mercoledì 31 agosto 2011

Come un racconto (seconda parte)




A Sesto Marelli, scesi dal treno e uscii in strada. C'era un padronato con i simboli dei sindacati nazionali che stavano stingendosi in linea col seguito che stava mano mano sempre più disaffezionandosi. C'erano un mucchio di biciclette parcheggiate e legate con catenacci di varie misure e fogge, a segnali stradali, reggimano della fermata della metro e tubi metallici che facevano da spartitraffico. In giro solo cinesi e arabi. Più cinesi. Persino i semafori lampeggiavano sul giallo. Sembrava un quartiere di Pechino. Attesi l'arrivo di Tommy. Doveva venire a prendermi in macchina. Alcune donne berbere con passeggini della chicco vestite in abiti tradizionali apparvero all'orizzonte del marciapiede. Imboccarono l'ingresso della metro e scomparvero. Gli autobus arancioni dell'Atm passavano e ripassavano semivuoti, con qualche stanco extracomunitario che vi si trastullava dormicchiandoci dentro a godersi l'aria condizionata. Dopo qualche minuto Tommy parcheggiò a bordo del marciapiede nei miei pressi. Mi aprì la portiera della macchina. Era una Ka molto vecchia, piena di gibollature. Entrai dentro, e mi dette il cinque alla maniera dei rapper afroamericani. “Cia fratello, come stai?”, mi fa.
“ non male, amico, non male”.
“Scusa per la macchina ma io me la faccio durare finchè non m'abbandona lei e al culo le case automobilistiche”.
“Ci puoi giurare, fratello, sono con te anch'io”. Anch'io avevo una macchina vecchia. In base alla legge non potevo circolare a Milano e provincia ma pagavo ragolarmente bollo e assicurazione. La tipica ipocrisia dello stato, fa delle leggi per rinnovare il parco macchine obbligandoti a indebitarti con le finanziarie e nel frattempo esige che tu paghi bollo, assicurazione obbligatoria e revisione ogni due anni su una macchina che non può più circolare per legge . Finchè non ti fermano. Doppia ipocrisia.
Facemmo qualche chilometro in direzione di Cologno Monzese. Tommy aveva preso a parlarmi con quel suo aspetto messianico, i capelli cortissimi, il pizzo brizzolato, vari orecchini, occhialini da vista da poeta gramsciano e tatuaggi che gli fuoriuscivano sui robusti avambracci. Stava illustrandomi le sue ultime tendenze vegetariane nel campo alimentare. E voleva studiarsi come si deve il buddismo. Era alla ricerca continua di una spiritualità a lui confacente, che lo facesse resistere il più a lungo possibile, in questa vita che condividevamo insieme fatta di lavoro routinario, ripetitivo e di contatto col pubblico in un immenso Centro Commerciale , in un paese che stava sempre più diventando ignorante, arrogante e cattivo. E più venivamo a contatto con la gente, più maturava in noi l'idea irrefrenabile di non voler essere come loro. Di non voler diventare come loro.
Venivamo oramai sottoposti ad un fuoco di fila di insulti da clienti che ti trattavano come un rotolo di carta igienica, buono per pulire ogni culo, all'infinito, dieci piani di morbidezza. Gli italiani odiavano gli impiegati. E gli italiani impiegati erano i peggiori aguzzini quando vedevano altri impiegati. Dentro di loro scattava la molla del “perchè non stanno lavorando abbastanza?”, “perchè non li vedo scoppiati?”. E ti chiedevano di tutto cercando di metterti in difficoltà. Non accettano che uno possa svolgere il proprio lavoro serenamente. I lavoratori autonomi quasi tutti evasori fiscali , si sentono tutti imprenditori in pectore e per questo si autorizzano da soli a trattarti male. Intercalando le loro richieste, ad esempio, con frasi tipo, “sempre se ne ha voglia”, o, “con suo comodo”. Era chiaro che al temine di una giornata di otto ore in quel modo, ricorrere a qualche pratica buddista per cercare di arrivare all'ora del sonno in condizioni accettabili, era il minimo che si potesse fare. Meditare e cercare il distacco. L'alternativa era diventare come il protagonista di “un giorno di ordinaria follia”. Ma non era nelle nostre corde . Per adesso ;-).
