sabato 20 ottobre 2012

Diario di un dissidente sul fronte occidentale

Da oggi questo blog diventa una bandiera della dissidenza in questo paese di levantini e mettintasca, contro le mafie economico-politico-culturali, contro la dittatura degli idioti, contro la montante marea degli italiani italiauno ululanti, contro il letamaio della banalità imperversante, contro il berlusconismo dilagante come fenomeno di costume, culturale, contro il razzismo mascherato o meno, e soprattutto, contro la violenza sulle donne, questo diventa il diario di una nuova dissidenza sbocciata come una nuova primavera di liberazione nel bel mezzo dell'Europa cosiddetta democratica, contro questa falsa propaganda che ci vuol far credere che stiamo bene, che viviamo bene e in definitiva che sappiamo persino ridere. Noi italiani non sappiamo ridere, riusciamo appena a sghignazzare, tutti impegnati a non farci superare dagli altri in questa gara alla conquista del kitsch che più kitsch non ce n'è. Un paese in cui non siamo liberi di dire quello che vogliamo, e in cui non possiamo circolare liberi per strada senza essere vittime di bullismo, violenza gratuita, mafioserie varie e prevaricazioni di ogni natura da cui non ci si riesce più a difendere, perchè la giustizia incarcera gli umili e gli onesti e fa sconti ai ricchi e ai figli di puttana. In queste condizioni la democrazia è un'astrazione bella e buona. Ci vuole una nuova liberazione, durante le elezioni ci vogliono in ogni seggio degli osservatori dell'Onu, siamo un paese da mettere sotto osservazione, in cui la democrazia è ostaggio delle mafie e della stupidità di politici che non hanno il coraggio di realizzare progetti per il bene del paese, di tassare la finanza, di colpire i parassiti, di premiare gli onesti, di far avanzare i meritevoli in luogo dei leccaculi proni a capi inetti e incompetenti, di premiare il merito e la competenza in luogo del galoppinismo eletto a filosofia del consenso sicuro, plaudente, beota, da applauso in stile politburo, un paese democristiano nell'anima e berlusconiano nel midollo, corrotto persino nell'opposizione che finge di opporsi partecipando invece di buon grado al banchetto dei fondi pubblici continuamente impinguati da chi paga fino all'ultimo centesimo di tasse. Se vogliamo avere un futuro è necessario trovare nuove forme per opporsi a tutto questo, per quanto mi riguarda, essenzialmente culturali, perchè se in Italia non si scende in piazza per protestare contro Monti ma si va in processione a fare la fila davanti ad un centro commerciale per comprarsi il nuovo iphone, beh, vuol dire che c'è un problema nelle teste e nelle anime, della gente, che bisogna invertire la tendenza, che bisogna passare da un paese in cui i vecchietti ritirano le pensioni in contanti per essere rapinati dai propri nipoti un minuto dopo che sono usciti dalla posta, presi in ostaggio, ad un paese in cui un figlio o un nipote si debba vergognare di chiedere soldi a mamma o a nonna, un paese, in altre parole, normale, in cui , come avrebbe detto De Andrè, all'ora dell'aperitivo non si debba assistere a spargienti di sangue o di detersivo.

