sabato 11 gennaio 2014

Verso le cose Perse

Incontro Pasquale Scalone all'H24, bar accorsato sulla piccola circonvallazione che cinge la parte nuova di Ostuni. Lo avevo chiamato al telefono il giorno prima, desideravo conoscerlo perché aveva scritto una buona recensione del mio libro "Nell'acquario 2" su "Lo Scudo", storico organo di stampa del mondo cattolico che annovera alla direzione Ferdinando Sallustio con cui siamo amici dai tempi dell'infanzia trascorsa insieme al liceo classico Calamo di Ostuni. Il bar è affollato per gli aperitivi, siamo durante le vacanze natalizie e gli auguri si sprecano, specie fra gli studenti fuori sede che presumo studino un po' da per tutto, in Italia ma forse anche, di questi tempi infausti per un giovane, all'estero. Il giorno prima avevo comprato il suo libro sempre all'Edicola libreria di Sallustio e famiglia e lo stavo leggendo, avevo messo in cascina una sessantina di pagine. E con mia viva sorpresa avevo scoperto che si trattava di un romanzo di fantascienza, ambientato in un futuro indefinito, senza tempo, una fiaba, se vogliamo, ambientalista e postluddista, almeno a giudicare, leggendo fra le righe, il chiaro dissenso nei confronti di una modernità che aveva costretto i protagonisti del suo romanzo a riproiettarsi in un'era postatomica, da fine del mondo, narrando la storia di una carovana che è diretta al mare, in fuga da un morbo sconosciuto che uccide gli uomini piagandoli orribilmente. L'acqua marina sembrava l'unico rimedio che potesse dare conforto agli ammalati di questo pestilenza che non si capiva da dove venisse ne' se si trasmettesse al contatto fra esseri umani . Le parole scorrevano molto bene, in un italiano fluente, contemporaneo, a tratti esplicito, specie nei dialoghi che sembravano appartenere ad una certa filmica americana. E avevo tratto subito un'aspetto positivo: le pagine erano scritte in modo accattivante, in modo da invogliare il lettore ad andare avanti per vedere il successivo svolgersi delle vicende dei protagonisti, fra i quali c'è Adyla, una virago che in quel momento drammatico assume il comando della carovana, e Jason, che incontra un ragazzino di nome Michael e mosso a pena per lui sceglie di accompagnarlo verso il mare. Jason e Michael ad un certo punto del racconto incontrano la carovana di Adyla, che trasporta con sé un gruppo di persone, alcune delle quali affette dal morbo, in particolare Annette, verso la quale la stessa Adyla sembra nutrire sentimenti di sorellanza. Insomma gli ingredienti per un bel libro mi sembrava ci fossero, tanto più che il confronto fra Adyla , donna sicura di sé dai modi spicci ed efficaci e dall'elevato senso pratico e Jason, impacciato giovane proiettato all'improvviso da una vita agiata e ipermoderna sulla scena di una preistoria di ritorno, come protagonisti davano vita ad un bel confronto caratteriale. Mi siedo al bar e attendo. Poco dopo vedo Pasquale Scalone entrare. Ci salutiamo alla paesana , con baci e abbracci. E' più grande di me e come ufficiale della guardia di Finanza ha girato a lungo l'Italia, come mi racconta entrando subito in una sintonia speciale come si conviene fra persone che si presume abbiamo maturato una certa sensibilità letteraria. Mi racconta con la sua semplicità solare e disarmante di come questo suo girovagare non gli abbia permesso di stare abbastanza in un posto per assorbirlo a sufficienza e penetrarlo sin nei meandri fino del carattere della gente. Solo di recente , tornato in Puglia e quindi dimorando ad Ostuni, aveva riacquistato il gusto di partecipare ad eventi culturali come le presentazioni di libri, libri, neanche a dirlo, di cui, in generale, è un grande fan. Una specie che va rarefacendosi, a quanto pare. Resta lì a chiacchierare e a bere il suo caffè macchiato e mi racconta di come nel suo girovagare gli sia capitato di conoscere personaggi che hanno fatto la storia d'Italia, come per esempio Giovanni Falcone, di cui ricorda l'immensa cultura terminologica giuridica alternata a improvvisi motti di spirito in puro dialetto siciliano, quasi a stemperare le tensioni inevitabili nei rapporti con le scorte e con chi lavorava per lui raccogliendo preziose informazioni. Chiacchieriamo per un bel po' e quello che mi colpisce dal suo racconto è che dopo molti anni di girovagare per l'Italia , il ritorno ad Ostuni lo ha amareggiato perché in confronto ai tempi de Liceo sembra essersi persa ogni forma di rispetto soprattutto per le persone, tutti persi in un egoismo edonista che porta a considerare gli individui non in base al proprio valore umano, culturale o sociale, ma solo col metro del denaro. Una deriva antropologica in linea, se vogliamo, con quella dell'italiano medio in generale. E' uno scrittore. Ragiona come uno scrittore. Formula teorie, esplicita pensieri, punti di vista, sa osservare quello che lo circonda e non mi importa se magari non abbiamo un idem sentire su tutto, se non abbiamo la stessa visione del mondo. Anzi, questo crea un confronto che per me deve essere la vera ricchezza di un incontro, di qualsiasi incontro. Poco dopo arriva la bella moglie siciliana con alcuni altri parenti, compreso il figlio, di cui dice, con un candore autentico, "e' lui il colpevole di avermi messo su facebook!". Nei giorni successivi mi immergo nella lettura del suo libro che diviene via via più appassionante, mischiando le descrizioni dei caratteri dei vari protagonisti della vicenda ,fra cui due militari, il generale Lower e il suo secondo, soprattutto lui, un colonnello che non è riuscito a fare carriera per le solite vicende politiche di ogni tempo e luogo, ma che ha la tempra del vero militare e soprattutto possiede la saggezza nel riconoscere il valore delle persone a prescindere o meno abbiamo mai indossato una divisa(più che un valente militare un brav'uomo), a vicende di tipo medico scientifico che mostrano una inusuale preparazione tecnica su argomenti di questa natura, ingredienti , questi, che rendono assieme il racconto ancor più interessante. Il finale , a sorpresa, non voglio svelarlo, per consentire a chi volesse acquistare il libro di goderne a pieno la lettura. Io l'ho letto in un paio di giorni e consiglio, da lettore, di acquistarlo. Chi lo dovesse leggere si farà una certa idea di come una visione del mondo, un modo di guardare le cose e una filosofia di vita, si possano raccontare non necessariamente sotto forma di autobiografia classica, ma anche dietro il paravento di una fiaba metaforica di un futuro al di là da venire che non promette niente di buono . Ma proprio per questo ci costringe a rivalutare "le cose perse".

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