“Oggi mi sento in forma, ti faccio un tatuaggio dall'alto significato spirituale. La faccia di un indio Yanomami, uno stregone. Rappresenterà il tuo primitivismo. Ho fatto il disegno cercando di pensare al tuo carattere, al tipo di persona che sei. Sono sicuro che ti piacerà”, disse Tommy.
Parcheggiò nei pressi di una serie di condomini circondati da ampi giardini.
Scendemmo dall'auto. In lontananza mi indicò il luogo dove aveva acquistato, tramite un mutuo, quello che sarebbe diventato il suo laboratorio da tatuatore. Lo avrebbe chiamato “Blue Owl”. Gufo Blu.
Varcammo un cancello metallico e ci dirigemmo, attraverso dei camminamenti di cemento che si aprivano in quadrotti di prato all'inglese, verso un condominio enorme. Sembrava una fortezza. Blocchi enormi di cemento di più di dieci piani. Aprì il portone, prendemmo l'ascensore.
“Mi sento meglio , ho riposato ieri. Quel lavoro mi sta uccidendo. Torno a casa che ho il cervello in pappa. Ci metto un giorno per riprendermi. Devo fare meditazione, guardarmi un film. Pablo, il mio cane, se ne sta lì a guardarmi con quella faccia abbattuta. Vuole giocare e io non ce la faccio. Lui mi guarda incazzato, come per dirmi, ma perchè non vuoi giocare con me?”.
“Già, hai ragione, lavorare otto ore in un centro commerciale ti annienta. Mi viene in mente Bukowski, quando racconta che ci metteva tutta la notte per riprendersi dal suo lavoro di impiegato postale e quando si era ripreso, era già mattina e doveva andare di nuovo a lavorare”.
“Se fossimo più furbi ce ne andremmo da quel posto. Ci ucciderà”, disse Tommy.
L'ascensore ci mise una vita per arrivare a quello che doveva essere l'ottava piano o giù di lì .
“Il fatto è che il capitalismo è un sistema basato sullo sfruttamento dell'uomo sull'uomo. Se sei bravo a sfruttare gli altri, allora fai i soldi. Io non ce la faccio a sfruttare gli altri. Troppo cattolicesimo, troppo catechismo e troppo onesto comunismo. E che cosa ci ho guadagnato fino ad esso ? Una vita da arrancatore sociale. Mentre quelli che dicevano di combattere nel mio nome e nel nome di quelli come me...beh, quando hanno visto la malaparata, come si dice dalle mie parti, hanno pensato bene di assicurarsi un po' di fieno in cascina per loro, e al grido di salvi chi può e in culo al sol dell'avvenire, hanno cominciato a pensare all'avvenire dei soldi. I propri, per la precisione ”, dissi.
Tommy entrò in casa e subito, Pablo, un bassotto tedesco, ci venne incontro per farci le feste. Voleva giocare. Mi leccò tutto. Io gli assestai un calcio per rimetterlo al posto. In questo ho ancora una visione catto-antropocentrica che vede l'uomo dominare sulle altre specie viventi. Anche se a me piacerebbe , francamente, vedere gli animali dominare sugli uomini. Almeno alcuni uomini. Tutti tranne me, per essere precisi. A volte sembrano infinitamente più umani. Almeno loro ammazzano per necessità, per nutrirsi. Non per piacere sadico, potere o commercio.
