venerdì 6 agosto 2010

El hombre de marmo



"Bisogna ammettere che i membri della squadra di cross erano davvero persone molto diverse. Avevano un fisico solido, capelli lunghi e incolti, raramente si rasavano. Sembravano più un gruppo di taglialegna che non degli atleti. Indossavano calzoncini sformati, calzini di lana ruvida e berretti di pelliccia sintetica, anche quando faceva un caldo asfissiante. Di rado i capi di vestiario li abbinavano.
Gli atleti da pista invece erano alti e dinoccolati: erano velocisti con gambe lunghe e magre e spalle strette. Indossavano lunghe calze bianche , canottiere che ben si armonizzavano con gli altri capi d'abbigliamento e calzoncini così corti, da far intravedere le natiche. Erano sempre in ordine anche a fine corsa,
Gli atleti del cross tiravano tardi la notte nei coffee shop e leggevano libri di Kafka e Kerouac. Di rado parlavano della corsa. Era semplicemente una cosa che facevano. Gli atleti da pista , invece, erano ossessionati. Sapevano parlare solo di velocità, raramente facevano più tardi delle 8 di sera, anche durante i fine settimana. Trascorrevano un quantità incredibile di tempo a scuotere braccia e gambe e a sciogliere i muscoli. Facevano stretching prima durante e dopo aver usato la testa. I ragazzi del cross, invece, non facevano mai stretching.
I ragazzi della corsa su pista correvano a tappe e tenevano dei diari nei quali riportavano i chilometri percorsi. Portavano strani orologi con funzione lap, che permette di cronometrare i tempi e di memorizzarli. I ragazzi del cross non prendevano appunti. Trovavano un sentiero e cominciavano a correre. A volte le corse duravano un'ora a volte tre. Dipendeva da come si sentivano quel giorno. Dopo la corsa rivolgevano la propria attenzione su qualcos'altro, in genere al surf. Io mi sentivo più attratto dalla squadra di cross, in parte perchè mi piaceva fare surf, ma soprattutto perchè mi ritrovavo nella loro cultura".

Dean Karnazes, in "Ultramarathon man", ed. Piemme.


Ecco adesso sapete cos'è per me la corsa. E' solo una cosa che faccio, nient'altro. E voglio che resti tale. Perchè la vita è fatta di tante altre cose che ti scaraventano per terra e ti riportano alla realtà che nessuno è immortale o strafigo per sempre e che la cosa più importante è provarci comunque. Anche se si sa che non si può vincere. A volte anche quella di finire qualcosa è una vittoria. Queste pagine di Karnazes, un ultramaratoneta che corre per beneficienza delle gare al limite della resistenza umana, trasmettono lo spirito giusto. Al contrario di Baldini, che nell'ultima maratona per gli europei di atletica, verso metà gara, quando ha capito che non poteva vincere si è ritirato. Jesus Angel Garcia invece, uno spagnolo di quaratun'anni, detto "el hombre de marmo",l'ho visto sbuffare nella cinquanta chilometri di marcia e rimontare avversario su avversario con una determinazione rocciosa e una gioia dentro incredibile, fino a giungere quinto. E se la gara fosse durata di più c'è da giurarci che avrebbe fatto strame degli altri concorrenti. Mentre il nostro italianuccio, Schwarzer, si ritirava dicendo alle telecamere che lui non si diverte più. Ma io dico, invece di fare la pubblicità a Kinder fette al latte e di farsi mantenere dai gruppi sportivi militari, pagati dalle nostre tasse, perchè non va a lavorare? Secondo voi a chi deve andare la mia ammirazione? La mia ammirazione sul piano umano, prima che atletico , va a quegli uomini che sfidano i propri limiti e corrono senza astio nei confronti di nessuno, senza cronometri, con l'orologio biologico del tempo che passa e loro ancora lì a inseguirlo, prima che gli sfugga del tutto. Correrò per sempre, non per vivere più a lungo, ma perchè il movimento è libertà...solo quegli attimi in cui sei al massimo dello sforzo, dopo un'ora di corsa e la tua mente vola in altri mondi e i tuoi ventuno grammi d'anima vorrebbero liberarsi dall'involucro del corpo sotto sforzo, solo in quei momenti, un uomo si sente veramente libero. Poi dopo la doccia, riprende la vita. Ma resti felice, perchè ti resta dentro quel piccolo viaggio astrale, quel momento zen, che custodisci per tutto il giorno come un piccolo tesoro inestinguibile.


Buona giornata e buona fortuna

2 commenti:

  1. la corsa mi ha sempre aiutato.. intanto ci vuole nulla uscire di casa e farsi il lungo mare e la costiera di corsa
    poi aiuta il carattere molto più che non i muscoli.. quando arrivi nella fase in cui lotti con te stesso per smettere di correre o continuare nonostante la stanchezza.. se ti abitui a correre poi, negli altri problemi della vita quando cercheranno di fermarti riuscirai a tener duro e andare avanti

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