sabato 7 dicembre 2013

La posta del Tessèra

Ci sono delle bollette che posso pagare solo in posta, una di queste è quella di internet & telefono. Una mattina prima del lavoro, lavoravo alle 11, verso le 9 vado in posta per pagarla. Vestito con la divisa da lavoro coperta da un corpetto smanicato di finto piumino blu, vado alla posta di Corsico. Entrando noto una folla strabocchevole. Non sto neanche a prendere il numerino per il turno perché a conti fatti ho una sessantina di persone davanti. Esco e decido di andare a pagare la bolletta in un altro ufficio postale. Ne conosco uno vicino al lavoro. Mi rimetto in macchina, riscaldamento a palla perché fa un freddo stalattitico e vado verso Trezzano. Nel triangolo fra Trezzano, Cesano Boscone e Corsico c'è un quartiere , il Tessèra, costituito da un vasto agglomerato di palazzoni decorati con delle onde che un tempo dovevano essere multicolori (che oggi appaiono stinte), motivo per cui i locali chiamano queste case delle "ondine". Nel traffico nevrile dell'inverno nel pieno della sua ipotermia siberiana milanese , mi avventuro fra le strade che tagliano "le ondine", e giunto nel pressi dell'ufficio postale, parcheggio. Faccio una cinquantina di metri ed entro nell'ufficio postale del Tessèra. E' più piccolo, di quello di Corsico, più raccolto, ma anche qui c'è una fila impressionante. E comunque ho davanti, tutt'al più, una trentina di persone e io quantifico il tempo di attesa in una ventina di minuti. La gente in fila è costituita prevalentemente di anziani immigrati italiani e qualche immigrato esteuropeo, per lo più di sesso femminile. All'interno ci sono delle sedie dove si sono accomodate delle matrone di più di sessantanni messe male in arnese, alcune con bastone , una con una stampella e le sento lamentarsi mentre mi metto in coda. Apprendo da qualcuno che la fila è dovuta al ritiro delle pensioni, siamo ai primi di Dicembre. Con tanta pazienza me ne sto in fila in piedi, qui non c'è il numerino, chi prima arriva meglio alloggia. Ci sono quattro impiegati, uno in più dell'immenso ufficio postale di Corsico. Ma le operazioni agli sportelli sono lente, macchinose. Nessuno parla con accento milanese il 99% degli astanti sono immigrati del suditalia. Una signora allo sportello,mora, capelli tinti di fresco, messa bene in carne, esplosa nel metabolismo a causa di un'alimentazione, mi viene fatto di pensare, assunta più che a fini nutritivi a mò di droga compensativa, apre il portafogli per sfilare il codice fiscale dove campeggia la foto di Padre Pio e di sua nipote. Richiuso il portafogli continua a confabulare con l'impiegato che ha di fronte un tipo smilzo e occhialuto, un po' ingobbito, che a conti fatti deve essere del barese. Un signore anche lui ben pasciuto, seduto, ci tiene a precisare a tutti noi in piedi gli uni dietro gli altri, che lui è in fila virtualmente ma che si è seduto a causa di tutti i problemi di salute che comincia a elencare, dal "polistirolo" alto alla diabeta( non si sa perché declinato al femminile), fino agli ossi fosforosi, che ancora a tutt'oggi, mentre scrivo, mi chiedo cosa avesse voluto dire. Al termine dell'elenco ci mette un bel"l'importanza è la salute" di rinforzo. L'impiegato del primo sportello ha finito di fare pacchi e pacchetti e chiede se qualcuno in fila ha dei bollettini da pagare. Io non faccio nemmeno l'atto che subito in sette o otto vegliardi, modello finale olimpica , con una reattività da giamaicani, si catapultano al suo cospetto. Io resto in fila. Un tizio al primo sportello , macilento, coperto all'inverosimile di vestiti di due o tre taglie maggiori di quella necessaria , con un viso scavato come quello di Tiberio Murgia, indimenticabile sardo-siculo dei film in bianco e nero degli anni '60, non sa più dove mettere le banconote da cinquanta euro appena ritirate della sua pensione e finisce per infilarsene nelle mutande, così, davanti a tutti. Poi va via soddisfatto guardandosi intorno con una circospezione sin troppo esagerata. Qualcuno dalla fila gli dice " attento con tutti quei soldi in tasca, fatti seguire da qualche parente", e lui di romando:" devo stare più attento ai miei parenti che agli estranei". Ridono tutti, forse perché dietro quella battuta c'è anche tanta verità. Una signora davanti a me, sui sessant'anni, vestita di scuro , capelli rossi tinti, occhiali spessi, attacca a parlare con me. Mi racconta che ha perso da poco il marito a "soli 66 anni" che, tra l'altro, era da poco andato in pensione. Insieme constatiamo che purtroppo spesso, per una beffa del destino, chi ha la fortuna di andarsene in pensione non riesce a godersela, che il "sistema" è calcolato, parametrato, quello che ti deve alla fine se lo prende con gli interessi perché è come se fosse prevista, percentualmente, la possibilità di non farcela oltre, dopo che il corpo e la mete sono stati così spremuti, in fabbrica, su un camion , guidando un autobus, in fabbrica, persino affettando salumi o incartando formaggi, perché tutto svolto a ritmi meccanici e inumani. Col marito si sono conosciuti in via Giambellino, a Milano, lui era di Castellaneta e lei di Foggia; lei ha lavorato per 40 anni alla Osram, ma ci tiene a far sapere che ora il figlio c'ha quattro locali a Zibido San Giacomo. Refrain che a quel punto infila ad ogni piè sospinto all'interno della conversazione. Mi sa che a furia di fabbricare lampadine, per compensazione, le si è esaurita ogni attività elettrica cerebrale. Mentre siamo lì in attesa, al primo sportello, da più di un quarto d'ora, un signora calabrese sui 70 anni, affardellato all'inverosimile anche lui per il gelo, litiga con l'impiegato, reo a suo dire di non avergli dato la pensione giusta. Si volta verso noi in fila e urla che lui prende duemila e cinquecento euro di "pensiona"( ci sa perché declinano al femminile, magari sono gli stessi che Berlusconi lo chiamano Berluscone, per specificare che è unico). Litigano per dieci minuti. Alla fine si arrende e dice che a quel punto va direttamente all'Inps. Risultato è che sono in fila da 40 minuti in un paese dove nessuno si fa accreditare le pensioni su un qualsiasi conto, vengono ancora a prendersele in posta in contanti, vogliono sentire il peso iniziale di quelle banconote, prima di vederle sparire nelle mani di figli, nipoti e badanti. Siamo nel quadrilatero Trezzano, Cesano, Corsico, Buccinasco, Milano Ovest, una delle zone più produttive del paese e nessuno parla con accento lombardo. Non mi sembra per nulla di essermi allontanato di 1000 chilometri da casa, dalla natia Puglia altosalentina. E non è retorica dire che questi territori li abbiamo resi ricchi noi meridionali con nostro lavoro, con i nostri sacrifici . Intanto entra un altro signora anziano, panciuto, capelli biancji tagliati a spazzola, scambia qualche frase in dialetto pugliese della capitanata con qualcun altro, ha in mano un pezzo di focaccia che apprendo ha appena acquistato dal forno giusto lì di lato, calda, appena sfornata, una focaccia con i pomodorini , tipicamente pugliese. Si siede anche lui e aspetta. Intorno alla bocca è tutto sporco di olio e pomodoro, ma non accenna a pulirsi. Mentre lo osservo mi dice:" tengo ottant'anni, mo' posso fare quel cazzo che voglio...tanto che mi può succedere, al massimo muoio". Ridono tutti, l'atmosfera si stempera e la fila , finalmente scorre. Quando tocca a me ci metto un minuto e venti secondi di orologio. Ma ho come l'impressione che mi stia dispiacendo andarmene, vorrei restare, continuare a parlare con la signora di Foggia, farmi raccontare di quella volta che il marito che viveva in una pensione con la sua famiglia, le disse che voleva sposarla e lei si commosse. "Ho visto le lampadine", avrebbe detto, che in fondo dopo 40 anni di Osram, sarebbe stata tutt'al più una deformazione professionale.

venerdì 15 novembre 2013

Osgood-Schlatter.

