sabato 23 marzo 2013

Il mio condominio non lo scambierei per Beverly Hills

Sono vent'anni che abito in un condominio a Corsico, prima ho abitato in altri condomini a Milano, case sfrante, diroccate, con proprietari sanguisuga che non le aggiustavano nemmeno se terremotavano, dei pidocchiosi infami che dovrebbero dimettersi dal genere umano. Poi finalmente questa casa, un bilocale in un condominio di Corsico, un palazzone di dieci piani , torre decente fra altrettante torri sgretolate, lesionate all'esterno con balconi diruti dai quali abbaiano cani sdentati, fumano sigarette in pace tuareg metropolitani a dorso nudo d'estate e con cappucci da rappers afroamericani d'inverno, mentre le mogli dentro cucinano con abbondante cipolla per mascherare il pianto delle loro vite perse per i meandri metropolitani di un paese sconosciuto che le schifa di giorno quanto le implora di notte in ginocchio, quando prendono servizio lungo la vicina vigevanese, vicino a fuochi tutt'altro che fatui, per riscaldare le loro nere membra d'ebano scolpite da un Dio che non s'è commosso per la sua creazione di bellezza . Di fronte al mio palazzo, un pò a destra, c'è una pista di pattinaggio a rotelle che nessuno usa per pattinarci, ma bensì per qualche torneo estivo di calcetto fra comuni e quartieri ovest milano dalle parlate patchwork calbrosiculomilanesi che fanno una lingua a se' , quella parlata dai Club Dogo su mtv di notte dopo che ipnotizzato da quei suoni gutturali mi desto e penso ma in che cazzo di paese vivo? Oppure funge di notte, lungo il recinto di ferro verde arrugginito e le panchine incassate nel lieve vallo formato da quel luogo che il gergo locale chiama "Il Quadrato", da zona di spaccio per gruppi di magrebini che vendono fumo o meglio cocaina e crack, fra un lauto pranzo dal cinese a base di branzino od orata con insalata verde, la dove per "branzino" si deve intendere il prelibato pesce e non la pronuncia africanoide con tanto di diminutio di "pranzo". E poi c'è il mio condominio, un vero e proprio campionario antropologico che rappresenta la nostra amata Italia, il bel paese, il paese degli inventori, dei poeti, degli artisti che , nelle ultime generazioni, causa l'essere perennemente in bolletta, si sono messi al servizio dei vari don Corleone siculitalici d'ogni dove nel paese, nord compreso a primeggiare anzi. Nel mio condominio ci abita "Lo scontroso", un uomo che ha fatto l'operaio una vita in Germania e in Australia infine da queste parti a Corsico, e che adesso è in pensione e che sembra scorbutico, sempre a fumare le sue sigarette nella hall dell'ingresso del palazzo , anche se spesso appena fuori, mentre legge "Il corriere della sera" cui è abbonato, quando non esce in giro con la sua mountain bike per la passeggiata pomeridiana e ,quand'è bel tempo, a pescar rane lungo i canali irrigui dei campi verso Gudo Gambaredo. All'inizio mi odiava. Ci ho messo dieci anni a ricevere un suo saluto, 15 perchè mi rivolgesse la parola , e ora siamo amici, parliamo di tutto, persino di politica, anche se lui non capisce perchè me ne vado sempre in giro con libri in mano che quelli, come dice lui nel dialetto spinazzolese, non danno a mangiare. Poi c'è l'ex postino,"Il gaudente", un siciliano tutto cerimonioso che adesso è da poco in pensione ,fa l'agente immobiliare e il consigliere di condominio, assommando in se' chissà quali diavolo di altre cariche, è il classico italiano che ha bisogno di un incarico per sentirsi vivo. Mi guarda sempre in modo strano perchè alla mia età non sono sposato, mi scruta con il suo sorriso affabile come una vipera a difesa dei suoi piccoli, con quello sguardo ammiccante. Cerca negli altri ciò che ha in casa e non riesce ad accettare: un figlio frocio. Spera di dividere la colpa. Magari dovrebbe interrogarsi sul perchè sia accaduto. Magari. Ma interrogarsi è per persone piene di dubbi e il dubbio è intelligenza, e c'è da scommetterci che non capirà mai che con un padre così idiota e fintamente machista non poteva non nascere un figlio gay. Che per me non è una disgrazia, contrariamente a quello che pensano i benpensanti di questo paese così fervente di giorno quanto perverso di notte, appena dà il bacio della buonanotte a moglie e figli dicendo che va a giocare a poker