Renata , la moglie di Tommy, una bionda magra dalla “erre” arrotata alla francese, psicologa infantile, mi salutò affettuosamente. Aveva già predisposto il tavolo “operatorio”. La tavolozza dell'artista, come avrebbe preferito definirlo Tommy. Un tavolo da cucina di legno massiccio rivestito di materassino e telo mare dove di lì a poco mi sarei disteso per farmi scolpire il tatuaggio. L'appartamento si componeva di tre locali, cucina , camera da letto e salotto, nonché di un ampio bagno. Il pavimento era in parquet e le pareti erano completamente coperte di quadri realizzati da Tommy. Dipingeva su compensato con colori a tempera. I soggetti variavano. Si andava da immagini che ritraevano il padre di Tommy intento a pescare a figure ieratiche dai visi sofferenti che simboleggiavano la sofferenza dell'essere umano imprigionato nello sfruttamento lavorativo. Vi si poteva percepire la torsione della fatica nei lineamenti. Visi di puttane, trans, meccanici e imbianchini si frammischiavano a volti di santi, mistici o figure familiari. In salotto c'era un pianoforte e un paio di librerie ben fornite. E, naturalmente un cavalletto con un quadro in via di definizione. Pablo continuava a venirmi addosso ed a farmi le feste e Tommy osservava la mia reazione non proprio amichevole.
“Certo che non sei abituato agli animali”, disse.
“Io ho vissuto a lungo, con gli animali, ma non ho col mondo animale questa confidenza fisica, corporea...come del resto con gli esseri umani. Mi lascio andare solo quando faccio sesso. E tu non vorrai mica che per familiarizzare col tuo cane me lo inculi, vero?”.
Sorrise e andò a preparare l'attrezzatura.
Io uscii sul balcone. Era veramente alto, lì dov'ero. Intorno altri palazzoni ma anche un parco e altri spicchi di verde qua e là a spizzichi e bocconi. E sullo sfondo, in lontananza, le montagne, le alpi, quelle creste che da piccolo mi piaceva disegnare per poi metterci in mezzo un bel sole con i raggi e silouettes di uccelli e di nuvole a macchia di leopardo. Il balcone era in disordine. Bastava tirar via quella roba di risulta, metterci un tavolino e due sedie, ed ecco che su quel balcone ci si poteva pranzare, fare la colazione, che durante la bella stagione non doveva essere male. La volta scorsa , per l'altro tatuaggio, era in disordine il bagno. Ora Tommy e consorte lo avevano rimesso in ordine. Ma li capisco. E' un fatto mentale, dopo che stai fuori di casa dieci dodici ore, quando rientri non hai certo voglia di rimetterti a lavorare. E durante i rari giorni liberi, vuoi fare una passeggiata? Vuoi esercitare l'apparato endocrino, modo poco simpatico di dire fare l'amore? Rientrai. Pablo era stato precauzionalmente chiuso fuori dal luogo del tattoo. Che era la cucina. Era tutto in ordine pulito, più che una cucina , in quel momento sembrava un'infermeria. La moglie di Tommy, che chimaremo convenzionalmente “Micia”, perchè i due si chiamano fra loro con quell'appellativo. Intendendosi che anche lei chiama “Micio” Tommy, si sedette e cercò di rilassarsi leggendo le pagine finali di Anna Karenina. Che donna coraggiosa. In un'estate era riuscita a leggersi quasi tutto quel libro che cullava i sonni di Bukowski ( non riusciva a leggerlo per più di due pagine, pare) e a me , più che sonno, mi dava noia. Lo so non lo dovrei dire, Tolstoj è un mostro sacro, ma i mostri sacri sono fatti per essere dissacrati, di quando in quando. Chiunque può giudicare steso su un divano con un sottofondo di musica adeguato o in spiaggia davanti al mare. Ma sono sicuro che Tolstoj ci aveva buttato il sangue, come si suol dire, in quel romanzo. Come tutti gli scrittori anche lui doveva essere animato da una forma di follia. Nell'andare avanti pensando che un giorno qualcuno ti leggerà. Chiaramente Tolstoj scriveva in un'epoca in cui non c'erano i talk show. Beh, direi che questo ha agevolato non poco la sua carriera.