Dai 10 ai 14 anni ho sofferto molto per una degenerazione di una decalcificazione ossea sottorotulea, in pratica mi si erano formate delle calcificazioni sotto la rotula a livello della tibia che mi provocavano dolore al solo camminare, figuriamoci nel fare sport. All'epoca ero uno sgarzellino iperattivo, giocavo a calcio e a pallavolo, a dire il vero, principalmente a pallavolo, motivo per cui , essendo io di natura un difensore-la qual cosa mi ha fatto riflettere nel tempo, come se le tendenze ad assumere i ruoli nello sport fossero caratterizzate dalle note del carattere di chi quei ruoli, assume, via via portati poi in altri ambiti ,una volta che, per sopraggiunti limiti di età , lo sport diviene necessariamente individuale o cessato-, mi è sempre piaciuto subire il gioco avversario e giocare di rimessa, vincere sugli errori altrui, forse perché , a pallavolo, ad esempio, non ho mai avuto l'elevazione per schiacciare nei tre metri, questo ha determinato, lamarckianamente( Lamarck era un evoluzionista che sosteneva che gli organismi viventi mutavano le caratteristiche in relazione alle situazioni ambientali, per questo secondo lui le giraffe avevano il colo così lungo-sarebbe interessante approfondire il perché i neri hanno questi peni in perenne divieto di sosta sulle strisce pedonali, quando sostano a bordo strada),lo sviluppo di determinate caratteristiche di gioco una su tutte il salvataggio in bagher o in tuffo con conseguenti tumefazioni continue alle ginocchia. Nonostante stia scrivendo in modo canino (gli odontotecnici non c'entrano) butterò giù lo steso un po' tutto ciò che ricordo di quell'epoca spensierata, e mica tanto. Insomma, a farla breve, mentre tutti i miei amici giocavano a pallavolo lanciandosi ginocchinterra sul nero pavimento nerogommoso del plesso Pessina, dove si giocava a pallavolo un paio di volte a settimana e se c'era la partita pure tre a volte, alcune settimane( le partite c'erano se le squadre avversarie giungevano al numero legale per prendere un pulmino e arrivare a Ostuni e se il pulmino aveva abbastanza benzina) , io, invece, a momenti non riuscivo a camminare. Mio padre, poverino, mi aveva portato da tutti gli ortopedici della zona i quali mi avevano prescritto pomate e riposo. Pomate e riposo. Le pomate non mi facevano niente e il riposo neanche. Per chi è abituato da piccolo a fare sport, beh, credetemi, l'immobilità rappresentava un dramma. Si provava disagio fisico e ci si sentiva impazzire. Un po' quello che deve provare un consumatore di stupefacenti in astinenza. E da ciò traggo motivi per dire che abituare i bambini a fare sport sin da piccoli, li allontana dalle droghe, sostituendosi, lo sport, a quel quid che calmiera il naturale surplus di energie così comune in un adolescente. Una volta mia madre mi vide piangere e mi chiese perché stessi piangendo. Io le dissi che il motivo era questo dolore alle ginocchia che mi impediva di fare sport ed essere uguale a tutti gli altri. Mia madre mi fece una carezza e mi disse che quando mai io avrei voluto essere come tutti gli altri, che a lei questa cosa proprio non risultava. Ma parlò lo stesso con mio padre il quale telefonò ad un suo antico compagno d'infanzia, un famoso ortopedico davvero molto stimato, che però era in forza, all'epoca dei fatti narrati, presso l'ospedale di Monopoli, città che allora m'era ignota, ma che in futuro, a parte per l'ospedale, mi sarebbe stata nota solo perché quando andavo col treno a Bari all'università, alla volta della sua stazione salivano sempre due o tre tizi che insistevano nel volermi vendere ad un prezzo ridicolo collanine d'oro che giuravano appartenere alle zie o alle sorelle morte in disgrazie accidentali. Un giorno al ritorno da scuola, mio padre, che mi pare sempre brizzolato nei mie ricordi, mi disse che dovevamo andare da un famoso ortopedico per risolvere una volta per tutte questa faccenda delle mie ginocchia. Mi disse di stare tranquillo.Dopo pranzo ci mettemmo in macchina e prendemmo la superstrada per Bari, sulla sinistra ad un certo punto vedemmo delle signorine che chiedevano un passaggio e io dissi a mio padre che forse potevamo dar loro un passaggio, ma mio padre stranamente disse che quelle signorine lì dove dovevano andare ci potevano andare a piedi , che era giusto dietro il cespuglio, io sorrisi e dissi, ah, allora volevano della carta igienica. Mio padre non disse niente. Si limitò a guardarmi e poi un bel pezzo dopo disse, ma la cartigienica non era per la cacca. All'epoca non ci capii molto, ma non ci feci certo caso. Arrivammo a Monopoli, una città del sud barese, piuttosto grande, piena di commerci di ogni genere, mi ricordo che si diceva che lì c'era il pesce buono. Ma a parte delle case anonime a due piani, non mi ricordo molto. E i tizi delle collanine che incontrai poi più avanti negli anni. La sala d'aspetto era piena e aspettammo un bel po'. Poi ad una certa ora, toccò a noi. Entrammo da una porta dietro la quale c'era uno studio. Nello studio c'era una scrivania , un lettino per le visite e attrezzatura per fare delle radiografie. Il dottor Bonaventura, che così si chiamava l'amico di mio padre, sembrava un tipo molto severo, non sorrideva per nulla. Ascoltò quel che aveva da dire mio padre. Poi mi guardò. Mi fece stendere sul lettino e mi toccò le ginocchia. Mi facevano male e lui non insistette. Aveva delle strane mani tutte screpolate , erano come consumate. Poi mi disse di stendermi sul lettino vicino a dove c'era quella macchina che presumevo servisse a fare le radiografie, che per me all'epoca dovevano essere delle specie di foto che servivano per vedere dentro alle ossa. Poi con fare ieratico disse a mio padre di uscire e si mise dietro ad una sorta di schermo protettivo che ricordava uno scudo di celerini, solo un po' più grande. 5 minuti dopo mio padre rientrò. Il dottor Bonaventura si mise a sviluppare le lastre. In silenzio, io e mio padre, attendemmo il responso. Dopo un quarto d'ora , Bonaventura tornò abbastanza sorridente, per i suoi standard. Ci sedemmo e lui, scrivendo su un suo diario di appunti, ci disse che io avevo una sindrome piuttosto frequente, fra gli adolescenti e che si poteva curare e guarire definitivamente. Mio padre e io ci rianimammo. Solo, però, disse Bonaventura, dopo la cura, che faremo qui e ora , in futuro, potrebbe essere necessario rimuovere delle piccole calcificazioni a livello tendineo. Ma non è certo che possano formarsi. Nel caso, si sarebbero rimosse chirurgicamente. Comunque, la cosa più importante, a quel punto, era di guarire dall'infiammazione e da quest'effetto ginocchia a noci di cocco. Disse proprio così, Bonaventura. Si assentò per una decina di minuti e tornò poco dopo con una vaschetta metallica con dentro una siringa di vetro pronta all'uso. Spiegò che avrebbe dovuto praticarmi due iniezioni nelle tumefazioni alle ginocchia. Avrei sentito un po' di dolore ma mi avrebbe cosparso le parti con un anestetico, così non avrei sofferto molto. Mi osservò con quei baffetti da sparviero, magro, sguardo severo, mani di argilla sgretolata...ma si vedeva che era un burbero benefico, che il suo era un atteggiamento e che dietro si nascondeva un buono e forse persino un goliardico buontempone. Mi praticò due iniezioni e dalla mia bocca non uscì un lamento. Era il mio bushido personale, che me lo suggeriva. Più tardi , da grande , capii che non serviva a molto, che la sofferenza che provavano certi individui non era paragonabile a quelle che cercavo di affrontare con il mio bushido. Ma all'epoca segnai il punto, dentro di me. Bonaventura disse che ero stato bravo.Mi disse che sarei dovuto stare a riposo per un paio di mesi e che poi avrei potuto tornare a fare sport. Ce ne andammo , io e mio padre, contenti e felici, imboccammo la superstrada a buon ritmo,e al ritorno, dove c'erano le signorine dei passaggi notai che non c'erano più . Magari avevano raggiunto i cespugli a piedi. Due mesi dopo giocavo a pallavolo e a calcio e non avevo più dolore. Mi sentivo rinato. Disputai un campionato di pallavolo e uno di calcio , del Centro Sportivo. A Pallavolo giocavo come alzatore, un ruolo che oggi non esiste più e a calcio mi distinguevo come mezz'ala , un po' alla Antonioni, con il sedere all'insù, diciamo, via. Anni dopo , intorno ai vent'anni, mi si presentò il problema della calcificazione in uno dei tendini delle ginocchia, di quello destro in particolare . Feci la visita da Bonaventura. Mi osservò e si ricordò tutto. Sì, mi ricordo, disse, postumi di una sindrome di Osgoon-Schatter, nomi dei due medici che hanno scoperto questa patologia. Conobbi l'ospedale di Monopoli e la capo sala che una volta disse che il Monopoli di calcio aveva visto di vincere due a zero e rideva un sacco e lo ripeteva in continuazione, lo aveva sentito dire ad un paziente . In camera ero con un tizio magro che si doveva operare di ernia del disco. Aveva provato a fumare, alcuni giorni prima, ma Bonaventura lo aveva redarguito con severità.Non ci aveva riprovato. Si chiamava Luciano. Adesso non c'è più. Ma non fu Bonaventura, il suo carnefice,ovviamente, fu l'eroina. Un'altra storia, un altro racconto, forse, dipende da come le vedi , le storie, a volte sono come le vie dei santi, lasciano scie e tu devi capire da dove iniziarle, a che punto entrare nelle scene delle tue reveries. Fui operato. Anche Luciano fu operato. Diventammo amici. Io uscii prima dall'ospedale, l'ernia del disco richiedeva più tempo di degenza. Mentre andavamo a casa in macchina attraversando una città che mai conoscerò, chiesi a mio padre:" ma cos'è che ha alle mai, il dottore?". Lui a tutta prima non disse nulla. Poi mi guardò e disse. Prima, quando non si conoscevano gli effetti dei raggi x, si facevano le radiografie tenendo ferme le parti da radiografare con le mani...quelli sono gli effetti dei raggi x . Io non dissi niente. Ma ricorderò sempre quell'uomo, con il suo aspetto severo, il baffetto alla Devid Niven e quella sua immarcescibile volontà di darsi alla scienza, succeda quel che succeda, pur di ridar le gambe a chi non ce l'ha, Gesù Cristo in scala ridotta che cercando il proprio Lazzaro, perlomeno ha prolungato l'esistenza di chi a quel miracolo un giorno spera di assistere per davvero.

mercoledì 9 ottobre 2013

Ask 5

Dove ti trovavi 3 ore fa? mangiavo, ma non mi ricordo cosa mangiavo, mi ricordo la sensazione, Un pò come fare sesso sena ricordarti con chi, defecare sena ricordarsi se si è usata la carta igienica. Ah, ecco cos'era quella frenata di bicicletta in mezzo alle mutande! un minuto fa Che cosa conta maggiormente per te - Il denaro, un buon aspetto o l'atteggiamento? samurai attitude 3 minuti fa Quale canzone ti piace ballare? shock the monkej di Peter Gabriel 3 minuti fa Dove ti vedi nei prossimi 10 anni? In una vasca da bagno con una canna in mano mentre sostengo di essere in Brasile. 3 minuti fa Come si può essere felici senza soldi? Non si può essere felici senza soldi, ma i sldi sarebbero senz'altro felici di non avere a che fare con noi, specie quando li cediamo così in cambio di stronzate! 4 minuti fa Chi è l'ultima persona dell'altro sesso con cui hai parlato? Mia madre, oh, stessi diventando gay? 5 minuti fa Per cosa spendi la maggior parte del tuo denaro? per pagare le bollette che consentono a Letta di credere che sia il mio presidente del consiglio. 6 minuti fa Cosa ti fa ridere di più? Il solletico ai carri armati. 6 minuti fa Ti piacerebbe vivere in un altro paese? Ognuno ha il paese che si merita per questo credo che Buddha avesse ragione nel dire che l'uomo che non vive secondo virtù e condannato a rivivere altrove: ma com'è che io rivivo sempre in Italia? Devo aver fatto veramente qualcosa di grave in un altro me. 7 minuti fa Cosa dovrebbe esserci in una città perfetta? Beh, per dirla con De Andrè non ci dovrebbero esser spargimenti di sangue o di detersivo. 9 minuti fa Secondo te chi è un eroe dei nostri tempi? l'uomo medio con delle capacità tecniche che fa funzionare i paesi tirando la carretta a quella banda di mediocri che lo dirige restando sano di mente fino alla pensione. 9 minuti fa Chi è la persona più pazza che conosci? nessuno sano di mente si mette a scrivere libri in un paese che ha in testa alle classifiche Fabio Volo., risposta pleonastica: io. 11 minuti fa Qual è la tua opinione sulla clonazione umana? Di Danilo Coppola ce ne basta e avanza uno! 12 minuti fa Cosa hai mangiato a colazione stamattina? caffè quadruplo con biscotti al cioccolato. 6 giorni fa Qual è la tua opinione sulla caccia? che i cacciatori sono più bravi a sparare cazzate, per cui non è meglio che si danno al cabaret e lasciano stare in pace i poveri uccelli? 7 giorni fa Qual è il luogo ideale per il primo appuntamento? in camporella...al massimo prendiamo un po' d'aria, no? 7 giorni fa Ci sono persone delle quali hai paura? persone no, entità forse... 7 giorni faA una persona piace questo elemento Quali città ti piacerebbe visitare? Berlino 9 giorni fa Preferisci parlare o inviare sms? parlare, le vibrazioni della voce mandano segnali erotici...sperando che accada se l'interlocutore è di tuo gradimento 17 giorni fa Hai mai rubato qualcosa? purtroppo mi sono arbitrariamente impossessato del fischietto di un arbitro e mentre arbitrava fischiavo di nascosto, più che una partita era diventata un incubo, ma l'arbitro non poteva tornare a casa prima del termine perchè la moglie non se lo sarebbe aspettato... 18 giorni fa Sei una persona creativa? no comment 23 giorni fa Qual è il luogo ideale per il primo appuntamento? a cena...ma non devi essere Gesù Cristo, altrimenti sfigato come sono di sicuro è l'ultima e non so neanche se riesco a consumare il resto 24 giorni fa Hai l'app ufficiale di Ask.fm per Android? App Ask.fm per Android no 24 giorni fa Dove ti trovavi 3 ore fa? purtroppo lavoravo, non dico meno male perchè sono uno che ancora crede che il lavoro sia un diritto, insomma, un nostalgico. 24 giorni fa Hai già l'app Ask.fm per iPhone? App Ask.fm per iPhone noooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo ooo ooo oooooo 26 giorni fa Qual è la tua opinione sulla caccia? In tempi di ogm non è detto che chi spara uccelli non possa pigliare pesci. 26 giorni fa Hai già l'app Ask.fm per Android? noooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo

martedì 8 ottobre 2013

Il racconto di Josè (scritto a penna di sera su un autobus)

