mercoledì 14 gennaio 2015

Limonov, una recensione

Ho appena finito di leggere "Limonov", mix di biografia e romanzo, scritto da Emmanuele Carrére, edito per i tipi della Adelphi, in Italia. Un bellissimo libro che narra la biografia di un eroe antieroe, un uomo, Eduard Limonov, che , nel bene e nel male io considero un'artista, se per artista consideriamo chiunque che , oltre a creare arte in qualche forma espressiva, e lui lo fa scrivendo dei bellissimi libri autobiografici e "tosti",immola se stesso e la propria esistenza alla musa dell'arte, seppure , mediato dalla politica, dalla brama di potere, una brama di potere che lo lascerà a mani vuote costringendolo a vivere come il fantasma del se stesso (non realizzato) che invece avrebbe voluto essere. Carrére ha raccolto molto materiale su questo eterno enfant prodige della letteratura russa contemporanea, leggendo i suoi libri, incontrando i suoi amici e conoscenti e ,infine, incontrando lui, Eduard Limonov, in realtà Eduard Savenko, facendosi raccontare la sua infanzia da teppista a Kharkov, quando, figlio di un cekista, adepto ante litteram del Kgb, tornando a casa da una rissa malconcio giurò a se stesso che mai più si sarebbe fatto ridurre così, semplicemente perché avrebbe fatto capire al mondo che sarebbe stato disposto ad uccidere. Il nome Limonov glielo mise la sua prima compagna di un certo rilievo, una poetessa beatnik più grande di lui che lo iniziò alla letteratura e alla scrittura e in realtà significa granata, nel senso di bomba, in russo. A Eduard questo nome piacque talmente tanto che se lo tenne. E se lo portò negli Stati Uniti, dissidente ai tempi di Breznev, dove , espulso dal suo paese, condusse una vita da hobos, vagando di casa in casa e di lavoretto in lavoretto e conoscendo una giovane russa ninfomane con cui si accompagnò amandola alla follia, nonostante tutto, nonostante i suoi tradimenti con uomini che la illudevano di poterla mantenere in quel periodo di fame per tutti e due. Limonov toccò il fondo, conobbe l'omosessualità come risposta sadomasochistica ai tradimenti della sua compagna che lo ingannava in continuazione e comincia a scrivere. Si accompagna a gente dei quartieri artistici e mostra il suo primo libro," Io Edicka" a poeti e ballerini russi famosi. E' un dissidente, nel suo paese, ma gli Stati Uniti gli fanno schifo, non rappresentano quell'ideale di libertà e democrazia all'interno del quale c'è posto per tutti. E scrive "Fuck America" , un libro che nessuno volle pubblicare. Nel frattempo, come succede in queste faccende, pur piacendo i suoi libri, fra i quali Carrère segnala , "Diario di un fallito", sorta di raccolta di pensieri fra il nostalgico staliniano e il libertario spinto, scritti un po' alla Henry Miller, nessuno li voleva pubblicare, perché , more solito nepotista, chi era questo Limonov? Nient'altro che un barbone russo che non aveva amici influenti. Solo perché la sua egomaniacalità lo portava a pensare di essere, lui, influente, di per se' , e senza inutili laccaculismi a conventicole ben agganciate ai canali giusti.Ad un certo punto un editore francese riceve un suo manoscritto e glielo pubblica. Limonov , più che famoso, comincia ad essere riconosciuto come scrittore. Al suo scritto che narra delle sue vicende americane viene dato un titolo ad effetto che sfonda:" Al poeta russo piacciono i grandi negri". Limonov si trasferisce in Francia , a Parigi, dove comincia a frequentare gli ambienti letterari. Ma gli emolumenti derivanti dalla pubblicazione dei suoi libri, gli bastano appena per sopravvivere. Continua a vivere ai margini della società, ma la cosa non pare dispiacergli troppo, perché lui quegli ambienti li conosce bene, era stato un teppista , nella sua infanzia , era come se gli fornissero la giusta benzina per portare avanti la sua idea personale di grandezza , che aveva come obbiettivo finale, diventare un leader politico capace di prendere il potere in Russia. Nella sua splendida biografia , di quest'uomo dalla cento vite, spiccano il suo ritorno in Russia, dove fonda il Partito Nazionalbolscevico, raccogliendo intorno a se' una accolita di giovani disadattati della immensa periferia russa, dando a loro la prospettiva di essere qualcuno, avere degli ideali, essere rispettati, in un epoca in cui le mafie si stanno mangiando tutto e in cui gli ideali bisogna andarseli a cercare con un lanternino .E poi arriva il carcere di Lefortovo, una fortezza per dissidenti politici, dove viene tradotto con l'accusa falsa di tentativo di golpe in Kazakistan. In due anni scrive quattro libri, si allena tutti i giorni, impara la meditazione da un detenuto che pratica yoga . In questi libri narra sempre di se stesso, delle sue vicende biografiche, dei suoi sogni, delle sue donne, giovanissime ultimamente ,e dell'esperienza della guerra in Serbia, dove sembra abbia combattuto al fianco dei cetnici di Radovan Karadzic, fantasmi dell'anteguerra mondiale. Dopo due anni , miracolosamente, esce da questo carcere di massima sicurezza, dove ha conosciuto gente incredibile, le migliori persone della Russia, secondo lui, molti dei quali detenuti ingiustamente, e che rappresentano quella porzione di Russia che ha nostalgia del comunismo nella misura in cui, ciò che è venuto dopo è peggio. Delinquenti con un codice d'onore, criminali che hanno letto milioni di libri e guardano i notiziari 24 ore al giorno, una folla di cui lui parla in uno dei suoi ultimi libri, di cui posseggo una copia, dal titolo:"Il mondo della metafisica", sottotitolato "memorie di uno scrittore in prigione. Segnalo anche "Il libro dell'acqua", anche questo memorialistico della sua esperienza in vari teatri di guerra del pianeta, dove lui dice di essere stato e di aver combattuto. La conclusione del libro è memorabile e la lascio al vostro possibile desiderio di leggerlo.

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