sabato 25 maggio 2013

Monologo del sabato mattina prima del lavoro

Stamattina mi sono alzato dal letto, fuori pioveva, beh, è normale, sono sei mesi che piove, sto facendo la domanda per avere il permesso di soggiorno nel paese dei miceti, ma non lo dico davanti ai clienti dell'Ikea, potrebbero portarmi delle crocchette per i gatti, siamo a maggio, ho addosso un fottuto pigiama, ho dormito con il piumino, c'è qualcuno di voi che ritenga tutto questo normale? I metereologi non fanno che dichiarare, da anni, che il pianeta si sta riscaldando, la verità è che non sanno un cazzo, vanno a spanne, sono come i nostri politici, come i guru dell'economia mondiale, non sono in grado di prevedere nulla, anche perchè non ne hanno bisogno, nessun disastro può scalfire i loro ammortizzatori sociali, i conti alle Bahamas, male che vada se ne vanno in un paese tropicale a svernare, lasciando ai politici il compito di risanare, recuperando i soldi dai soliti disgraziati tiracarriole Sisifo contemporanei , e non ho voglia di fare nulla, in attesa del lavoro, gironzolo per casa, ogni tanto guardo dalla finestra, scene consuete di gente con l'ombrello che va al mercato, dove venderanno solo funghi, non credo si riesca ormai più a produrre altro, con la terra che è ormai ridotta a sabbie mobili, fumo una sigaretta elettrica, scrivo su un pc, la cosa più vintage che ho è una vecchia caffettiera che metto sul fuoco e dopo un pò mi si liquefà anch'essa, perchè ho dimenticato di metterci dentro l'acqua, beh, è normale, ci sto diventando allergico ormai, si diventa uomini del deserto, non mi parlate di docce, mi ricorderebbero la pioggia, preferisco fare un bagno e lo preparo, ci metto il bagno schiuma , poi mi immergo dentro e mi passo sul corpo un sapone naturale, ma chissà poi se è davvero naturale, magari lo fanno con i resti dei talebani, se Hitler faceva tessuti con i capelli degli ebrei, tutto è possibile, perchè Bush sarebbe dovuto essere diverso, perchè mangia hamburgher e non è vegetariano come il vecchio Adolf? ascolto Kris & Kris su radio 105, ma perchè queste americane masticagomme si ostinano a fare la radio con le loro voci alla Stanlio e Olio in versione femminile? Via, su, c'è l'Afghanistan da liberare, ci sono le donne arabe da deburquizzare, le truppe da allietare, e poi quelli che ci portano via il lavoro sarebbero i magrebini, i senegalesi e vieppiù i cinesi? Ma perchè gli americani ci assomigliano? A me non m'assomigliano pe gnente, poi leggo la Repubblica seduto sul cesso, adoro leggere seduto sul cesso, è uno dei piaceri che noi occidentali possiamo concederci assomigliando per qualche minuto, qualche mefitico minuto d'accordo, agli orientali, anche se una delle cose che rende gli uomini tutti uguali è che la facciamo tutti, tranne quel popolo discriminato a parte degli stitici, ma per quelli sono in arrivo delle misure antidiscriminazione, delle misure a tutela delle minoranze, oltretutto, silenziose a base di prodotti alla crusca, meno che mai quella dell'accademia, non sia mai si possa trasmettere la cultura, poi chi li inventa i farmaci per curarla? Su Repubblica leggo che Raikkonen odia i social network, parla poco ma quando parla lascia un segno, tipo quando gli fu chiesto come mai era assente all'addio di Schumi e rispose candidamente ma scatologicamente, ero in bagno, per dirla pulita, o come quando fu riportata una sua risposta ad un ingegnere che gli comunicava via radio che stava sbagliando e lui semplicemente rispose, guarda che so quello che sto facendo, lanciando la moda delle magliette con su riportata scritta questa frase,insomma un uomo, Raikkonen, che sembra aver il miglior rapporto fra frasi pronunciate e detti memorabili, mio eroe del giorno, poi , poco dopo bevo un te' verde e ci metto dentro dei biscotti al grano saraceno, perchè mi piaceva il termine saraceno, ha a che fare con le mie origini, se mi guardo allo specchio e io mi guardo ripetutamente allo specchio, vedo Saladino, poi indosso la mia fottuta divisa, beh, tutti noi la indossiamo, già sono fortunato a non lavorare in banca e a non fare il politico, perchè odio la giacca e la cravatta, quelli che si vestano così leccati, mi danno l'idea di portare le mutande sporche, poi esco, fuori piove, ma va? Governo ladro, quando una frase in qualunque epoca non sbaglia mai facendo passare l'uomo qualunque per Che Guevara, verso l'edicola, dove compro la Repubblica di oggi , risalgo in macchina e via, verso il lavoro, dove cercherò oltre che di parlare poco dicendo cose memorabili , persino di pensare poco cose inenarrabili.