Mi ferma per strada sui navigli per chiedermi una informazione. Vuole sapere se quella che sta percorrendo è la giusta direzione per Torino. Me lo chiede in un buon italiano. Io dico che sì. Camminiamo un tratto insieme. E parliamo. Io nel mio spagnolo stentato, lui un po' in italiano, un pò in spagnolo(sua lingua madre) e un pò in francese. Gli chiedo se sta facendo il cammino di Santiago De Compostela. E' bassino , ha pochi denti, barba corta ma non incolta, un cappello, un cappotto grigio, jeans, scarpe da tennis e uno zaino in buone condizioni, più un borsone, ma non emana affatto un cattivo odore. Nonostante i chilometri che deve aver già percorso, in giornata. "Cammino di Compostela? No, io faccio il mio cammino, quello di Josè. A proposito mi chiamo Josè, in italiano sarebbe Giuseppe". Splendida la filosofia che trasuda dalle sue parole da globetrotter poliglotta. Dice che è di Valencia. Ah, Valencia, dico, Andalusia.Mi guarda severo e dice, è al confine con l'Andalusia, anzi è fra l'Andalusia e la Catalogna, è nel Pais Valenciano, precisa con orgoglio, come a voler rimarcare, immagino, che il fatto di essere in giro per l'Europa , mai gli farà perdere le sue radici e anzi spesso ci si allontana dai luoghi natii per riscoprirli. Sono cinque anni che è in giro per l'Europa, mi dice. A piedi. Vivendo di quello che la gente gli dona, dormendo dove capita. Ha in mano una bottiglia di plastica piena di olio d'oliva che qualcuno gli ha regalato. Insieme a del pane. Che porta nel borsone. Io gli dico che sono pugliese e che la mia terra produce il miglior olio extravergine del mondo. Quando gli nomino la Puglia , si illumina, dice che la conosce e che ricorda specialmente un piccolo paese di case bianche ammonticchiate su una collina. Io sorrido, dico, è Ostuni, il mio paese, la mia città, la città bianca. Gli chiedo se l'ha visitata. Lui dice che l'ha ammirata dalla costa, perché viaggia prevalentemente sulla costa, vicino al mare. Se può . Perché giri l'Europa a piedi, gli chiedo."Perché lo voglio. Voglio essere libero". Geniale risposta perché semplice. Ha lavorato in Francia, dice, gli ultimi anni, e fra un 8-9 mesi i francesi gli daranno una piccola pensione. Fino ad allora camminerà. Trentacinque, quaranta chilometri al giorno. Mi mostra le scarpe. Sono buone scarpe, dice, sono le gambe che necessitano di riposo. Sto cercando un posto riparato per "accampigliarme". Dice proprio così, usando questo termine curioso. Camminiamo ancora un pò, a sinistra abbiamo il naviglio e la chiesa di San Cristoforo e lui la osserva da lontano. E dice che è a questo che servono le chiese oramai a fare ombra di giorno e riparare di notte i viandanti, i pellegrini. Mi guarda sorridendo e dice, sai, volevo sapere la direzione giusta per Torino, perché anche se sono già passato da qui il paesaggio muta "rapido", non si fa tempo ad andare giù per l'Italia che quando torni non riconosci più i luoghi, i posti, capisci? L'uomo cambia il paesaggio "esterior" molto più rapidamente del paesaggio"interior". Sorrido ascoltando le sue sagge parole. Sai, continua a parlare, ho sempre qualche problema a chiedere informazioni a gente non adulta, gente che abbia almeno 40 o 50 anni. I giovani non sanno niente o fanno finta di non sapere niente o ti rispondono con fastidio. Io mi sono fidato di te, perché sei adulto, grande di età, ribaltando, cosi, penso, clamorosamente, il paradigma della persona "normale" che invece dovrebbe avere delle remore a fidarsi del "barbone" o (molto) presunto tale. Fa per avviarsi verso il ponte che attraversa il naviglio, un vecchio ponticello che lo porterà nei pressi della chiesa di San Cristoforo. A quel punto gli chiedo se vuol dormire a casa mia. Lui dice di no. Insisto. Lui dice che non è abituato ai loghi chiusi, che lo soffocano. Gli dico che mi ha fatto piacere incontrarlo e conoscerlo, che ero in giro a fare foto, la mia macchina è nello zainetto che porto in spalla, foto notturne. Sì, dice lui, i paesaggi notturni sono molto belli. I paesaggi in genere, dico, anche quelli umani, io per esempio fotografo molto la gente. le persone con i loro volti, i loro corpi, le loro camminate, sono paesaggi in movimento. La gente?,fa. Sono più interessanti i paesaggi. Bueno amigo, buena suerte, mi dice, mentre attraversa i binari del tram che si incastonano nell'ammattonato d'epoca e i mattoni lucidi per la recente pioggia rimandano i bagliori dell'illuminazione pubblica notturna e dei fari della auto in lontananza. Prima di lasciarlo andare lo chiamo e gli chiedo se possiamo farci una foto, in ricordo di questa conversazione. Uso il cellulare perché alla macchina fotografica si sono scaricate le batterie. Mi si avvicina, mi guarda e dice:"a chi risponde ad un viandante non si può negare niente...perché è un uomo di libertà".

domenica 22 settembre 2013

Safari fotografico a Lambrate, zona archeologica industriale( 21/09/2013)

Sabato pomeriggio, fine settembre , mi incontro alla stazione di Lambrate col fotografo Cesare Dal Farra. L'intento è quello di eseguire un safari fotografico nei dintorni e verso via Rubattino dove ci sono ancora in piedi capannoni della ex Innocenti. In piazza Bottini cominciamo a fotografare , ci sono dei punkabbestia con i loro cani che chiedono l'elemosina vestendo all'ultimo grido e bevendo birre da 5 euro a lattina, uno con la cresta da mohicano mi mostra il dito medio e mi minaccia, io gli rispondo che non è che sia così tanto fotogenico ora che Balotelli li ha sdoganati come look . Lì al loro lato c'è pizza Mundial, un forno che sforna in continuazione pizze, pizzette e altre leccornie dello snack veloce a pochi spiccioli , infatti il posto e iperaffollato di gente di tutti i tipi, anche molti italiani che visti i tempi di crisi incombente hanno smesso di avere la puzzetta sotto il naso in quanto a cibi take away per lo meno. Ci avventuriamo a piedi nelle strade limitrofe scattando alcune foto a muri completamente ricoperti di graffiti, l'intera città di Milano è ricoperta di graffiti, alcuni bellissimi altri meno, alcuni altri decisamente brutti o insignificanti. Ma io sono dell'idea che comunque anche un segno brutto che interrompa la monotonia di un muro grigio segnando il passaggio di qualcuno che lo ha tracciato dia un segno d'umanità ad una contemporaneità urbana che ne è sempre di più priva. In una piazza alberata lì da qualche parte ci sono delle zingare dai vestiti sgargianti e variopinti che io fotografo di sgamo mentre subito dopo Cesare Dal Farra mi dice che chiedere non costa nulla e in genere predispone il soggetto che si vuole fotografare per un'accettazione anche se poi certo ne perde in spontaneità e diciamo pure, un pò, quando fotografi qualcuno a sua insaputa , allo scopo di mostrarne poi il viso o una particolare espressione come esempio di paesaggio umano esistenziale, certamente è un furto d'anima con destrezza (di cui non ci si pente mai però, a livello artistico, quando scarichi le foro sul pc). Cesare chiede indicazioni ad una signora sull'ubicazione dell'ex area Innocenti, vogliamo andare a fotografare qualche reperto di archeologia paleo-industriale. Lei ci invita a prendere l'autobus 54 con lei, è una signora di mezz'età bionda che sembra aver voglia di parlare, di comunicare. In pochi minuti ci spiega dove dobbiamo scendere e ci dice che nei capannoni industriali ci vivono e dormono delle persone che ogni tanto la polizia caccia via finchè non vi fanno ritorno, dopo un pò, quando le acque si sono calmate. Scendiamo su sue indicazioni alla fermata successiva a quella dove scendeva lei. Sta andando ad accudire un anziano, che quello è il suo lavoro, alla faccia di chi dice che noi italiani non vogliamo più fare ceti lavori. Subito ci troviamo davanti ad un viale lunghissimo, in mezzo la strada è separata da una siepe e dalla parte opposta a noi c'è un ampio edificio fatiscente e proprio per questo affascinante, con un cancello di vecchie e rugginose inferriate, ampio parallelepipedo di mattoni rossi, ricoperto di graffiti e vetri delle finestre semifrantumati come denti di facce buie ma ridenti. Alle spalle di questo che doveva essere uno degli stabilimenti Innocenti si scorgono nuovi palazzi in costruzione in mezzo a delle enormi gru, termitai allucinatori la cui monotonia estetica ricorda i combinat della DDR, progettati da architetti che dovrebbero essere imprigionati per il reato di spreco del talento al fine di rendere le persone prigioniere del brutto. Fotografiamo il contrasto tra il reperto paleologico industriale del vecchio stabilimento e il nuovo che avanza sul suo sfondo. Proseguiamo per 500 metri e scorgiamo il ponte della tangenziale. Quando lo raggiungiamo e iniziamo a percorrerlo sotto, una visione di bellezza incredibile ci attende. Una teoria infinita di piloni che reggono il manto stradale, si staglia per qualche chilometro da non riuscire a vederne la fine. Ogni pilone è ornato da graffiti e stickers di vario genere e a 50 metri ci sono dei massi messi lì con funzione estetica e dietro di essi si apre un inaspettato laghetto che rende l'ambiente molto gradevole, nonostante il continuo rombo in sottofondo del traffico tangenziale e gli enormi insipidi palazzoni in costruzione sulla sinistra. Chiediamo a un signore di mezz'età anche lui,dove siano i capannoni delle fabbriche della Innocenti, e , molto cordialmente, ci spiega che sono oltre il ponte e ci indica col dito dei tetti di ferro rugginoso in lontananza. Decidiamo di proseguire diritti per poi virare a destra e dirigerci verso i capannoni dismessi. Cesare dice che la gente che si incontra in questi luoghi è gentile e cordiale, ha voglia di parlare , di comunicare, forse la gente presa singolarmente non è poi così tanto male, inumana, forse la gente della periferia ha conservato una propria umanità, nella sofferenza. Facciamo 100 metri e incontriamo dei ragazzi e ragazze latini che danzano come se stessero provando una sorta di spettacolo. Chiediamo se possiamo riprendere alla piccola folla di spettatori latini che stanno assistendo seduti su una panchina di fronte e siamo sotto l'immensa arcata del ponte della tangenziale, che appare costituito da blocchi ciclopici di cemento che paiono messi insieme come un immenso lego da un Godzilla dalla grandezza incommensurabile ,quasi per gioco. Dicono di rivolgerci ad Hector. Hector il professore, lo chiamano. E' acquattato sull'asfalto, all'ombra del ponte , davanti ai suoi allievi, riverso sul radiolone che manda pezzi salseri, e li dirige con maestria. Chiedo se posso girare un video. Lui acconsente con il pollice su e le dita serrate della mano sinistra. Stiamo lì qualche minuto , ammirati, a guardare le evoluzioni danzereccie di questi ragazzi che ci stanno qui dando un chiaro esempio di arte dell'arrangiarsi, si allenano nelle loro evoluzioni di danza al riparo del ponte della tangenziale, all'aperto, palestra naturale e gratuita, splendido esempio di come si possano fare le cose in economia, purchè lo si voglia con forza. Passiamo oltre. Viriamo a destra e già scorgiamo un enorme capannone di cui permane lo scheletro attaccato e corroso irrimediabilmente dalla lebbra della ruggine. Ci avviciniamo ancora. La rete di recinzione è divelta di modo che si capisce che si può entrare dentro e fare una visita . Ci accingiamo a farlo e non senza qualche timore, viste le notizie su probabili presenze umane all'interno. Un passante che Cesare "intervista" ci spiega che quel capannone è l'ex fabbrica della Maserati. Entriamo all'interno e subito ci si arricciano le carni e la pelle per l'emozione. Siamo dentro ad un pezzo di storia Milanese , che dico, nazionale. Il capannone è enorme ma ridotto ad uno scheletro. Pare , con il soffitto ricurvo sui lati, questo immenso parallelepipedo di 500 metri, lo scheletro di una nave rovesciato . Si scorgono gli enormi primi prototipi di condizionatori dell'impianto di areazione, deformati dal tempo, che paiono involontarie sculture metalliche, su in cima abbarbicati a tetto e degli enormi tubi ricurvi che fuoriescono dal tetto costituito ormai men che meno che da una ragnatela di steli metallici. Scorgiamo delle tende last generation che costituiscono una sorta di piccolo accampamento, che sembra , a quest'ora del pomeriggio, abbandonato. Intorno a queste tende e in quasi tutto l'interno del capannone sono ricresciuti alberi e cespugli in abbondanza, quasi che la natura avesse voluto lentamente ma inesorabilmente riconquistare il terreno che le era stato espropriato dall'uomo a fini produttivi. Ci sono persino degli alberi di fico, ricresciuti non si capisce bene come. Sui lati del capannone , sui muri superstiti ci sono disegnati dei graffiti. Subito mi viene in mente che di notte in questo luogo graffitari che si esercitano indisturbati, lontani dalle molestie poliziesche-posto che penso che qualsiasi interruzione di una qualche attività con finalità creative sia da considerate una molestia-magari bevono il te' nel piccolo accampamento sicuramente rom insieme ai gitani , ballando le loro gighe e allontanandosi di quando in quando fra i cespugli con calde ragazze sinti per passare qualche momento di bollente intimità. Torniamo indietro e incontriamo dei resti di un auto, probabilmente dei tempi produttivi, parliamo degli anno '70 o giù di lì. C'è silenzio, un silenzio catartico. Immaginiamo le catene di montaggio e centinaia di operai gli uni accanto agli altri, alle catene di montaggio, che sudano e respirano insieme, finchè il respiro diventa unico e così potente da mandare in frantumi il soffio di mille monaci taoisti, muscoli, e mani che si muovono all'unisono, per quarant'anni ripetendo gli stessi quotidiani gesti, per quarant'anni, tutti i giorni con fuori qualsiasi tempo gelo o sole infernale squagliasfalto... ci vuole del genio a fare per quarantanni gli stessi gesti tutti i santi giorni senza impazzire. Siamo in una di quelle fabbriche che, involontario complice il capitalismo fordista, ha creato una delle più salde generazioni della storia contemporanea e una delle classi sociopolitiche più coese di tutti i tempi che sviluppò un senso di solidarietà umana e nelle lotte che mai più sarebbe stato raggiunto e si raggiungerà. Da pelle d'oca, possiamo sentire i loro respiri, i loro affanni, le loro anime tormentate e i clangori metallici dei pezzi che assemblavano tutti i giorni. Usciamo dal capannone e ci dirigiamo verso l'acquedotto che è lì poco oltre , allontanandoci sempre più alla destra del ponte della tangenziale nei presi dell'uscita Rubattino. Sullo sfondo si vedono enormi palazzi in costruzione che avanzano minacciosamente divorando questi reperti archeologici di un passato glorioso in disfacimento. Enormi aree industriali che l'abbandono ha reso scenari poetici, palchi di teatri a cielo aperto, luoghi di produzione artistica involontaria, possibili spazi di socialità creativa. E presto scompariranno per far posto a questi palazzoni anonimi e grotteschi che saranno abitati da una generazione di acefali che siederanno su divani della stessa marca lowcost divorando merendine dell Kinder di provenienza Caritas, perchè non avranno di che mangiare e di che lavorare, precari a vita, anime imprigionate in dimore per giapponesi padani.

