venerdì 4 marzo 2016

Sangue nel Redefossi, di Gino Marchitelli, F.lli Frilli Editori, una recensione

Gino Marchitelli , scrittore milanese che vive a San Giuliano Milanese ma con radici anche nel brindisino, in Puglia, e' un autore molto prolifico . Ma oltre che essere prolifico vi e' nei suoi libri , gialli in particolar modo, una costante qualitativa che sta sempre sullo sfondo e che ne e' la nota piu' interessante:l'analisi approfondita del contesto sociale, urbano , antropologico , nonche' storico, della realta' contemporanea. Le vicende di questo suo romanzo giallo intitolato "Sangue nel Redefossi" che ha per protagonisti principali una coppia di personaggi che nella realta' contemporanea ci starebbero bene, vale a dire il commissario Lorenzi e Cristina, reporter di Radiopopolare, emittente radiofonica realmente esistente e unico faro indipendente nell'informazione lombarda, si dipanano in un territorio che l'autore conosce evidentemente bene e di cui analizza, come sfondo delle vicende narrative, alcune interessanti dinamiche politico-sociali. La storia e' un intreccio estremamente attuale in cui vicende di un appalto truccato assegnato a un boss della 'ndrangheta da un sindaco improvvido di un riconoscibilissimo, quanto a sarcasmo di definizione, "Partito del Progresso" e quelle di una cooperativa sociale che , con la scusa di aiutare i migranti, oltre a rimpinzare le tasche degli operatori, sfrutta i malcapitati proponendo loro la donazione di organi per danarosi italiani [ con la supervisione di un chirurgo privo di scrupoli] e la gestione di un prete maldestro e stupratore, tale Don Piero- fortunatamente compensato dal contraltare, e' proprio il caso di dire ,di Don Carlo, che invece e' un personaggio positivo- finiscono concentricamente per convergere verso una stessa piccola accolita di malvagi che formano una piccola Spectre. Il commissario Lorenzi, sempre alla prese con il suo passato di dolore dovuto alla morte della sua Eleonora, che a volte ritorna fantasmaticamente in forma di incubi, e' un investigatore solitamente lucido e razionale, ma e' fortemente umanizzato dal suo nume tutelare e angelo del focolare in forma di attrazione fatale , che si chiama Cristina . Piu' giovane di lui, la giornalista di Radio Popolare, finisce per incarnarne la sua parte idealista e sognatrice. La vicenda comincia a prendere corpo con la morte di un commercialista, tale Spalloni, che muore cadendo da un piano alto di un palazzo dove abita. Archiviato frettolosamente come suicidio , successive indagini dimostrano che l'uomo ha ingerito una sostanza che ne avrebbe inibito la lucidita'. I sospetti che il suo non sia un suicidio prendono corpo. Usando una tecnica gia' sperimentata in altri romanzi, Marchitelli racconta contemporaneamente altre vicende estremamente attuali, che in un primo momento non sembrano avere un collegamento , ma che , successivamente ce lo avranno, convergendo insieme in una diabolica tela al cui centro , come sempre, piu' che un personaggio in se', c'e' una sorta di ragno che rappresenta la metafora del Male. Tutti i mali contemporanei, la commistione della politica con la malavita, lo sfruttamento dei migranti che divengono ricattabili cittadini di serie b a cui puo' essere "proposta" la donazione d'organi, l'acquisizione di uno status socioeconomico elevato in nome del quale qualsiasi principio puo' essere violato, e' il caso del chirurgo che espianta gli organi ai migranti, sono i fili che compongono la tela che ha al centro il ragno del Male assoluto. Ossia il regno del male assoluto. In mezzo a questa lotta per l'affermazione del male, si muovono pero' anche personaggi positivi, come Marta, assistente rasta di Cristina, Cristina stessa, sempre alla ricerca della verita', anche a costo di rischiare in prima persona, Don Carlo, il prete che aveva denunciato gia' quando era in Congo, per le sue pratiche malsane un suon collega che , sotto il falso nome di Don Piero, si era riciclato e gestiva ora una cooperativa sociale che aveva come scopo nascosto quello di procurare organi a danarosi occidentali, come pure Giacomo, che fugge a Londra per non volersi piu' piegare a certe logiche, e non da ultima, la consigliera di sinistra Rossi, "dimessa" dal sindaco per aver subodorato le irregolarita' di un appalto. E divengono, nell'immaginario narrativo iperrealistico di Marchitelli dei veri e propri eroi, testimoni del fatto che in mezzo al marcio dilagante ci sono tanti piccoli geni combattenti che sparano cannonate di onesta'. La conclusione della vicenda e' a sopresa, con un finale doppio, inedito, che io sappia, per qualsiasi opera di narrativa.