sabato 13 ottobre 2012

Il paese degli zombies manolesta

Non ho proprio idea di quello che scriverò. La mattina quando mi sveglio per me è un dramma. Devo mettere in funzione i neuroni che in genere amano starsene sotto le coperte oppure fanno un biglietto solo andata per il Brasile, proprio non li recupero più. Effetti del vivere in quest'epoca di mediocri. Politici mediocri, scrittori mediocri, giornalisti mediocri, manager mediocri, potrei definirla l'epoca della mediocrità. Penso di essere abbastanza grande d'età e maturo per non dover giustificare niente a nessuno. Ma politici come Berlinguer e persino Almirante, per non parlare di Aldo Moro , giornalisti come Montanelli e scrittori come Tondelli, l'unico scrittore che si sia dato da fare per far emergere altri scrittori giovani, ecco tutte queste menti eccelse, una volta sepolte, non torneranno più. Che tristezza. Ci restano La Spolverini, Fiorito, Belsito e Penati, un mucchio di ragionieri un pò su di trigliceridi , con qualche quota di colesterolo fuori posto e le dita delle mani ben prensili a furia di contar banconote. Quanto ai manager oggi imperversa un certo Marpionne, uno che si crede intelligente perchè è laureato in filosofia, ma io dico, l'ha studiata bene 'sta filosofia se poi è finito a fare macchine. Dico non è che quest'uomo fa l'Enciclopedia Britannica, ragazzi, questo fa macchine e per di più che fanno schifo. Non se le compra nessuno ,nemmeno gratis le vogliono. E la colpa di chi è? Degli operai che scioperano. Ma meno male che scioperano , sennò non basterà la superficie di tutta l'italia a ospitare l'invenduto. Manager de che? Ma vatti a coricare. Ma la cosa che mi rode di più, in tutta questa vicenda italica nazionale è che la gente sugli autobus, per strada , al lavoro, non fa altro che parlare male dei politici corrotti, sputa su questi rapinatori legalizzati...il salumiere mi fa un etto di salame di Milano e me lo consegna, senza battermi lo scontrino , mentre dice peste e fulmini di Penati che si sarebbe fregato non so quanti milioni. Il fruttivendolo idem con patate, nel senso, le patate me le dà, ma lo scontrino, questo misterioso, non c'è, anzi, c'è, il famoso scontrino invisibile, a voce. Salgo sull'autobus e uno che non ha il biglietto, nè l'abbonamento sbraita contro questi politici che rubano a quattro palmenti. Sapete cosa c'è? Beh viene quasi voglia di giustificarli, a 'sti politici, devono conoscere molto bene i propri elettori, tanto da restare terrorizzati, mò mi metto a rubare a più non posso, perchè se arrivano loro, gli zombies manolesta, questi qui sono capaci persino di mangiarmisi, pensa ognuno di loro. Compro il pane dal forno e il panettiere mi guarda, mi scruta, ho il capello corto, sarò della finanza? Boh? e al massimo ci si mette d'accordo, scontrino invisibile anche lui, a voce. Tre euri, perchè e lei. Già, se ero un altro era la stessa cosa, prendono pure per i fondelli. Poi , sempre il panettiere si gira a completare un discorso con la moglie, 'sti politici li impiccherei tutti. E si prepara a candidarsi con la lista civica per le comunali. Torno a casa, apro la cassetta della posta. Piena di bollette da pagare. Le cassette postali degli altri coinquilini sono vuote e il cestino sotto le cassette piene. Ci hanno svuotato le cassette, proprio non le guardano nemmeno le bollette, le mettono insieme alla tassa sulla spazzatura, lì dove compete debba essere. La verità , cari lettori, è che siamo un paese di zombies manolesta e che ci piace di sparlare sulla proiezione di noi stessi al potere

sabato 6 ottobre 2012

Mister G. ( sulla pedofilia, vera o presunta)