sabato 21 settembre 2013

Esercizi di stile

Per puro esercizio della parola scrivo questo pezzo prima di avventurarmi in un safari fotografico urbano che non so bene cosa significhi, alzato alla buon ora, 10 di mattina, ognuno ha le albe che si può permettere quando se le può permettere, Marillion in sottofondo con la loro musica elettronica dagli echi ancestrali semiceltici, ma giuro che non sono Battiato, lo sarei se ci aggiungessi, nei recessi sahariani dell'anima derviscia giuro che andando avanti ci si piscia, poi i miei esercizi quotidiani di qi gong di cui credo di aver carpito il segreto, per eseguire gli esercizi bene devi pensare solo agli esercizi medesimi e quindi di conseguenza non pensi ad altro, da lì il distacco-questo l'ho pensato dopo averli fatti , mi ero reso conto che per una ventina di minuti non avevo pensato a niente e mi sono sentito felice-, mentre i Marillion imperversano sullo stereo vado avanti , ripreso a pensare e quindi in qualche modo a soffrire, ma perchè evitare la sofferenza, meglio attraversarla fachiristicamente così allenandosi nulla ti può più scalfire, ma neanche questo è giusto perchè la sensibilità non la si può perdere , ti fa stare bene, lacrimare di gioia e felicità se occorre o di amarezza e pianto, ma il riso si sa è un pianto rovesciato, allora perchè quando piangiamo non facciamo la verticale per stare meglio subito?Dietro di me l'inquietante presenza delle mie biciclette, devono svuotare il locale parcheggio condominiale delle stesse perchè non ci si muove, un guazzabuglio di raggi, catene, lucchetti, freni, manubri e pedali, un complicato intrigo di bici, donne, scantinati e relitti , anche se la bici mi disturba la prostata io bastian contrario mi chiedo sempre in che misura possa la mia prostata disturbare la bici, questo essere democratico ad libitum mi frega all'infinito però, perché del calzino io voglio vedere sempre i due lati dimenticandomi della puzza, che quella conta nella società dei profumi, delle giacche e cravatte, delle platinum american express, non importa farsi il bidet, ci si compra mutande pulite restando col culo sporco, metafora della coscienza, ma in fondo non mi importa molto di tutto ciò, sto solo esercitando la parola scrivendo quello che mi viene come mi viene, non avendo in fondo molto da dire, carico a molla il mio cervello cercando di tirarci fuori qualcosa di buono in questa giornata di sole improbabile, per settembre, ho pronti in bisaccia due miei libri venduti ieri da portare ad un tizio che li vuole leggere sulla fiducia, e che volete che vi dica, penso che se c'è ancora qualcuno che vuole leggerti sulla fiducia allora non tutto è perso, ma non vorrei aver fatto una troppo buona impressione o vieppiù un impressione pessima per cui au contraire mosso a compassione il subitaneo acquirente, mentre sono qui a pestare la tastiera con le dita suonando la mia musica fatta di parole che leggo nel silenzio dello stereo spento perchè il cd elettronico scozzese è arrivato al termine, mi chiedo infine se sia meglio infischiarsene dei fischi o fischiare agli infischiati, solo il maestro Dogen può rispondere a questa domanda, e come? Gli occhi sono in orizzontale e il naso in verticale .

venerdì 13 settembre 2013

Ask 4

Hai già l'app Ask.fm per Android? noooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo 19 giorni fa Qual è il posto che hai sempre desiderato visitare? il mio fegato 19 giorni fa Hai già l'app Ask.fm per iPhone? no circa un mese fa Qual è l'ultima cosa che hai fatto con le tue mani? beh, non lo posso dire, anche se un pò da questa risposta si può intuire... circa un mese fa Che profumo indossi oggi? eau de not in bianc 3 mesi fa Qual è il tuo negozio di abbigliamento preferito? saccheggiare i sacchi per i vestiti per il terzo mondo, non credo che indossino piumini o monbut a Nairobi... 3 mesi fa Cosa devi fare oggi? dovrei lavorare cercando di restare più indifferente possibile alle provocazioni . 3 mesi fa Hai qualche strana fobia? non sopporto la giacca e la cravatta, vestire così inquina, perchè implica un iphone all'altezza, sigarette di lusso, macchine di lusso, insomma ti dissangui e poi ti mancano i soldi per lavarti le mutande.Io preferisco portare mutande pulite. 3 mesi fa Con chi parli più frequentemente al telefono? con i venditori di pacchetti telefonici. 4 mesi fa Se c'è una cosa che potresti cambiare del passato, quale sarebbe? se ci fosse una cosa che potessi cambiare del passato , quale sarebbe? 4 mesi fa Cosa ci uccide e cosa ci rende eterni? L'ignoranza e la libertà. 4 mesi fa Su quale rivista vorresti apparire in copertina? Time 4 mesi fa Ti piacciono i Musical? Mi fanno lo stesso effetto dei kiwi :-) 4 mesi fa Che cos'è che può farti sentire meglio? perdermi nel paese di Libertà ! 4 mesi fa Cosa ti manca? ho iniziato a esprimermi scrivendo, poi parlando in dei video, poi in pubblico, ad un certo punto vivrò in silenzio seduto davanti ad un muro...mi manca la certezza che riuscirò a farlo. 4 mesi fa Qual è il miglior libro che hai letto finora? sarebbe come chiedermi qual'è la donna che hai più amato, certe domande meritano risposta da seduta spiritica: non c'è risposta. 4 mesi faA Debora Martulli piace questo elemento Che piani hai per domani? sono in ferie 5 mesi fa Quale tipo di trasporto usi più spesso? i sogni 5 mesi fa se tu fossi una bevanda alcolica, quale saresti? Primitivo di Manduria, vino forte e sapido, ma sottostimato 5 mesi fa Qual è la cosa che desideri maggiormente nella tua vita in questo momento? devi farmi questa domanda quando sono ancora più nella merda, per il momento riesco a nuotarci dentro. 5 mesi fa La caccia dovrebbe essere proibita? penso che se hai fame un pò tutti possono andare al supermercato. 5 mesi fa Qual è il tuo aspetto quando ti svegli al mattino? più o meno ho l'aspetto di una nube tossica. 5 mesi fa Qual è la tua parte del giorno preferita? la notte...la notte è avvolta nel silenzio che a volte è frastuono quando ti vengono a trovare i pensieri che affollano la tua mente gridando quanto è orribile il giorno con la sua orrida liturgia del lavoro, della produzione fine a se stessa. 5 mesi fa Che differenza c'è fra destra e sinistra? La destra guarda al mondo così com'è la sinistra a come dovrebbe essere. 5 mesi fa Qual è il tuo orientamento politico? se guardandomi allo specchio vedo un punto nero, non vado dall'estetista, gli sparo. 5 mesi fa Perchè ti piace la natura? Perchè preferisco avere il pollice verde che il medio marrone :-) 5 mesi fa Quanti denti hai? quelli giusti per azzannare la vita 5 mesi fa Cosa faresti se sapessi di non poter fallire? lascerei tutto così com'è. 5 mesi fa Che aspetto ha la tua camera? (pubblica una foto) in quale momento la devo pubblicare? Potrebbe essere imbarazzante ;-) 6 mesi fa Sei mancino/a o destro/a? destrorso di mano, mancino di pensiero. 6 mesi fa Ti piacerebbe vivere in un altro paese? Qualsiasi paese , in questo momento, è più interessante di un paese dove devo adeguarmi ad una cultura dominante basata sul principio che violare le regole e sfangarsela sia la più alta manifestazione di abilità umana. 6 mesi fa Qual'e il tuo sogno nel cassetto? Non mi rispondere che non hai il cassetto! estinguermi nella libertà. 6 mesi fa Che stai bevendo ? Uliveto... e dei passeri mi piace la loro versione plurale femminile. 6 mesi fa Ti piace il tuo nome? Viene da un santo russo, mia madre in cinta di me era con mio padre nella basilica di Sant'Antonio da Padova ed ebbe un malore davanti ad un santino, un frate disse che era la statua di San Danilo , un santo ortodosso: fine della breve storia del perchè mi chiamo Danilo. 6 mesi fa Qual'è un tuo sogno perverso ricorrente? Fabrizio Corona rinchiuso in un trullo con dodici marocchini della prima ondata migratoria. 6 mesi fa Qual é la migliore cosa da fare dopo una giornata lunga e dura? Tornare a casa e trovare una donna che ti massaggi con oli profumati dopo che ti sei fatto un bagno caldo, poi fare l'amore e mangiare bene e poi ancora, last but not least, dopo, non ascoltare le notizie al telegiornale. 6 mesi fa Dove ti immagini tra cinque anni? Sarò disoccupato e per sbarcare il lunario inventerò un tirassegno speciale con le sagome di Monti, Berlusconi, Fornero, Bersani, Renzi e Beppe Yoghi Grillo, gli orsetti li manderò in vacanza , se lo meritano, loro. 6 mesi fa Qual è la cosa più pazza che tu abbia mai fatto per denaro? Uscire con un'attrice famosa senza un centesimo in tasca.(Nomi non ne faccio, però) 6 mesi fa Quale persona famosa ti piacerebbe incontrare? La maggior parte delle persone famose che ho incontrato sono state una delusione, pensano di essere interessanti a prescindere, più che altro mi piacerebbe incontrare il Diavolo perche mi spiegasse direttamente le sue ragioni. 6 mesi fa Qual è la tua città preferita? Quella nella quale nessuno ti giudica per come vesti, per chi frequenti e che quando ti saluta non lo fa per investigarti l'anima, ma per educazione o curiosità antropologica. 6 mesi fa Quante volte al giorno mangi? tre volte...e non senza un certo senso di colpa, ma non per la linea , penso a chi non può permetterselo..

