sabato 24 agosto 2013

Gli occhi dell'Islam, una suggestione, più che una interpretazione.

Di fronte a casa dove abito a Corsico, c'è un balcone, uno dei tanti balconi di uno dei tanti palazzi di dieci e più piani rivestito di un abito di mattoni rossi come le vecchie abitazioni descritte da uno dei miei numi tutelari in letteratura, il franco-canadese-americano di Lowell Jack Kerouac . Su quel balcone c'è un mondo: una piccola bandiera egiziana appesa alla ringhiera , una piccola mountain bike sulla quale scorrazza uno dei figlioletti di quella famiglia egiziana , e , ogni tanto , una donna in abito tradizionale indossato con orgoglio fa capolino, batte i tappeti appesi alla ringhiera verde marcio e mi guarda (spesso mentre torno dalla corsa serale grondante di sudore) con quei suoi due occhi che sono abituati a parlare in una casa in cui parlano il marito e i figli maschi, occhi che non cessano di desiderare persino altri uomini, occhi che vogliono dirti che non sono rinchiusi in un vestito come in un carcere ma che essendo specchio dell'anima trasmettono tutta la bastante bellezza che c'è da "sapere" lasciandoti intuire che qualsiasi cosa tu troverai sotto quelle vesti scure, la amerai come quegli occhi e al di là di essi, perchè sarà tanto grande il tuo desiderio pregresso, sarà stato così alimentato e amplificato da quegli occhi, che non potrà non sfociare ,al momento opportuno, in uno tsunami dei sensi. Ogni tanto vicino a lei appare il marito, di foggia islamica, con barba da predicatore, da imam, ma nonostante la sua presenza, gli occhi di lei non cessano di guardare il mondo con desiderio, ma nel rispetto dei ruoli, con quella pudicizia che serve per caricare il fucile a molla che al momento opportuno scaglierà la bomba atomica dei sensi...La parabolica gli fa giungere in casa in diretta tutti i giorni Al Jazeera che trasmette immagini terribili della guerra civile nel proprio paese e di una città, Il Cairo, che non vuole l'islam tradizionale che si è fatto largo annidandosi nelle campagne e vincendo le elezioni con l'arma della demografia . Una volta vinto, poi, si sono fatte largo delle vecchie abitudini alle proibizioni negli animi di chi legge il Corano credendosi Maometto e peccando per questo, secondo le leggi che essi stessi avrebbero dovuto rispettare. E ora la guerra...Ma gli occhi, quegli occhi che desiderano senza approfittare ma rimandano il desiderio a quando è più opportuno o forse a mai, e si deve avere persino il diritto di sperare l'inverificabile senza per questo smettere di amare quello che già si possiede (dando l'impressione di non possederlo) e anzi contribuendo a farlo brillare di più, quegli occhi sono l'essenza dell'Islam.

mercoledì 14 agosto 2013

Sinai Phone 2

Vigilia di ferragosto, vado in un internet point a Corsico, Sinai Phone 2, in via Milano, al 10, devo mandare dei soldi ad una mia amica in difficoltà in Spagna, l'hanno scippata. Lasciamo perdere le battute, prima di ritrovarci anche noi come loro. Entro in questo luogo ai confini del mondo, dietro ad una vetrata sulla quale ci sono appesi marsupi, registri antiriciclaggio della Western Union e , in cima, una bandiera egiziana, c'è un ragazzo egiziano. Mentre gli do i dati, contemporaneamente entra un rumeno che compre una scheda wind, a cui l'arabian boy fotocopia la carta d'identità, poi fa il suo ingresso una donna araba con l'hijab e un vestito lungo azzurro con ricami in oro, occhi ripassati con l'hennè. E' bellissima. Compra dei biglietti per l'autobus. Ha un sorriso discreto , guarda senza muovere lo sguardo, la sua è una visione periferica ingegnosa e maliziosa. L'arabian boy continua a inserire i dati per il mio invio nel pc e contemporaneamente osserva in internet la diretta televisiva degli scontri al Cairo, con tre telecamere di Al Jazeera che inquadrano tre diverse zone della capitale egiziana. Si vedono manifestanti che mostrano bossoli di proiettili veri e di lacrimogeni, bandiere egiziane, cartelli con immagini di Morsi. S'infervora, l'arabian boy dell'internet point, comiziando davanti ad altri tre arabi vestiti come ragazzi occidentali, uno di loro porta jeans attillati che mostrano la bordura di mutande Calvin Klein e lo osserva come un reperto archeologico senza dare segni di approvazione né diniego. Altri invece assentono col capo. Nel frattempo l'arabian boy continua a inserire dati, gli do i soldi e continua a scrivere sul pc, rumori di spari provengono da Al Jazeera che trasmette su internet, lo schermo di un pc è rivolto al pubblico e tutti guardiamo esterrefatti, trasecolati, la guerra in diretta tv. Almeno la prima guerra all'Irak l'abbiamo ascoltata raccontata dal grande Lucio Manisco che ci ha risparmiato il sangue, i cadaveri, i bossoli, semmai abbiamo visto la faccetta semispaventata di Cocciolone recitare a soggetto davanti a tremolanti cameramen irakeni . Io termino l'operazione, e dai telefoni intono si sente parlare in spagnolo del Rio de la Plata, qualcuno urla ai parenti lontani le mirabilie inesistenti che lui rende reali raccontando balle di felicità. E dai pc intorno collegati a internet un bel pò di ragazzi consultano facebook, yahoo , videochattano con skype con amici dall'altra parte del mondo e una brasiliana mulatta guarda una puntata di "O Cravo e a Rosa", telenovela brasiliana che trasmette Rede Globo. Ride da sola e ogni tanto si gira a urla " estou vendo gravacoes antigas", che dovrebbe più o meno significare che sta vedendo le puntate precedenti. Sto per uscire e dagli schermi di Al Jazeera via internet qualcuno urla in sequenza Allahu Akbar . Dio è grande. In continuazione. Ecco il segreto dell'islam, la semplicità, basta dire che siamo tutti inferiori a Dio e che l'unico grande è lui che non si sente il bisogno d'altro. Nel frattempo intorno piovono proiettili. Ma la voce continua imperterrita. Allahu Akbar, dice la voce . Uscendo guardo a destra del Sinai Phone 2, ed, effettivamente, sì, il bar è proprio là . Vaticinante, direi .

