giovedì 25 agosto 2011

Come un racconto (prima parte)




Come un racconto


Presi la metropolitana. A Romolo, linea verde. Ci ero arrivato con un autobus. Io ero il solo italiano. Metà agosto, più o meno. In autobus c'erano: una russa mora dal personale imponente, a metà strada tra la contadina e la pornostar. Una latinamericana, equadoregna o peruviana, per carità, carina, ben messa, capelli lughi e movimenti sensuali e ofidici che mi ha guardato tutto il tempo mostrandomi il decoltè che lasciava intravedere delle tette ancora ben sode. Due arabe vestite con abiti tradizionali e fazzoletti in testa a volto scoperto che potevano avere qualche ordigno nelle borse di pelle nere che avevano poggiato in terra ai propri piedi. Una nera cubana che fino a poco prima aveva chiacchierato con un vecchio potentino in pensione capelli bianchi, bermuda a girocollo con cintura stretta sull'ombellico, tipo Tiziano Ferro agli esordi, scarpe di cuoio e calzini color caffelatte. Poi il potentino è sceso ad una fermata e la cubana ha visto allontanarsi un reddito sicuro senza che lui l'abbia degnata nemmeno di un saluto.
In metropolitana la situazione non è cambiata. Nemmeno un italiano. Ma poi a me cosa importava? Nemmeno io, per quanto ne sappia, sono italiano: io lavoro sodo, pago le tasse , sono onesto, leggo libri e scrivo. Niente di più lontano dall'italiano medio: cerca di sfangarsela dal lavoro, non paga le tasse, gode nel fottere il prossimo, legge il bollettino delle scommesse Snai, tutt'al più, e l'ultima cosa che ha scritto è la propria firma su una fattura che s'è fatta fare prima di acquistare per recuperare l'iva. Ah, dimenticavo, all'italiano non frega niente di politica. E la classe politica si adegua generosamente ricambiando gioiosamente. Ai politici non frega niente della gente. Per questo l'Italia è al riparo da qualsiasi rivoluzione. La classe politica rispecchia equanimemente il carattere dei cittadini che votano. Ah, dimenticavo un'altra cosa: io non voto. Non più. E se potessi, se ne avessi la forza, realizzerei l'unica forma di rivoluzione antisistemica possibile: me ne andrei in montagna, berrei l'acqua dei ruscelli e mi ciberei di bacche. Salvo incontrare Messner che mi direbbe:” oh, amico, pagami i diritti sulla Levissima, tu stai bevendo la mia acqua”. E al momento di assaporare una mora, l'uomo Del Monte mi stopperebbe e direbbe :”amico, devi pagare, le more sono mie”. E mentre il treno della metro andava dove dovevo andare, vale a dire verso la periferia milanese in zona Sesto San Giovanni, Cologno monzese e compagnia bella, mi ritrovo a pensare: per la miseria, siamo prigionieri: qualsiasi cosa compri al supermercato è di una multinazionale. Mentre il treno andava e saliva e scendeva ogni tipo di essere umano di nazionalità straniera, provavo a ripassare nella mia mente se ci fosse qualche prodotto che non fosse di una multinazionale. Più facile trovare l'acqua nel Sinai. No, stavo pensando, come aveva detto Tommy, il mio grande amico pittore tatuatore vegetariano, se te ne vai in montagna, prima o poi mandano qualcuno a prenderti, perchè non stai producendo. E come mai non stai producendo, questo si che è pericoloso. Come mai non stai lavorando? Questo si che è antisistema. Devi lavorare, sennò come fa Marchionne a girare il mondo in elicottero, sedersi davanti alle telecamere e pontificare con quella voce oziosa da checca repressa? E il popolo beota e osannante lì a segarsi davanti ai teleschermi, perchè finalmente c'è qualcuno che li mette in riga , 'sti operai che non lavorano. No, pensai, vedete, la lotta di classe non la puoi abolire. Fa parte del conflitto e il conflitto permette di tenere le parti sociali impegnate nel massacrarsi a vicenda permettendo agli sfruttatori di continuare a coltivare i propri sogni in yachting club. Ma poi, 'sti operai, si, lavoravano , erano sfruttati, ma come impiegavano i propri risparmi? Comprandosi macchine da quaranta mila euro, che una vita , per pagarle non basta . Beh, dico io, basta con l'alibi dell'abbaglio, siamo grandi e vaccinati e le librerie sono piene di buoni e cattivi maestri, se uno vuole, ogni tanto, fa fare un po' di ginnastica al cervello e , magari, si chiarisce le idee. Eh no. Troppo facile sarebbe. Si comprano la Gazzetta dello Sport dove si beano leggendo di campagne acquisti fantasmagoriche, perdendo la testa dietro un mondo truccato come le corse dei cavalli e dopato come i ciclisti di sempre. E' tutto sbagliato, dalle radici, dalle fondamenta. E se vuoi stare a questo e non quell'altro mondo, devi adeguarti. E soffri. L'aveva detto Buddha, che la vita è sofferenza. E un mucchio e una sporta d'altri che il vero inferno era la terra. Poco male, andremo tutti in paradiso. Persino quelli che su questa terra si sono fatti i cazzi propri a spese degli altri. Vedete perchè la vendetta degli sconfitti è necessaria? Perchè persino l'al di là potrebbe essere democristiano e perdonare i potenti. No, Tommy mi aveva fatto riflettere: meglio credere al karma. Il karma è il tuo destino come prodotto delle tue esistenze passate. Peggio hai vissuto peggio rivivrai. Ecco perchè il buddismo è avversato più di ogni altra religione: paventa l'ipotesi che se sei stato uno stronzo in questa vita, nella prossima vita pagherai per quello che hai fatto. Ma poi, in definitiva, chi ero io per giudicare? Non credo nella masse. Le masse sono capaci di condannare a morte un innocente, hanno mandato a morte Cristo, applaudono alle esecuzioni davanti ai patiboli, odiano tutti e tutto perchè incapaci di amarsi individualmente. Ad esempio, io lavoro in un Centro Commerciale e devo lavorare di Domenica. E' mai venuto in mente a nessun operaio di chiedersi se fosse giusto che ci siano categorie di lavoratori costrette a lavorare di domenica? No, mai. L'operaio viene al Centro Commerciale e vuole essere servito e riverito in questa sua domenica dedita al cazzeggio. Pensate a chi ha una famiglia. La moglie e i figli a casa e lui, di domenica, al lavoro. E' mai venuto in mente a qualche operaio questa immagine? No, mai. Per cui quando Marchionne minaccia di andarsene all'estero il sentimento più elementare che mi scaturisce dall'animo è: che ci fai ancora qui?
Che ci volete fare il modello azienda è quanto di più antipedagocico esista. Tira fuori il peggio di te: ti fa sentire una nullità nella vita se i tuoi capi non ti giudicano adeguato nel tuo lavoro. Ecco a cosa serve avere una cultura: leggere, viaggiare. A sapere che il mondo non è quello che vivi. Quello che vivi è una piccola insignificante porzione e che puoi essere felice se sei disposto sempre a mettere tutto in discussione. Considerazioni a ruota libera. In attesa di scendere a Sesto Marelli. Dove verrà a prendermi Tommy. Oggi è giorno di tatuaggi e la faccia ieratica di uno stregone degli Yanomami sta per essere immortalata per sempre sul mio polpaccio...a significare la mia aspirazione al primitivismo. Non credo nelle religioni, non credo alla politica più , ormai, credo alla rivoluzione interiore. Se stai bene tu, automaticamente, intorno a te ci sarà armonia. E se intorno a te non ci sarà armonia, tanto peggio per gli altri.

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