con gli amici. Poi c'è la signora del terzo piano, ribattezzata da me "La Loca". E' una signora anziana abbandonata dai figli e un pò in alzheimer, ma quella forma lieve che più che folli e sgradevoli rende le persone artistiche, spiazzanti e in qualche modo geniali. Vive con due cani spelacchiati, spesso sta al balcone discinta, nonostante l'età, a volte seminuda e fuma voluttuosamente le sue sigarette di pace a fine giornata, al tramonto. I vicini che non la sopportano parlando di uno scandalo per il palazzo- loro le corna se fanno lontani da casa- questo il punto; una volta volevano addirittura che firmassi non so quale petizione per mandarla via. Io li ho guardati, marito e moglie di mezz'età e gli ho detto:" siete credenti?". Certo, mi ha fatto lui, siamo buoni cattolici. "E vorreste che un giorno fosse fatto a voi quello che voi state per fare ad altri?". Se ne sono andati indignati. Da buoni cattolici ipocriti vergogna di quelli veri che si sporcano le mani aiutando i poveri, che pure ci sono. Poi c'è "Vittorio Emanuele", come lo chiamo io, un signore distinto con dei baffi a manubrio di bicicletta ben curati, educatissimo, uno dei pochi che saluta sempre, che va a caccia con dei cani spinoni che non si capisce dove tenga e che spuntano all'improvviso all'alba di qualche domenica, quando lui, in perfetta tenuta venatoria, si accinge ad andare a sparare a quaglie, che se lo dicessimo ai Club Dogo lo prenderebbero per finocchio, visto che nel loro gergo "le quaglie" sono delle belle ragazze. Suo figlio fa il tassista e lavorava per l'atm,è uno dei beneficiati dalla legge Bersani, una licenza di taxi in cambio delle dimissioni dall'azienda dei trasporti municipali, dal guidare il tram a guidare il taxi. Di fronte sul pianerottolo invece ho degli inglesi. Sono come le beccacce, direbbe mio padre ex cacciatore, non si lasciano vedere se non le stani. Lasciano le scarpe fuori dal'uscio, parlano a bassa voce, a volte fanno colazione su un tavolino all'aperto alle sei di mattina, quando nessuno li può vedere e trascorrono le loro serate a guardare partite in tv bevendo birre il fracasso assordante delle cui bottiglie vuote la mattina mi sveglia quando le scaricano nella raccolta differenziata. Per vent'anni ho incontrato per le scale un vecchio dai capelli bianchissimi, sempre abbronzato, in pesnione, penso di Taranto, che si è sempre dichiarato comunista. Non mi ha mai salutato, nemmeno se sono io per primo a farlo. I primi dieci anni lo salutavo sempre, poi non l'ho più salutato. Tutte le volte che mi incontra mi guarda e aspetta che io saluti. Io lo guardo e faccio un gesto accennato con il collo, poi mi passo la mano sulla faccia abortendo il saluto. Lui fa un viso incazzato, come di quello che ci stava per cascare. Ma alla fine penso, non mi vuoi salutare, non saluto le persone che non conosco, diceva Kraus. Evviva Kraus, il Re degli Scrausi. Poi ci sono delle russe che ogni tanto incontro all'ingresso con le loro sporte della spesa che fanno non si sa bene dove, magari in qualche mercato clandestino est europa, tre o quattro matrioske che mi danno l'idea di essere badanti da qualche parte nei pressi e che hanno delle braccia e dei fisici così possenti che non riesce difficile immaginarle mentre sollevano i loro anziani in custodia con una mano con tutta la sedia e rotelle, mentre con l'altra girano la frittata in quel momento sul fuoco. Salutano sorridendo lasciando luccicare le loro capsule d'oro o d'argento in dentature pressochè perfette. Insomma non abito a Beberly Hills, ma io dico per fortuna, perchè se abitassi in Corso Buenos Aires dovrei sorbirmi dialoghi di strada domenicali di questo tenore: "Ingegnere, viene stasera per un bridge da noi?" "No, mi dispiace , stasera non posso, è crollato un ponte in valsassina e sono morti tre operai. Purtroppo le famiglie vogliono un pò di soldi, devo andare dal mio avvocato per chiudere questa faccenda, che scocciatura 'sti operai, tutti i diritti vogliono... e doveri mai". No , no, il mio condominio a Corsico di fronte al "Quadrato" sarà quel che sarà, ma io mi ci trovo bene, è ricco di vita, di storie, in altre parole di letteratura. E io è in mezzo alla letteratura che voglio stare.

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