domenica 23 settembre 2012

Se entri nel cerchio sei libero

Tornato a casa dal lavoro , mi sono fatto una doccia , mangiato un riso saltato cucinato da me e , finalmente, mi sono sdraiato sul divano. Ho acceso la tv e fatto un po' di zapping. Su rainews c'è Baracchini, un giornalista famoso per aver fatto outing in diretta sulle proprie preferenze sessuali dopo le sconcezze omofobiche di Cassano durante gli europei di calcio . Ha appena detto che Monti non tasserà la patrimoniale. Niente di nuovo sotto il cielo. Non ho mai visto nessun ricco tassare se stesso, a parte San Francesco, forse. Disgustato vado in camera da letto e prendo un libro dal comodino. Un libro è il miglior antidoto contro il ciarpame televisivo. Me lo ha donato il professore Lorenzo Caiolo, che tanti conoscono per i sui vari meriti politici e nel mondo del volontariato, ma che per me è un amico, e , se permettete, “ amico” è la carica istituzionale con cui voglio qualificarlo . Il titolo del libro è “ Se entri nel cerchio sei libero”, ed . Corriere della sera, Rizzoli. La copertina è granata come le maglie del Torino e in cima alla copertina , sopra al titolo, campeggiano i nomi degli autori, Antonella Ossorio e Adamà Zoungrana. Adamà Zoungrana è il figlio adottivo del Professor Caiolo e il libro, scritto a quattro mani in un linguaggio semplice e accattivante come la trascrizione di un lungo racconto orale , è la sua storia. Sdraiato sul mio sofà ho incominciato a leggerlo e subito sono entrato nel ritmo del racconto. Nato a Lèo nel lontano e misterioso Burkina Faso, nome recente dato all'Alto Volta e che significherebbe “paese degli uomini integri”, Adamà, che in realtà si chiama Basjna ma che si è autoribattezzato quel giorno che il suo padre padrone sanguinis dopo molte resistenze decise di iscriverlo a scuola scoprendo di non sapere il nome di quel suo figlio particolare, dalla testa dura, uno dei tanti della sua progenie sparsa in tutto il paese dal costume poligamico, snocciola il suo racconto drammatico e appassionante, un racconto che ti conquista pagina dopo pagina con il semplice scorrere delle storie e dei personaggi incredibili che le popolano: da Seydu e Bucaray, suoi fratelli compagni d'avventura sballottati di famiglia in famiglia alla morte della propria madre naturale, con Seydu, in particolare, scampato alla morte e sopravvissuto al vento Harmattan , foriero di tempeste di sabbia e uragani e che come un Dio malvagio si porta via vecchi e bambini, piccolo e indimenticato fratello fragile e la propria infanzia contrassegnata dalla fame e dalla sete, vive come un paria in famiglie in cui è costretto a familiarizzare con matrigne d'ogni genere, sempre in lotta con un padre padrone e despota che lo maltratta giungendo fino a picchiarlo , salvato da una congerie di amici che lo sfamano e lo colmano d'affetto. Amici come Muniru, bravo a ballare e che tutti chiamano Michael Jackson o come Masta, versione africana del Quasimodo multilingue de “In nome della rosa”, o come Hakim, campione di calciobalilla , per non parlare di Eric dei coccodrilli e di Alì il sordomunto matto per i film di Jackie Chan, che accompagnano Adamà in questo suo viaggio nell'inferno dell'Africa delle mille etnie e poligamie, e che lo portano persino a lavorare in miniera, a fianco a bambini minorenni, sniffando colla per combattere la fatica e illudersi di liberare i polmoni dai pulviscoli dei cunicoli strigiformi dei forzati dell'oro, mentre piano piano conquista la fiducia di Auntie, la sua prima matrigna e della sua sorellastra Salimata. Poi, un giorno in libera uscita dal lavoro minerario, la sua ostinazione nel voler a tutti i costi studiare e nel voler imparare il francese viene premiata. Mentre è per strada per andare a comprare delle sigarette ad un anziano signore al posto di un suo amico, incontra una signora italiana, Antonella Gallone, che fa la regista cinematografica. Sta girando un film e lui attacca a parlare con lei in francese risultando subito irrimediabilmente simpatico. Da quell'incontro prende piede una concatenazione di avvenimenti che porterà il nostro Adamà, via via ad essere l'attore protagonista di un film e a venire in Italia, fino ad essere affidato e poi, credo, adottato, dalla famiglia del professor Caiolo. Queste fasi sono descritte con un'ironia ingenua ma che conquista che costituisce un po' il tratto distintivo dell'anima africana che viene a contatto con l'occidente e che mi ha colpito per l'angolatura da cui possiamo essere osservati da un mondo che non conosciamo e che a volte snobbiamo superficialmente, un mondo che presenta contraddizioni enormi ma estremamente interessanti, popolato di personaggi come Sankara, indimenticato presidente del Burkina Faso, famoso per rifiutare il lusso muovendosi in bicicletta, da contrapporre all'omologo capo di stato livoriano( della Costa D'Avorio) che invece si fa costruire una pista di pattinaggio su ghiaccio per i figli in un paese perennemente assetato , un mondo ancora dominato dalle etnie e dalle poligamie ma che trae la forza per andare avanti dalle immarcescibili tradizioni dei racconti orali dei nonni, fatti di storie che sembrano senza una morale certa, ma che lasciano il finale all'interpretazione di chi quei racconti ascolta, al libero arbitrio degli ascoltatori, in definitiva. Dopo aver conosciuto , udite udite, la neve a San Vito dei Normanni , che già di per sé costituisce un fenomeno inquietante persino nel nostro occidente mediterraneo ed aver trovato l'affetto di una nuova famiglia , Adamà, a distanza di cinque o sei anni, affetto da mal d'Africa, intraprende un viaggio a ritroso, che lo riporterà a contatto con il suo passato, alla ricerca dei suoi affetti e dei suoi fantasmi, e sarà foriero di dolori ma anche di gioie inaspettate, sempre sul filo del rasoio, quanto ai rapporti con il padre sanguigno, che da uomo ricco e di successo, è caduto in disgrazia, senza per questo perdere la boria di un tempo, senza per questo perdere la presunzione del padre padrone, ma solo formalmente, in realtà, si intuisce, piegato dal rovescio delle sue fortune e dal pentimento del male arrecato in nome di una sottocultura ancestrale, guarda caso, proprio a chi gli aveva voluto bene, nonostante le percosse, nonostante le possibilità d'elevazione negate, come quando impedì ad Adamà di andare in accademia , nonostante le felicità distrutta , come quando assiste impotente al suicidio di Salimata, solo perchè non vuole che vada a vivere con un giovane della Costa D'Avorio, per gelosia o per chissà per quale altro demone che alberga nell'animo umano. Chiudo il libro e vado a dormire. Ho letto ininterrottamente per tre ore circa. Ma mentre mi addormento la mia mente e stranamente e riccamente piena di pietanze africane, storie di coccodrilli, ballerini neri, film di kung fu, partite di biliardino, piccoli neri in libera uscita dai cunicoli di miniere, un piccolo esercito di volti mi viene a trovare, come in sogno. Sorridono tutti mentre vengono verso di me. E c'è anche il padre di Adamà. Ma nonostante tutto non riesco ad odiarlo, perchè in tutto questo meraviglioso libro scritto da suo figlio che ha attraversato l'inferno non si fa altro che dire che nel mondo dei dannati si deve dare una chance a tutti, persino al male o a ciò che appare tale. Ed è per me un grande insegnamento.

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