Lavorava con me. Capelli neri nonostante le sue 54 primavere. Sempre galante, sempre gentile con signore e signorine. Sotto quei suoi occhialetti semiappannati dall'ormone caricato a mille, sempre abbronzato, un'abbronzatura da parco ovest milanese. Uno dei pochi ad andarsene in pensione, prima che arrivasse la mannaia a dire basta, nessuno più se ne può andare in pensione, dovete lavorare per pagare le pensioni d'oro, d'argento e di bronzo, di chi se n'è andato in pensione PRIMA , avendo fatto il sessantotto, da una parte o dall'altra poco importa, accordo generazionale, chi da Lotta Continua a direttore di giornale, chi da Avanguardia Operaia a segretario di partito, chi dalla terza media a segretario di un sindacato, chi in pensione a 40 anni, tutti, chi più chi meno l'hanno messa nel culo alle new generations. Per cui, cari ragazzi sapete con chi dovete prendervela se siete precari di nome e di fatto. Con quelli che volevano la rivoluzione e che infatti l'hanno avuta, quella col culo degli altri. TUTTI SISTEMATI. Ma naturalmente al signor G, di tutto questo non fregava nulla, lui era uno di quelli che la scienza politica americana definisce FREE RIDERS , coloro che fruiscono di diritti senza aver combattuto per essi nemmeno un minuto della propria vita. Insomma il signor G. se ne era andato in pensione ed era felice, non faceva altro che farci linguaccia a tutti noi che dovevamo tirare la carretta a vita, per una vita, per tutta la vita, morti in fabbrica, centro commerciale, banca, fogne, su giardini pensili a servire cocktail party a vecchie megere incartapecorite che chiedevano catering extralux , gommisti di gokart eccetera. Poi la festa d'addio. Non dicesti una parola, eri stato sempre parco di parole, alle parole preferivi l'azione, castigare belle signore, milf d'antan, bella gnoccolone vedove o meno che fossero, le infilzavi l'una dopo l'altra come D'Artagnan. Due divorzi alle spalle e un paio di figli e ci salutasti tutti con quell'espressione beffarda di chi avesse vinto un terno a lotto, l'agognata pensione, mentre a noi ci lasciavi l'inferno del lavoro. Dieci anni dopo ti rivedo al parco , mister g, a mala pena mi saluti da lontano, l'aspetto ottimo, sempre abbronzato, camminavi lungo l'anello del parco, sempre parco di parole, parlavi con lo sguardo, accompagnando nella camminata ora l'una ora l'altra signora in sovrappeso cui il dottore aveva detto di camminare al pomeriggio per combattere il colesterolo o i trigliceridi. Quindi mister g, ti vedo accompagnare codeste signore mentre le corteggi . Ma hai l'aria triste, come un cane inseguito da una ciabatta, l'espressione beffarda è svanita. Ti fermi un po' a prendere fiato, mentre io inanello il circuito col mio jogging lento e inesorabile degli anta . Parli con altri vegliardi come te, biancodicapelli come loro, ma intatto, come imbalsamato, mummificato, come il giorno che te ne andasti in pensione, identico , con solo un po' di zucchero a velo in testa, per intenderci. Tutte le volte che passo ti vedo lanciare occhiate di fuoco a belle bambine che fanno ginnastica sul prato, occhiate tutt'altro che innocenti, ora che persino i premier hanno sdoganato la pedofilia, o comunque il desiderio di prugnetta fresca. E c'è da giurarci che un bel po' di famiglie della zona hanno fatto un esposto ai carabinieri, perchè molesti verbalmente le loro figliolette, tutte le volte che passeggiano al parco o fanno ginnastica sui prati, mentre tu non fai altro che guardarle da lontano, quasi lo sguardo o l'intenzione fosse peggio di uno stupro. Mentre i padri delle suddette bambine continuano a dire che questo o quel politico sono dritti e nel privato possono fare questo e quest'altro, che i soldi sono loro e magari sperano che nel mirino dei suddetti politici ci passi il prodotto dei propri lombi, pecunia non olet. Ma al signor g. no, mai, lui è un pedofilo a prescindere , senza uno straccio di prova, non serve, pensionato di rango basso, nullafacente, guarda e commenta al passaggio delle belle bambine i cui padri vogliono illibate a vita, o perlomeno ne valga la pena, indignati come sono a vedere documentari che parlano di bambine peruviane vendute a undici anni a famiglie che le schiavizzano e le tengono in casa a mo di cagnette , salvo poi dare al loro calore la colpa delle distrazioni dei mariti, persino le donne sono contro le bambine . Continuo a inanellare giri e ogni volta mentre mister g. chiacchiera con i suoi coetanei che paiono più vecchi di lui, colgo qualche parola, qualche frase spezzata, tipo “ho fatto domanda per lavorare ovunque, ma niente , non ti chiamano, nemmeno part time, se continuo così impazzisco”. Mi fermo , gli stringo la mano e gli dico: “ magari ci fosse una legge che per un periodo desse a me la tua pensione e a te il mio lavoro, scambio equo e solidale”, dico. “L'ho sempre detto che dovevi fare il politico”, mi dice mister g e mi sorride. Passa una ragazza sui trenta che fa jogging e la scannerizza con lo sguardo. Eccolo mi sembra quasi già al lavoro, in cassa, a scannerizzare codici a barre. “ Dì un po', mister g., che ci fai al parco tutti i giorni?”. “ Voglio sentirmi vivo. Sentirmi utile. Un uomo alla mia età, in pensione è solo uno che aspetta la morte. Voglio riposarmi, ma vivendo. Per questo sto qui al parco a parlo con tutti, bambine comprese”. “ L'avevo capito, ma vaglielo a dire”, gli faccio. “ Già...vaglielo a dire”, fa mister g. Riprendo la corsa a ritmo lento, non ho fretta di andare in pensione, né di farmi denunciare per qualcosa, pur di attirare l'attenzione e certificare la mia esistenza in vita.