martedì 3 settembre 2013

Pedalare sul naviglio

<i>Ho quaranta minuti di tempo prima del lavoro e decido di andare in bicicletta sul naviglio, la parte che da Corsico ve verso Trezzano sul Naviglio e Gaggiano. Inizio piano, in mountain bike, fa caldo e voglio godermi il sole, mi tolgo la canottiera e proseguo incastrandomela nei pantaloncini, incontro molti ciclisti, l'asfalto è grinzoso, pieno di crepe, come il volto di un vecchio, tanto che immagino che chi corre suda e schiatta su quest'asfalto osservando quelle rughe tragga ancor più stimoli a fare sport, per rallentare il momento in cui il suo viso sarà così, come quell'asfalto. I ciclisti hanno varie età, spesso sono anziani, gente che ha vinto il terno al lotto della pensione, dopo una vita di lavori pesanti in fabbrica, in magazzino o magari in ufficio davanti a scartoffie di cui è diventato amico come un tarlo, alla fine, quasi per identificazione. Hanno fogge sportive di tutto punto, perfette, firmate, di marca, colorate, equipaggiati come professionisti, persino le bici sembrano di quelle costose, così leggere che vanno da sole, quasi a vela. Joggers pochi, qualche ragazza per lo più, di ritorno dalle vacanze e che tenta disperatamente di mantenere la tintarella, perlomeno in viso. Hanno canotte e tute che le coprono le gambe, delle islamiche dello sport, confrontate a me. C'è sempre questa pudica ipocrisia del tornare a vestirsi, a coprirsi, quando a settembre riprende la produzione, quasi una solidarietà con chi indossa le divise da lavoro, le giacche e le cravatte e non a caso mi guardano come un marziano. Ma io proseguo imperterrito a pedalata spedita, godendomi il sole di questo settembre di un'estate slittata verso l'autunno, a giudicare dalle temperature elevate. Passo davanti al comune di Trezzano e a qualche impiegato di rientro dal cornetto maledetto al bar che gli impinguerà quella pancetta che sua moglie esalterà falsamente davanti a giovano virgulti palestrati amici dei figli mi guarda con sconcerto , la seminudità di un uomo maturo e villoso desta scandalo, scalpore...Proseguo verso Bonirola, frazione di Gaggiano, sulla sinistra c'è una cascina e un recinto pieno di polli e conigli, visione bucolica su questo lato del naviglio che contrasta con il traffico squassatimpani e zebedei dall'altra parte del naviglio, quella dove ci sono capannoni industriali e tangenziali. Qualche cornacchia grigia assuefatta al chiasso e agli scappamenti vola placida sulle acque calme del naviglio che pare indifferente a tutto . Comincio a vedere le prime case di Gaggiano, case antiche e ben tenute, alcune con i tetti di tegole rosse, le insegne delle trattorie e delle osterie o di qualche ogm della ristorazione che risponde alla definizione di ristopub . Più avanti incontro degli operai in tuta arancione, con caschi da marziani che fanno volare ciuffi d'erba come mietitori di corpi di samurai in cartoon giapponesi, si fermano al mio passaggio, per non schizzarmi d'erba e rami. Altri ciclisti, per lo più signore della mezza età che provano a battere il tempo della vecchiaia, a sentirsi vive, almeno nel corpo, almeno per risparmiare sulla domestica in casa . Quando arrivo a Gaggiano un'immagine di ponticelli che attraversano le acque del naviglio fa assomigliare questa cittadina a qualche quartiere veneziano, persino meglio, in alcuni particolari. A sinistra case di tetti di tegole con i muri foderati di mattoni rossi, che tanto colpivano Jack Kerouac, quando descriveva le cittadine dell'america interiore, quella di provincia. E ora di tornare indietro , più veloce, per stare nei tempi, qualche ciclista cerca di superarmi e ci riesce senza che io quasi me n'accorga, tanto ci tengo alla competizione, in generale. Incontro anziani che pedalano lenti, come bradipi,come monaci zen, con la stessa fretta psicologica, vale a dire, splendidi esempi su come ci si possa avviare al tramonto dell'esistenza continuando a passeggiare e a godere della vita ovunque e dovunque ci sia toccato di viverla.i>

sabato 24 agosto 2013

Gli occhi dell'Islam, una suggestione, più che una interpretazione.

Di fronte a casa dove abito a Corsico, c'è un balcone, uno dei tanti balconi di uno dei tanti palazzi di dieci e più piani rivestito di un abito di mattoni rossi come le vecchie abitazioni descritte da uno dei miei numi tutelari in letteratura, il franco-canadese-americano di Lowell Jack Kerouac . Su quel balcone c'è un mondo: una piccola bandiera egiziana appesa alla ringhiera , una piccola mountain bike sulla quale scorrazza uno dei figlioletti di quella famiglia egiziana , e , ogni tanto , una donna in abito tradizionale indossato con orgoglio fa capolino, batte i tappeti appesi alla ringhiera verde marcio e mi guarda (spesso mentre torno dalla corsa serale grondante di sudore) con quei suoi due occhi che sono abituati a parlare in una casa in cui parlano il marito e i figli maschi, occhi che non cessano di desiderare persino altri uomini, occhi che vogliono dirti che non sono rinchiusi in un vestito come in un carcere ma che essendo specchio dell'anima trasmettono tutta la bastante bellezza che c'è da "sapere" lasciandoti intuire che qualsiasi cosa tu troverai sotto quelle vesti scure, la amerai come quegli occhi e al di là di essi, perchè sarà tanto grande il tuo desiderio pregresso, sarà stato così alimentato e amplificato da quegli occhi, che non potrà non sfociare ,al momento opportuno, in uno tsunami dei sensi. Ogni tanto vicino a lei appare il marito, di foggia islamica, con barba da predicatore, da imam, ma nonostante la sua presenza, gli occhi di lei non cessano di guardare il mondo con desiderio, ma nel rispetto dei ruoli, con quella pudicizia che serve per caricare il fucile a molla che al momento opportuno scaglierà la bomba atomica dei sensi...La parabolica gli fa giungere in casa in diretta tutti i giorni Al Jazeera che trasmette immagini terribili della guerra civile nel proprio paese e di una città, Il Cairo, che non vuole l'islam tradizionale che si è fatto largo annidandosi nelle campagne e vincendo le elezioni con l'arma della demografia . Una volta vinto, poi, si sono fatte largo delle vecchie abitudini alle proibizioni negli animi di chi legge il Corano credendosi Maometto e peccando per questo, secondo le leggi che essi stessi avrebbero dovuto rispettare. E ora la guerra...Ma gli occhi, quegli occhi che desiderano senza approfittare ma rimandano il desiderio a quando è più opportuno o forse a mai, e si deve avere persino il diritto di sperare l'inverificabile senza per questo smettere di amare quello che già si possiede (dando l'impressione di non possederlo) e anzi contribuendo a farlo brillare di più, quegli occhi sono l'essenza dell'Islam.

mercoledì 14 agosto 2013

Sinai Phone 2

Vigilia di ferragosto, vado in un internet point a Corsico, Sinai Phone 2, in via Milano, al 10, devo mandare dei soldi ad una mia amica in difficoltà in Spagna, l'hanno scippata. Lasciamo perdere le battute, prima di ritrovarci anche noi come loro. Entro in questo luogo ai confini del mondo, dietro ad una vetrata sulla quale ci sono appesi marsupi, registri antiriciclaggio della Western Union e , in cima, una bandiera egiziana, c'è un ragazzo egiziano. Mentre gli do i dati, contemporaneamente entra un rumeno che compre una scheda wind, a cui l'arabian boy fotocopia la carta d'identità, poi fa il suo ingresso una donna araba con l'hijab e un vestito lungo azzurro con ricami in oro, occhi ripassati con l'hennè. E' bellissima. Compra dei biglietti per l'autobus. Ha un sorriso discreto , guarda senza muovere lo sguardo, la sua è una visione periferica ingegnosa e maliziosa. L'arabian boy continua a inserire i dati per il mio invio nel pc e contemporaneamente osserva in internet la diretta televisiva degli scontri al Cairo, con tre telecamere di Al Jazeera che inquadrano tre diverse zone della capitale egiziana. Si vedono manifestanti che mostrano bossoli di proiettili veri e di lacrimogeni, bandiere egiziane, cartelli con immagini di Morsi. S'infervora, l'arabian boy dell'internet point, comiziando davanti ad altri tre arabi vestiti come ragazzi occidentali, uno di loro porta jeans attillati che mostrano la bordura di mutande Calvin Klein e lo osserva come un reperto archeologico senza dare segni di approvazione né diniego. Altri invece assentono col capo. Nel frattempo l'arabian boy continua a inserire dati, gli do i soldi e continua a scrivere sul pc, rumori di spari provengono da Al Jazeera che trasmette su internet, lo schermo di un pc è rivolto al pubblico e tutti guardiamo esterrefatti, trasecolati, la guerra in diretta tv. Almeno la prima guerra all'Irak l'abbiamo ascoltata raccontata dal grande Lucio Manisco che ci ha risparmiato il sangue, i cadaveri, i bossoli, semmai abbiamo visto la faccetta semispaventata di Cocciolone recitare a soggetto davanti a tremolanti cameramen irakeni . Io termino l'operazione, e dai telefoni intono si sente parlare in spagnolo del Rio de la Plata, qualcuno urla ai parenti lontani le mirabilie inesistenti che lui rende reali raccontando balle di felicità. E dai pc intorno collegati a internet un bel pò di ragazzi consultano facebook, yahoo , videochattano con skype con amici dall'altra parte del mondo e una brasiliana mulatta guarda una puntata di "O Cravo e a Rosa", telenovela brasiliana che trasmette Rede Globo. Ride da sola e ogni tanto si gira a urla " estou vendo gravacoes antigas", che dovrebbe più o meno significare che sta vedendo le puntate precedenti. Sto per uscire e dagli schermi di Al Jazeera via internet qualcuno urla in sequenza Allahu Akbar . Dio è grande. In continuazione. Ecco il segreto dell'islam, la semplicità, basta dire che siamo tutti inferiori a Dio e che l'unico grande è lui che non si sente il bisogno d'altro. Nel frattempo intorno piovono proiettili. Ma la voce continua imperterrita. Allahu Akbar, dice la voce . Uscendo guardo a destra del Sinai Phone 2, ed, effettivamente, sì, il bar è proprio là . Vaticinante, direi .

martedì 13 agosto 2013

Milano deserta è la festa di chi resta.