martedì 13 agosto 2013

Milano deserta è la festa di chi resta.

Agosto , Milano si svuota, nonostante la crisi, tuttiamare. Ma chi resta può godersi gli immensi centri commerciali freschi d'aria condizionata semideserti. Corsie di pelati che ti guardano silenziosi, scatole di tetrapak di latte, birre da tutto il mondo conversano fra loro in un linguaggio fatto di garganelle inverificate, i biscotti dormono nelle loro scatole e le acque minerali viaggiano sul lunapark dei muletti. Le commesse del Mac Donald dentro l'Auchan di Cesano Boscone finalmente accolgono i rari clienti con un sorriso e un mucchio e una sporta di riguardi, rilassate, serene, semiabbronzate da ferie fatte a spizzichi e bocconi nei ritagli di tempo in una qualche piscina Argelati o altre . Le russe del finto Mac Donald di fronte osservano a braccia conserte quando si gradisca più il big mac del kebab di pollo, a volte. La piadineria è vuota e i tavoli davanti alla riseria sono semideserti, con qualche nera sudamericana che imbocca un figlio d'italiano che non si chiede cosa sia lo ius soli. Il tabaccaio ascolta la radio mentre i sigari cubani vorrebbero tornare a farsi accarezzare da nere mani di arrotolatrici di tabacco di Santiago o La Habana, le commesse dei negozi d'abbigliamento ciondolano spolliciando l'iphone con what's up e passandosi immagini dei fichetti di "Amici" fra amiche a loro volta spollicianti da casa o in spiaggia. Qualcuno evita le casse automatiche e viene invitato a usarle. Ovviamente sono io, che mi affretto a spiegare che mi piace la cassa con la cassiera, che forse mi piace la cassiera, che magari vorrei parlarci qualche minuto e proseguire la mia giornata con la leggera consapevolezza che qualcuno mi ha almeno rivolto la parola senza chiedermi di schiacciare il tasto verde con la voce magnetofonale di un bancomat . Con la copia de La Repubblica in mano apprendo che Nello Aiello si è spento a 82 anni e che Eugenio Scalfari lo piange con queste parole:" eravamo tutti e due uomini del sud e meridionalisti , ma detestavamo la furbizia anarcoide, quella prepotenza verso i deboli , quel servilismo verso i forti e quell'orgogliosa violenza che per secoli hanno rappresentato il galantuomo colluso con mafie camorre e clientele". Mi chiedo cosa ne pensi di tutto ciò la commessa dell'erboristeria che si fa vento con un ventaglio di bambù thailandese in attesa che entri qualcuno per chiedergli del ginseng perchè ha finito il viagra e il suo medico è in ferie . Esco e fa un caldo bestiale, 30 gradi, 77% di umidità. Ma il parcheggio è semivuoto, il deserto è il premio, è la festa di chi è rimasto a lavorare o di chi non è potuto andare in vacanza perchè aveva paura di svegliarsi sotto gli archi del Partenone.