lunedì 13 maggio 2013

Storie, di Vincenzo Palmisano

Conoscevo Vincenzo Palmisano di vista, lo vedevo sempre con quell'aspetto serio, gli occhiali inforcati e il piglio dell'uomo distinto che si distingue dalla massa, La Repubblica sotto braccio, l'impermeabile bianco come un tenente Colombo più à la page, fuori dall'Orlandini Barnaba. Lo conoscevo come marito della professoressa Baccaro ben nota a me alle scuole medie, una bella donna, distinta anche lei, molto brava a trasmettere il sapere . Poi lo conobbi personalmente , Vincenzo Palmisano, andai a trovarlo a casa sua per ringraziarlo personalmente per la bella recensione che aveva fatto del mio promo libro "Nell'acquario", su un giornale locale. In quella recensione aveva colto il senso vero di quello che avevo voluto dire e lui lo aveva mirabilmente riportato in un bell'articolo. Di persona quella scorza che pareva dura , nell'osservarlo dall'esterno, si liquefece, e venne fuori l'uomo con tutta la sua umanità. E quell'uomo mi piacque, era un uomo di lettere che non aveva mai pubblicato , diciamo così, in pompa magna, per pudore, perchè pur sapendo di possedere il dono del talento narrativo non ne aveva voluto approfittare per avere successo, per trarne profitto, quasi la consapevolezza di possedere questo dono lo appagasse di per se'. Mia madre , qualche tempo fa , mi fece dono del suo libro, pubblicato forse troppo tardi, ma forse proprio per questo distillato di una vita di scrittura in cui la narrazione breve, le cosiddette short stories avevano trovato una mirabile raccolta, splendido esempio buzzatiano a tratti, kafkiano a volte, dove la natura delle cose mediterranee veniva miscelata in un potente cocktail di humor nero molto burroughsiano, d'antan e moderno al tempo stesso. Il libro si intitola molto semplicemente e modestamente, in linea con il carattere del'autore, Storie( edizioni il Punto).Ed è una miscellanea di vicende e personaggi che abbracciano l'intero arco dei suoi ricordi e della sua esistenza, ricordi di guerra, racconti di racconti, leggende, fiabe, poesie, antiche credenze spogliate con sguardo laico ma senza denudarle della sacralità cui appartenevano, scemi del villaggio che ricordano golem ebraici, il tutto osservato con lo sguardo compassionevole di chi guarda agli ultimi con la speranza cristiana che resteranno primi nel cuore di Dio. Ma senza illudersi troppo che finchè resteranno sulla terra saranno tenuti in giusta considerazione. Personaggi che appaiono usciti da una realtà assurda come quella descritta da Ionescu, a volte dostoevskijani a volte gogoliani, con le masserie, gli ulivi, le case bianche, i paesaggi mediterranei , insomma,a fare da sfondo in luogo di steppe e isbe. E' un bel libro davvero, sintesi di racconti disseminati in varie antologie, che ora trovano un corpus narrativo degno del loro valore. Io l'ho letto in viaggio sui pullman della Marino su è giù per l'Italia, andando e tornando da Milano verso e di ritorno da Ostuni. E mi ha davvero allietato, mi ha fatto riflettere e deliziato, come un prodotto genuino della mia terra pronto per piacere anche ai più raffinati palati d'ogni dove.