Agosto , Milano si svuota, nonostante la crisi, tuttiamare. Ma chi resta può godersi gli immensi centri commerciali freschi d'aria condizionata semideserti. Corsie di pelati che ti guardano silenziosi, scatole di tetrapak di latte, birre da tutto il mondo conversano fra loro in un linguaggio fatto di garganelle inverificate, i biscotti dormono nelle loro scatole e le acque minerali viaggiano sul lunapark dei muletti. Le commesse del Mac Donald dentro l'Auchan di Cesano Boscone finalmente accolgono i rari clienti con un sorriso e un mucchio e una sporta di riguardi, rilassate, serene, semiabbronzate da ferie fatte a spizzichi e bocconi nei ritagli di tempo in una qualche piscina Argelati o altre . Le russe del finto Mac Donald di fronte osservano a braccia conserte quando si gradisca più il big mac del kebab di pollo, a volte. La piadineria è vuota e i tavoli davanti alla riseria sono semideserti, con qualche nera sudamericana che imbocca un figlio d'italiano che non si chiede cosa sia lo ius soli. Il tabaccaio ascolta la radio mentre i sigari cubani vorrebbero tornare a farsi accarezzare da nere mani di arrotolatrici di tabacco di Santiago o La Habana, le commesse dei negozi d'abbigliamento ciondolano spolliciando l'iphone con what's up e passandosi immagini dei fichetti di "Amici" fra amiche a loro volta spollicianti da casa o in spiaggia. Qualcuno evita le casse automatiche e viene invitato a usarle. Ovviamente sono io, che mi affretto a spiegare che mi piace la cassa con la cassiera, che forse mi piace la cassiera, che magari vorrei parlarci qualche minuto e proseguire la mia giornata con la leggera consapevolezza che qualcuno mi ha almeno rivolto la parola senza chiedermi di schiacciare il tasto verde con la voce magnetofonale di un bancomat . Con la copia de La Repubblica in mano apprendo che Nello Aiello si è spento a 82 anni e che Eugenio Scalfari lo piange con queste parole:" eravamo tutti e due uomini del sud e meridionalisti , ma detestavamo la furbizia anarcoide, quella prepotenza verso i deboli , quel servilismo verso i forti e quell'orgogliosa violenza che per secoli hanno rappresentato il galantuomo colluso con mafie camorre e clientele". Mi chiedo cosa ne pensi di tutto ciò la commessa dell'erboristeria che si fa vento con un ventaglio di bambù thailandese in attesa che entri qualcuno per chiedergli del ginseng perchè ha finito il viagra e il suo medico è in ferie . Esco e fa un caldo bestiale, 30 gradi, 77% di umidità. Ma il parcheggio è semivuoto, il deserto è il premio, è la festa di chi è rimasto a lavorare o di chi non è potuto andare in vacanza perchè aveva paura di svegliarsi sotto gli archi del Partenone.

lunedì 5 agosto 2013

Il grande caldo

Forse non è un argomento che spicca per la sua originalità, parlare del caldo. In fondo si parla del tempo per non parlare d'altro. Ma poi di che cosa d'altro dovremmo parlare , del governo, di Berlusconi , di Letta? Ma se sono tutti i giorni in tv! L'unica cosa che mi viene da pensare, ma se sono tutti i giorni in tv, ma questi, quando lavorano? Beh, basta, potrei essere accusato di fare satira politica e io non ne ho voglia, ho troppo caldo. Come ci si difende dal caldo in questa Milano-ovest e dintorni, se ancora non si è in vacanza in altri luoghi e altri laghi o se si è in vacanza nella propria città perchè soldi ghe n'è minga ? Gli anni passati ad agosto mi piaceva restare a Milano. Era semivuota, in macchina potevi percorrere l'intero tracciato urbano in meno di un'ora, godendoti le strade, i semafori a occhiolino giallo , le serrande chiuse dei supermercati e i baracchini peruviani con i ventilatori a manetta, che dico , a paletta...niente secchielli e formine, però . Di notte poi era fantastico, temperatura più fresca, potevi circolare in macchina con i finestrini aperti e goderti i neon dei negozi chiusi, la poesie delle rotaie luccicanti sotto i rari abbaglianti lampeggianti a incroci misteriosi sgombre di tram in preda alla rarefazione dovuta ai magici orari estivi. Magici, appunto, perchè facevano sparire tram e bus . Magrebini che percorrevano strade urbane con biciclette assemblate alla fiera di Senigallia finalmente liberi di scorrazzare sin dai tempi della sciura Moratti, la sindachessa che aveva quei capelli fantastici che ai nonni che non tanto ci vedono bene dava l'impressione di andarsene in giro con uno scoiattolo in testa, visto che le ronde padane erano in ferie a ubriacarsi sulle spiagge del Salento di negramaro e sangia locale, senza che nessuno gl'avesse chiesto il passaporto , che ne so, una volta arrivati a Cerignola . Era meraviglioso farsi 30 chilometri per trovare un'edicola aperta, che uno ci rinunciava e dava ragione a Berlusconi, meglio non comprarli i giornali che dicono solo bugie. Ma come faremmo a vivere senza bugie, la verità è troppo dura e scomoda. Mai restare senza scorte alimentari, poi, perchè Milano è la città più laboriosa d'Italia fino a un giorno prima delle ferie. Poi se gli tocchi le ferie , il milanese diventa un guerrigliero Afghano, potrebbe uccidere, potrebbe persino fare la rivoluzione o giurare di non andare più a vedere Inter o Milan a San Siro. No. Le ferie sono sacre . Per cui supermercati chiusi e quelli superstiti con personale ridotto. Che già è insufficiente nei periodi normali. Comunque chi va in vacanza, beh, fortunato lui che ci può andare. Chi come noi resta nella grande Milano come affronta il grande caldo? Primo, tapparelle chiuse così non entra il caldo, con gli spioncini delle stesse a pompare aria e creare corrente con le finestre di altre stanze. Certo c'è sempre l'aria condizionata, per chi può pagare le bollette e per chi può farsi installare queste meraviglie della tecnica dell'areazione artificiale di ultimo grido da altri sfigati costretti a restare in città ad agosto, gente dalla pelle scura che si maledice in continuazione e di cui ci si ricorda quando tutti gli altri, i bianchi milanesi e ex terroni promossi a italiani se ne sono andati in vacanza. E invece ci vediamo le case affollate di questi neri extracomunitari che aggiustano sifoni, regolano water e docce e installano condizionatori non potendone godere dei benefici nemmeno nei propri furgoni scassati con cui vanno in giro per la città . Paradossi, altro che paradisi. Secondo , farsi docce fredde in continuazione, a patto di non esagerare , sennò la difesa del caldo può essere foriera di improvvise paralisi a frigore, se le docce sono troppo gelide. E guai a restare bloccato in casa col colpo della strega , anche gli ambulanzieri privati hanno figli e figlie da portare in spiaggia per costruire castelli di sabbia! Terzo, limitare il movimento al minimo indispensabile, tanto con le tapparelle abbassate dentro casa è buio e voi avete già rovesciato il vaso di fiori e la zuccheriera. Poi, quando arriva l'ora di andare a lavorare, in fondo, si pensa, meno male che vado a lavorare, lì almeno c'è l'aria condizionata ed è gratis! Peccato che anche un altro milione di persone abbia avuto la stessa intuizione e te li ritrovi tutti lì, al lavoro con te. E tu li devi servire. E non hai certo il tempo di spiegare che servire non significa essere servi. Loro sono in vacanza . Un fatto religioso, a dir poco.