lunedì 5 agosto 2013

Il grande caldo

Forse non è un argomento che spicca per la sua originalità, parlare del caldo. In fondo si parla del tempo per non parlare d'altro. Ma poi di che cosa d'altro dovremmo parlare , del governo, di Berlusconi , di Letta? Ma se sono tutti i giorni in tv! L'unica cosa che mi viene da pensare, ma se sono tutti i giorni in tv, ma questi, quando lavorano? Beh, basta, potrei essere accusato di fare satira politica e io non ne ho voglia, ho troppo caldo. Come ci si difende dal caldo in questa Milano-ovest e dintorni, se ancora non si è in vacanza in altri luoghi e altri laghi o se si è in vacanza nella propria città perchè soldi ghe n'è minga ? Gli anni passati ad agosto mi piaceva restare a Milano. Era semivuota, in macchina potevi percorrere l'intero tracciato urbano in meno di un'ora, godendoti le strade, i semafori a occhiolino giallo , le serrande chiuse dei supermercati e i baracchini peruviani con i ventilatori a manetta, che dico , a paletta...niente secchielli e formine, però . Di notte poi era fantastico, temperatura più fresca, potevi circolare in macchina con i finestrini aperti e goderti i neon dei negozi chiusi, la poesie delle rotaie luccicanti sotto i rari abbaglianti lampeggianti a incroci misteriosi sgombre di tram in preda alla rarefazione dovuta ai magici orari estivi. Magici, appunto, perchè facevano sparire tram e bus . Magrebini che percorrevano strade urbane con biciclette assemblate alla fiera di Senigallia finalmente liberi di scorrazzare sin dai tempi della sciura Moratti, la sindachessa che aveva quei capelli fantastici che ai nonni che non tanto ci vedono bene dava l'impressione di andarsene in giro con uno scoiattolo in testa, visto che le ronde padane erano in ferie a ubriacarsi sulle spiagge del Salento di negramaro e sangia locale, senza che nessuno gl'avesse chiesto il passaporto , che ne so, una volta arrivati a Cerignola . Era meraviglioso farsi 30 chilometri per trovare un'edicola aperta, che uno ci rinunciava e dava ragione a Berlusconi, meglio non comprarli i giornali che dicono solo bugie. Ma come faremmo a vivere senza bugie, la verità è troppo dura e scomoda. Mai restare senza scorte alimentari, poi, perchè Milano è la città più laboriosa d'Italia fino a un giorno prima delle ferie. Poi se gli tocchi le ferie , il milanese diventa un guerrigliero Afghano, potrebbe uccidere, potrebbe persino fare la rivoluzione o giurare di non andare più a vedere Inter o Milan a San Siro. No. Le ferie sono sacre . Per cui supermercati chiusi e quelli superstiti con personale ridotto. Che già è insufficiente nei periodi normali. Comunque chi va in vacanza, beh, fortunato lui che ci può andare. Chi come noi resta nella grande Milano come affronta il grande caldo? Primo, tapparelle chiuse così non entra il caldo, con gli spioncini delle stesse a pompare aria e creare corrente con le finestre di altre stanze. Certo c'è sempre l'aria condizionata, per chi può pagare le bollette e per chi può farsi installare queste meraviglie della tecnica dell'areazione artificiale di ultimo grido da altri sfigati costretti a restare in città ad agosto, gente dalla pelle scura che si maledice in continuazione e di cui ci si ricorda quando tutti gli altri, i bianchi milanesi e ex terroni promossi a italiani se ne sono andati in vacanza. E invece ci vediamo le case affollate di questi neri extracomunitari che aggiustano sifoni, regolano water e docce e installano condizionatori non potendone godere dei benefici nemmeno nei propri furgoni scassati con cui vanno in giro per la città . Paradossi, altro che paradisi. Secondo , farsi docce fredde in continuazione, a patto di non esagerare , sennò la difesa del caldo può essere foriera di improvvise paralisi a frigore, se le docce sono troppo gelide. E guai a restare bloccato in casa col colpo della strega , anche gli ambulanzieri privati hanno figli e figlie da portare in spiaggia per costruire castelli di sabbia! Terzo, limitare il movimento al minimo indispensabile, tanto con le tapparelle abbassate dentro casa è buio e voi avete già rovesciato il vaso di fiori e la zuccheriera. Poi, quando arriva l'ora di andare a lavorare, in fondo, si pensa, meno male che vado a lavorare, lì almeno c'è l'aria condizionata ed è gratis! Peccato che anche un altro milione di persone abbia avuto la stessa intuizione e te li ritrovi tutti lì, al lavoro con te. E tu li devi servire. E non hai certo il tempo di spiegare che servire non significa essere servi. Loro sono in vacanza . Un fatto religioso, a dir poco.