio, gonna corta, una copia de"L'impresa" in mano e andatura da maratoneta. Si guarda in ogni vetrina compiacendosi del suo aspetto, molto trans, a dire il vero, ma tent'è, è di moda , direi. Insieme attraversiamo semafori dopo semafori, incontrando uomini di mezz'età che non sanno come fare per girarsi discretamente e vedere ciò che io osservo da minuti , ormai, senonchè in piazza Lima mi viene da andare in bagno e io, scendo nella fermata della metro, con buona pace della "segretaria d'azienda" che era andata a comprare la rivista al suo capo, per sollazzarlo, dopo, e guarire la sua anima ferita dai licenziamenti degli altri; trovo il bagno e si pagano venti centesimi, io c'ho un euro e un vecchio con gli occhiali che legge un ammuffito e ingiallito giornale con la lente di ingrandimento, come avevo visto fare una volta da un orologiaio di Fortaleza, prende l'euro e mi dà il resto, chiedendomi la misura della mia incombenza. Una volta che mi sono liberato, torno indietro e saluto il vecchio, mentre canta accompagnando la cantante latina che sta guardando in un piccolo televisore su un canale latino, latino moderno, non di Nerone, detto l'illuminato, da Massimo Fini...Prendo la metro in Lima e rientro verso casa; i treni sono stracolmi e io in piedi sbircio su un libro che ho agguantato alla Mondadori in offerta, che si intitola M e parla del Caravaggio: leggo la descrizione della vita ai suoi tempi, nel cinquecento:"paura e sospetto pervadevano la cultura,il terrore era in agguato per quello che si leggeva, per i propri comportamenti sessuali, per come ci si vestiva, per quello che si pensava in materia di religione, per quello che si sapeva di scienza, per le proprie posizioni politiche. La vita privata era confinata nella clandestinità. M visse in un'epoca di potere burocratico, di controllo poliziesco, del pensiero e di pauroso conformismo, in cui i leccapiedi e i benpensanti fiorivano e le menti originali venivano crudelmente punite o condannate al silenzio"...sollevo il capo , mi stanno guardando tutti, rimetto il libro in tasca e scendo in Cadorna. Aspetto un altro treno per Romolo e se ce ne fosse uno per "Remolo", aspetterei anche quello, ormai, se non altro per sviare i sospetti.


Buona giornata e buona fortuna

Nessun commento:

Posta un commento