giovedì 11 luglio 2013

Racconto dell'estate

Un giorno di luglio 2013. A mare con mio fratello e mia nipote. Spiaggia del Pilone. A sinistra della Torre al termine della strada asfaltata. Una Torre Saracena chiamata così per sineddoche, in realtà una torre "per avvistare pirati saraceni", così alla fine per convenzione si è finito per chiamarle così , queste costruzioni di pietra bianca tufacea turrite che spuntano qua e là sulla costa pugliese. Un mucchio d'auto parcheggiate fin sugli scogli, com'è abitudine degli italiani come noi assuefatti da tempo all'idea che l'Educazione Civica sia una materia da relegare all'ultima ora a scuola tra gli sbadigli da tricheco della maggior parte degli studenti. Comunque, dicevo, a destra della torre c'è la spiaggia del Camping omonimo del Pilone con l'animazione quasi sempre costituita da ragazzi e ragazzi romani magri, tatuati, un pò alla senza tetto ne' legge, ma anche alla senza tette ne' legge , ma una volta le romane non erano famigerate per essere abbondanti? Deve essere la crisi. Un bel pò di signore con pelli da iguana non cangiante , però, fanno aerobica , mentre i mariti , intontiti dalla mangiate luculliane non riescono nemmeno a tagliarsi le unghie dei piedi perchè incapaci di piegarsi senza l'ostacolo insormontabile della pancia debordante e guardano i senegalesi che driblano gli ombrelloni vendendo collanine con una certa invidia, in questo caso, non solo del pene, ma per sottrazione, vale a dire invidiano in loro qualcosa che non hanno: la pancia. Nel frattempo l'animazione ha mandato qualcuno a prendere il defibrillatore dal campo perchè si è resa conto che sarebbe più in sintonia se fosse definita "sala di rianimazione". Noi però andiamo sulla spiaggia a sinistra della Torre, perchè decisamente più varia, piena di turisti ed immigrati italiani( promossi a italiani da quando ci sono gli extracomunitari) che amano tornare nei luoghi natii, quand'è estate. A proposito, ma quand'è estate? A me non pare che quest'anno ci sarà l'estate. E' il 5 luglio ma se dovessi dire che fa il caldo tipico del mese di luglio delle estati di una volta dovrei mentire. Quando i metereologi nemmeno si sognavano di uscirsene con queste teorie strambe del riscaldamento del pianeta ma si godevano la tintarella sulle spiagge pure loro smettendola di rompere i coglioni. Giunti a metà spiaggia scarichiamo , borse, asciugamani, palette & secchielli e togliano pantaloncini e maglietta . Certo ho un pò di pancia, che volete, il metabolismo non è più come quando si hanno vent'anni e poi tutta questa cura per le tartarughe addominali non farà perdere di vista l'aspetto più interessante delle tartarughe ,animali, invece, vale a dire la immane tempistica di sei giorni per fare l'amore? Ecco le tartarughe che mi interessano, quelle addominali le lasciamo volentieri a chi passa il proprio tempo e rimirarsi in uno specchio nel chiuso di una palestra mentre fuori la vita scorre. Così, mentre mio fratello istruisce sua figlia sui pericoli del mare, io, spavaldo, mi tuffo per la prima nuotata della giornata. L'acqua non è caldissima ma dopo un primo impatto il corpo si abitua alla nuova temperatura e prendo a schiaffeggiare l'acqua di gran lena con il mio crawl alla Weissmuller del primo Tarzan, nuotata vintage ma efficace. Così mi allontano per un paio di chilometri dalla costa . Ad un certo punto vengo colto da un insolito brivido e nella mia mente prende corpo l'immagine di una sequenza da film horror. Immagino che un essere polpiforme e tentacolare mi si attacchi agli occhi e me li ustioni lasciandomi cieco. Mi scrollo di dosso questa immagine terribile e torno verso la spiaggia di sabbia bianca, nuotando di gran lena a dorso . Circa 50 metri prima del bagnasciuga, mi rigiro e continuo a nuotare in stile, però. A quel punto all'altezza del gomito sinistro avverto improvvisamente un dolore intenso, un misto di scossa elettrica e fitta lancinante. Con la coda dell'occhio (nuoto sempre senza occhialini, un retaggio del mio inveterato primitivismo) noto una specie di polpo, ma più traslucido e di colore rosso vinoso che si allontana lungo il mio braccio . Evidentemente una medusa. Una di quelle che attaccano qualsiasi cosa si trovino davanti a scopo preventivo, interpretandolo come una minaccia. Arrivo a riva nuotando a rana. Il braccio mi fa male. Ma resisto, non è la prima volta che assaggio l'elettricità di una medusa. Mi fermo un momento a riflettere. Come mai ho avvertito il pericolo prima che si verificasse? Sono forse un sensitivo? E' tempo che Piero Angela rinunci al suo razionalismo radicale e se ne vada in pensione? Esiste qualcosa che ancora non conosciamo fra le nostre facoltà mentali? Ma tutto questo ragionamento dura solo un minuto . Razionalizzando mi rendo conto che quell'acqua limpidissima e fredda, il mare calmo e un lieve vento di levante che soffia verso terra costituiscono le stesse condizioni ideali in cui altre volte in passato ho avuto incontri ravvicinati con meduse . Per cui il corpo ha tenuto in memoria questi dati e sviluppato una sensibilità di allerta materializzatasi in un'immagine mentale. Tranquillizzatomi sul fatto di non essere un x-men, mi dedico ai tuffi con mia nipote, consentendo al brother, prontamente avvisato sul pericolo meduse, di farsi a sua volta una nuotata distensiva. 10 minuti dopo dei bambini avevano catturato una medusa, si presume la stessa che mi aveva attaccato e la tenevano prigioniera in un secchiello. Le stavano attorno stuzzicandola con palette e rastrelli di plastica fino a torturarla. Si era acceso un dibattito sulla sorte di quell'essere relativamente pericoloso ma affascinante sulla cui longevità i giapponesi stavano facendo degli studi. Un ragazzino proponeva d scavare un fosso nella sabbia e seppellirla viva. Accento barese. Un altro , sui sei anni, voleva infilzarla in uno stecco di legno e lasciarla seccare al sole. La proprietaria del secchiello, una quattordicenne castana e filiforme, invece, sembrava più propensa ad osservarla e a studiarla. Era veramente molto bella, la medusa, non grandissima, ma molto ben definita nei suoi filamenti rosso vinaccia che erano davvero lunghi e potevano superare i 30-40 centimetri . Pareva fossero quelle le sue armi urticanti, il suo napalm naturale. Almeno a giudicare ciò che stava dicendo la ragazza castana. A quel punto mi avvicino e mostro il punto del gomito dove sono stato attaccato dalla medusa. "Signori, se mi è permesso dire una parola, visto che l'unica vittima fino a questo istante di quella che tutti voi sembra consideriate un mostriciattolo, beh, io propendo per liberare l'essere" , dico. A quel punto i bambini osservano il mio gomito. Poi cominciano ad osservare i miei tatuaggi, il minotauro sul deltoide sinistro, il Buddha su quello destro e la faccia di stregone Yanomami sul polpaccio sinistro. E a quel punto, il loro miserando mostriciattolo ha perso di interesse. Ne hanno trovato un altro , più grande e notevolmente più pericoloso , qualcuno che metteva in discussioni le loro opinioni senza nemmeno essere loro padre. Alla fine ho giocato con mia nipote , le facevo fare i tuffi e lei li voleva fare con la maschera tenendosi il naso chiuso con la mano destra . Mia nipote è un tipo molto previdente, credo. Saggia prima di diventare saggia. .15 minuti dopo la 14enne castana ha annunciato coram populo che il "Comitato Centrale" aveva deciso di liberare la medusa. Dopo averla torturata per bene. Credo non abbia parlato e questo deve aver impressionato il "Comitato". Qualcuno, il barese, ad esempio, non era dell'idea di liberarla. Sembra sia stato messo in minoranza dopo il mio intervento . E' quasi l'una e mezza ed è ora di levare le tende. Carichi di secchielli palette & affini, ma anche , permettetemi, di gloria ambientalista, ci dirigiamo verso la macchina. Lungo il muro di alcune villette ci sono auto parcheggiate e sui parabrezza lasciano sventolare garrule multe. Una sorta di tassa di soggiorno, visto che sono auto di turisti e noi in Puglia siamo per l'accoglienza. Mentre sono in macchina con mio fratello , mia nipote mi chiede dove vadano le meduse quando muoiono. Si sciolgono nell'acqua, rispondo . "Perchè, non lo fanno anche da vive?", replica. "A te piacerebbe? Così non le potresti vedere e ti urticherebbero?", dico. "No, meglio morte", conclude. Diavolo di una nipote. Più ne sanno meno di te e più ne sanno più di te.

lunedì 8 luglio 2013

La rivoluzione dell'intenzione nel paese dei robot

Quando la politica non risponde alle esigenze del cittadino, ebbene il cittadino deve fare da se'. Cosa intendiamo con il concetto secondo cui la politica non risponde alle richieste del cittadino? Il cittadino non dà alla politica una delega in bianco concedendo ai politici di fare quanto passa loro per l'anticamera del cervello. Il voto esprime una richiesta di realizzazione di cose, la risoluzione di problemi, la loro efficientizzazione. Sono 50 anni che in Italia la politica è al traino dell'economia con le varie aziende private puntualmente beneficiate tramite il dittico classico del socializzare le perdite e privatizzare i profitti, Fiat in testa. La politica ha perso il primato di entità regolatrice del sistema economico. E quando è sembrato che lo possedesse, tale primato, è accaduto in nome e per conto di leaders politici che avevano bisogno di denaro per ampliare il proprio consenso, così le aziende si sono messe a versare a quei leader e alle loro correnti, partiti nei partiti, una sorta di pizzo "per stare tranquille", come ai "bei" tempi di Bettino Craxi e Forlani "sparaciance". Dal momento che la cosiddetta sinistra , quella con il centro e il trattino davanti, non solo non ha costituito alcun argine alla svendita del corpus dei diritti del lavoro , che pure aveva contribuito a creare, sulla spinta di potenti lotte sociali, ma ,in nome della presa del potere, quel corpus legislativo a favore del mondo del lavoro così faticosamente conquistato, lo ha svenduto, a noi cittadini, lavoratori e persino imprenditori onesti, non resta che organizzare un altro tipo di rivoluzione fino ad ora mai sperimentata a fondo. La rivoluzione dello stile di vita e del consumo, che chiameremo rivoluzione dell'intenzione. In altre parole è necessario dire basta alla dazione di diritti tout court, senza alcuna contropartita in cambio, a fondo perduto, si potrebbe dire. Come per esempio consentire l'apertura di esercizi commerciali per 24 ore senza un contraccambio, vale a dire senza imporre alle imprese e aziende che ne usufruissero, l'obbligo di assumere personale. Il rischio altrimenti sarebbe e, credetemi, lo è, quello di assistere a scene tipo entrare in una gelateria alle 2 di notte e trovare un solo addetto dietro al bancone che riceve soldi, fa gelati, carica frullatori e avvia dei frappeès, contemporaneamente modello Lino Banfi in un vecchio ed esplicativo film. E continuando con il ragionamento , se la Fiat vuole chiudere gli stabilimenti in Italia per aprirli all'estero dove il costo del lavoro è più conveniente, ebbene come forma di pressione per non consentirlo al fine di tutelare i posti di lavoro italiani,una politica al servizio dei cittadini dovrebbe vietarle di avere delle concessionarie di vendita nel nostro paese. E così dicasi per gruppi come Natuzzi che vuole dislocare la produzione in Romania lasciando a casa migliaia di pugliesi . E se si dicesse all'amministratore delegato della predetta azienda, va bene, vuoi produrre i divani in Romania? Beh, vendili in Romania ! Se la politica che è connivente non ne vuole sapere ci devono pensare i cittadini fondando dei comitati di condizionamento che indirizzino le scelte dei consumatori verso le aziende più virtuose, che danno lavoro in Italia con salari dignitosi , che rispettano i propri dipendenti e le regole ambientali. E il cittadino privato stesso, nel suo piccolo, diciamo così, può compiere gesti quotidiani tali da condizionare l'operato stesso delle multinazionali e la loro organizzazione del lavoro. Pensate basta soltanto non pagare mai alle casse automatiche ma preferire sempre quelle con la presenza fisica della cassiera, con cui scambiare dei seppur rapidi convenevoli che ti allieteranno la giornata dandoti l'impressione di non vivere ancora nel paese dei robot.

sabato 29 giugno 2013

Fatelo dire a Baricco

In mutande e a torso nudo fumo una sigaretta handmade, non corretta perchè non ho voglia di mantenere il sistema dei poteri criminali, gli spacciatori di hashish sono come i politici , vendono sogni a buon mercato, andassero a lavorare come si deve anche loro, ossa stanche, muscoli contratti e cervello in pappa a fine giornata. Un merlo sull'inferriata di fronte si pulisce col becco e mi osserva. Finalmente uno che guarda senza osservare, uno a cui piacciono gli animali al loro posto, che è poi dove vogliono stare, nè antianimalista nè animalista, quelli gli animali li odiano, lo so per certo, finalmente uno che si fa i fatti suoi e che mi lascia fare i miei, che capisce che la cura personale mi farà stare meglio con gli altri merli, con gli altri uccelli. Non lo dice ma lo pensa. Una donna stende il bucato di fronte e mi guarda con un certo interesse. Ho un paio di tatuaggi che mi fanno sembrare quello che non sono, un criminale o giù di lì. Forse sono un criminale, ma della letteratura. Ho letto sulla Repubblica un'articolo di un certo Baricco sull'importanza di saper perdere. Quante parole fredde, senza emozione, spinte da niente, quante cose non raccontate in quello che vorrebbe essere un racconto, quanta assenza di fantasia e di realtà. Sono da poco stato in una libreria a prendere dei libri da regalare. Quanta carta sottratta all'Amazzonia! Per questo dovrebbero scendere in piazza laggiù in Brasile, altro che. L'industria dei libri è un grande imbroglio. Milioni di libri che nessuno legge mai fino in fondo. Forse credono di leggerli. Perchè nessuno ha fatto capire loro che chi legge ha infinite storie da raccontare in più di chi scrive. Sono 15 anni che non leggo un libro dignitoso, un libro che parli di vita e che la faccia respirare. Solo puttanate costruite a tavolino. Anche i miei maestri , Bukowski e Miller, che ci hanno provato, hanno fallito. Sono cenere per le formiche e gli editori a cui hanno lasciato i loro capolavori se la spassano sugli yacht d'altura con mignotte d'altura con tacco 12. Tornando un momento indietro mi chiedo perchè io compro tutti i giorni La Repubblica. E' un riflesso condizionato, un riflesso peristaltico. Come andare in bagno tutte le mattine. Forse ho capito perchè, perchè mi piace regalare le copie che ho letto al vecchio di sopra, un pensionato che non ce la fa nemmeno a comprare il giornale. Ecco perchè. Scrivo tantissimo, nessun essere umano scrive quanto me, non ho nessun esercito di correttori di bozze e redattori che lavorino per me , faccio tutto da solo, sono un artigiano della parola. Vorrei non scrivere più, ma non ci riesco, sento che lo DEVO, fare. Sono un maledetto grafomane. Quando ho il pc scrivo, quando non ce l'ho imbratto quaderni, quando non ho quaderni parlo come se scrivessi, quando mi priveranno della parola probabilmente scriverò col corpo e quando mi uccideranno ...beh, quando mi uccideranno magari mi riposerò. Ho sgabuzzini di quaderni con roba scritta. Non lo so se è roba buona come direbbe un editore. Ma poi ci sono editori intelligenti, oggi? Hanno affidato tutto a dei manager che non capiscono nulla di letteratura, loro hanno il compito di vendere, di far funzionare un opera e il suo autore. Tutti questi motivi sono ottimi motivi per smettere altrettanto quanto per continuare. Ma io continuerò. Perchè sono uno scrittore e sono leale con i miei lettori, non mi piace ingannarli con belle copertine, belle presentazioni, spot alati, campagne pubblicitarie e via discorrendo . Una volta un redattore di un giornale mi disse, senti, devi distanziare il punto, sennò è un errore. E' ancora un redattore, ma la moglie gli fa le corna. Non so se c'è una relazione. Oddio, la relazione ce l'ha la moglie, comunque. Ad ogni modo, miei cari lettori, vi dono i miei pensieri gratis perchè penso di avere il dono di averceli e mi sentirei un ladro a incartarli per bene e arricchirmi a vostre spese. Per cui continuerò a deliziarvi o annoiarvi o stancarvi ma in modo onesto, trasparente. Chiudo le finestra e getto il mozzicone nella tazza del water, dopotutto il merlo è volato via e la signora è entrata a commentare con i familiari la visione dell'uomo nudo alla finestra. Beh, che dire, meglio un uomo nudo alla finestra che una finestra nuda con un uomo vestito, le proporzioni vanno rispettate. E il merlo, beh il merlo è volato dagli altri merli a farsi una chiacchierata , probabilmente di cose molto più interessanti dell'Imu e dell'Iva, cose che servono per vivere veramente, come un essere vivente e non vivere come esseri. Ma naturalmente se lasciassimo continuare la storia a Baricco ci metterebbe dentro un giornalista del Guardian con la bombette e l'ombrello che si ripara dalle deiezioni del merlo, senza neppure chiedersi se gli avrebbe comunque portato fortuna. O , addirittura, concimato .

martedì 4 giugno 2013

Ma perchè i kenyani sono ancora kenyani?

Mi sono alzato presto. le 9 per me è presto. Ieri sera ho letto un pò di La 25ma ora di Benioff, ad un certo punto un tizio dice:" tutti hanno una teoria, su come vincere al banco del black jack, come beccare un cavallo vincente o come sbancare la borsa, anch'io ho una mia teoria, le teorie sono tutte stronzate". A quel punto mi stavo per addormentare , il che è strano perchè se un libro è interessante è difficile che mi addormenti, a meno che non mi sia capitato per sbaglio in mano un libro di Baricco o la sua inutile riedizione dell'Iliade. Comunque alle 9 ero sveglio, metto su il caffè, rigorosamente caffè Quarta Avio, torrefatto in salento da caffè brasiliani e arabi, o almeno così mi piace credere, ma alla fine ha il sapore e il profumo dei luoghi dove è stato torrefatto, profumo di serpenti schiacciati sull'asfalto, iodio di levante proveniente dal mare e cocco secco venduto sui marciapiedi dei litorali salentini fra i pini marini affacciati sulla sabbia. Così in casa per un momento mi sono mosso in un documentario cerebrale, in un videoclip sognato ad occhi aperti, forse perchè la primavera non arriva, a parte in Turchia dove per difendere 600 alberi che si volevano abbattere per metterci un Centro Commerciale al grido tratto dal verso del loro poeta Hikmet, muore un albero si solleva una nazione,la gente è scesa per strada a manifestare, per questo, credo, me la immagino in casa, se guardo fuori dalla finestra il cielo è coperto e in strada ci sono dei tizi calvi con tute ginniche sfavillanti che parlano al cellulare di affari loschi in napoletano stretto, insomma inverno climatico e delle coscienze. Accendo la mia radio, ne sono affezionato, una radiolina grigio alluminio che posseggo da 30 anni, la comprai da un arabo ambulante dopo che lo avevo osservato ascoltare lontani canali magrebini dove trasmettevano musiche tuareg mentre lui, manco a dirlo, fumava una via l'altra camel. C'è deejay chiama italia, con Linus e Nicola e lo scottante tema trattato riguarda la sfavillante affermazione di Michael Douglas secondo cui il cancro alla laringe appena guarito gli sarebbe venuto per il troppo sesso orale praticato, nella fattispecie il cunnilingus e i nostri due principi del'aria fritta pensiero se ne sono venuti fuori con una battuta che avrebbe fatto vomitare Macario tipo, non vengo da Lecco per Leccarvi, da Piacenza per Piacervi ma vengo da Chiavari. Meno male che il caffè era pronto e meno male che sono italiano e che non sono un attore americano con il mito dell'onnipotenza retto dalla paura di ammalarsi per il troppo vivere, in definitiva, penso, ma il buon Rocco Siffredi, fosse vera la teoria di Douglas, di grazia, quante volte sarebbe dovuto morire? Il mondo sta cominciando ad essere pieno di gente che si asporta organi a scopo preventivo, per evitare che si ammalino, mi viene il dubbio che così facendo non ci sarà bisogno di asportare cervelli, con questo modo di fare. Sorseggio il caffè e nicchio su Rainews, ma richiudo subito dopo perchè i notiziari di prima mattina mi fanno lo stesso effetto delle supposte di glicerina.Dopo il caffè con in mano una copia dei vangeli gnostici vado in seduta plenaria, perchè ognuno ha i suoi prodotti interni lordi da smaltire, per cui lì seduto, apro a caso e leggo: Gesù disse, colui che conosce il tutto ma è privo della conoscenza di se stesso è privo della conoscenza del tutto". Ottima massima. Iniziare la giornata con la carta igienica morbida ti fa sembrare la vita migliore. Po mi metto i pantaloncini, una maglietta, le scarpe da jogging con due suolette in gel di rinforzo, perchè, cristo, gnostico o meno, non siamo kenyani, correre sulle pietre fa male, ed esco. Uscendo fa capolino il sole e mentre mi avvio sulle sterrate di Buccinasco, penso, ma perchè i kenyani sono ancora kenyani?

sabato 25 maggio 2013

Monologo del sabato mattina prima del lavoro

Stamattina mi sono alzato dal letto, fuori pioveva, beh, è normale, sono sei mesi che piove, sto facendo la domanda per avere il permesso di soggiorno nel paese dei miceti, ma non lo dico davanti ai clienti dell'Ikea, potrebbero portarmi delle crocchette per i gatti, siamo a maggio, ho addosso un fottuto pigiama, ho dormito con il piumino, c'è qualcuno di voi che ritenga tutto questo normale? I metereologi non fanno che dichiarare, da anni, che il pianeta si sta riscaldando, la verità è che non sanno un cazzo, vanno a spanne, sono come i nostri politici, come i guru dell'economia mondiale, non sono in grado di prevedere nulla, anche perchè non ne hanno bisogno, nessun disastro può scalfire i loro ammortizzatori sociali, i conti alle Bahamas, male che vada se ne vanno in un paese tropicale a svernare, lasciando ai politici il compito di risanare, recuperando i soldi dai soliti disgraziati tiracarriole Sisifo contemporanei , e non ho voglia di fare nulla, in attesa del lavoro, gironzolo per casa, ogni tanto guardo dalla finestra, scene consuete di gente con l'ombrello che va al mercato, dove venderanno solo funghi, non credo si riesca ormai più a produrre altro, con la terra che è ormai ridotta a sabbie mobili, fumo una sigaretta elettrica, scrivo su un pc, la cosa più vintage che ho è una vecchia caffettiera che metto sul fuoco e dopo un pò mi si liquefà anch'essa, perchè ho dimenticato di metterci dentro l'acqua, beh, è normale, ci sto diventando allergico ormai, si diventa uomini del deserto, non mi parlate di docce, mi ricorderebbero la pioggia, preferisco fare un bagno e lo preparo, ci metto il bagno schiuma , poi mi immergo dentro e mi passo sul corpo un sapone naturale, ma chissà poi se è davvero naturale, magari lo fanno con i resti dei talebani, se Hitler faceva tessuti con i capelli degli ebrei, tutto è possibile, perchè Bush sarebbe dovuto essere diverso, perchè mangia hamburgher e non è vegetariano come il vecchio Adolf? ascolto Kris & Kris su radio 105, ma perchè queste americane masticagomme si ostinano a fare la radio con le loro voci alla Stanlio e Olio in versione femminile? Via, su, c'è l'Afghanistan da liberare, ci sono le donne arabe da deburquizzare, le truppe da allietare, e poi quelli che ci portano via il lavoro sarebbero i magrebini, i senegalesi e vieppiù i cinesi? Ma perchè gli americani ci assomigliano? A me non m'assomigliano pe gnente, poi leggo la Repubblica seduto sul cesso, adoro leggere seduto sul cesso, è uno dei piaceri che noi occidentali possiamo concederci assomigliando per qualche minuto, qualche mefitico minuto d'accordo, agli orientali, anche se una delle cose che rende gli uomini tutti uguali è che la facciamo tutti, tranne quel popolo discriminato a parte degli stitici, ma per quelli sono in arrivo delle misure antidiscriminazione, delle misure a tutela delle minoranze, oltretutto, silenziose a base di prodotti alla crusca, meno che mai quella dell'accademia, non sia mai si possa trasmettere la cultura, poi chi li inventa i farmaci per curarla? Su Repubblica leggo che Raikkonen odia i social network, parla poco ma quando parla lascia un segno, tipo quando gli fu chiesto come mai era assente all'addio di Schumi e rispose candidamente ma scatologicamente, ero in bagno, per dirla pulita, o come quando fu riportata una sua risposta ad un ingegnere che gli comunicava via radio che stava sbagliando e lui semplicemente rispose, guarda che so quello che sto facendo, lanciando la moda delle magliette con su riportata scritta questa frase,insomma un uomo, Raikkonen, che sembra aver il miglior rapporto fra frasi pronunciate e detti memorabili, mio eroe del giorno, poi , poco dopo bevo un te' verde e ci metto dentro dei biscotti al grano saraceno, perchè mi piaceva il termine saraceno, ha a che fare con le mie origini, se mi guardo allo specchio e io mi guardo ripetutamente allo specchio, vedo Saladino, poi indosso la mia fottuta divisa, beh, tutti noi la indossiamo, già sono fortunato a non lavorare in banca e a non fare il politico, perchè odio la giacca e la cravatta, quelli che si vestano così leccati, mi danno l'idea di portare le mutande sporche, poi esco, fuori piove, ma va? Governo ladro, quando una frase in qualunque epoca non sbaglia mai facendo passare l'uomo qualunque per Che Guevara, verso l'edicola, dove compro la Repubblica di oggi , risalgo in macchina e via, verso il lavoro, dove cercherò oltre che di parlare poco dicendo cose memorabili , persino di pensare poco cose inenarrabili.