Non era ancora il momento di stendersi. Pablo raspava sulla porta indicando chiaramente il suo disappunto. Sembrava dire:” perchè mi avete lasciato solo come un cane?”. Beh, per compensazione, pensai. Avete mai visto in un parco i cani con i proprietari al seguito? Pardon, volevo dire il contrario. Anche se involontariamente l'immagine pare azzeccata. Beh, sembrano “soli con un cane”. Il cane è sempre solo, lo capite? Solo che lui non sembra saper apprezzare il fatto di non essere in compagnia dei diretti discendenti di quelli che hanno sganciato Enola Gay .
Tommy, frattanto stava mettendo a punto una macchina collegata ad un pedale che doveva dare elettricità alle macchinette per tatuare. Delle pistoline niente male. Una era tutta disegnata con ricami giapponesi. Gliel'aveva regalata Micia. Nel frattempo, ogni tanto Micia tranquillizzava Pablo, con suadenti parole. E ad ogni suadente parola, Pablo rispondeva con una non proprio suadente raspata sulla porta. L'effetto là dietro, non doveva essere male. Poteva essere un'idea per l'arredamento. Molto arte in polvere di legno. Ad un certo punto Tommy s'è messo i guanti di gomma neri, quelli di tipo chirurgico. Toccava tutto con estrema cautela. Aveva preparato lo stencil, col disegno che mi doveva immortalare sul polpaccio. Stava usando un inchiostro per imprimere giapponese.
“E' un prodotto nuovo, lo sto testando oggi per la prima volta. Mi hanno detto che è una bomba”.
Mi stendo sul tavolo, che è abbastanza morbido e comodo e mi rilasso. Tommy va di stencil. Imprime il disegno sul polpaccio e cerca di farlo aderire in tutte le sue parti. Ma non viene perfetto. Deve rifarlo varie volte. Finchè, dopo una mezz'oretta, appare soddisfatto di risultato e posizione sul polpaccio. La faccia dello Yanomami, forse uno stregone, forse un capo villaggio, un uomo senza età, ma che non appare giovane, è ora ben immortalata sul mio polpaccio. Adesso non resta che imprimerla con gli aghi. Prima il disegno vero e proprio. Poi si passa ai colori.
Quando è tutto pronto e Micia è quasi sul finale di Anna Karenina, seduta lì a fianco, Tommy comincia ad andare di macchinetta. Il rumore è simile a quello delle cicale e , approfittando del fatto che sono all'inizio è che il dolore è praticamente inesistente , ci dà dentro velocemente per ripassare le linea guida del disegno.
“Cavolo, ci vedo proprio bene oggi, con questo sole. Volevo proprio sfruttare la luce del sole che mi permette di vedere in tutta la sua essenza primigenia l'inchiostro che penetra nella pelle”, dice Tommy, “speriamo di terminare il lavoro con la stessa luce. Ore due e trenta del pomeriggio. Ci vorranno dalle quattro alle sei ore, credo, per finire il lavoro. Il tatuaggio è proprio grande, copre quasi tutto il polpaccio.


buona giornata e buona fortuna






















giovedì 25 agosto 2011

Come un racconto (prima parte)




Come un racconto


Presi la metropolitana. A Romolo, linea verde. Ci ero arrivato con un autobus. Io ero il solo italiano. Metà agosto, più o meno. In autobus c'erano: una russa mora dal personale imponente, a metà strada tra la contadina e la pornostar. Una latinamericana, equadoregna o peruviana, per carità, carina, ben messa, capelli lughi e movimenti sensuali e ofidici che mi ha guardato tutto il tempo mostrandomi il decoltè che lasciava intravedere delle tette ancora ben sode. Due arabe vestite con abiti tradizionali e fazzoletti in testa a volto scoperto che potevano avere qualche ordigno nelle borse di pelle nere che avevano poggiato in terra ai propri piedi. Una nera cubana che fino a poco prima aveva chiacchierato con un vecchio potentino in pensione capelli bianchi, bermuda a girocollo con cintura stretta sull'ombellico, tipo Tiziano Ferro agli esordi, scarpe di cuoio e calzini color caffelatte. Poi il potentino è sceso ad una fermata e la cubana ha visto allontanarsi un reddito sicuro senza che lui l'abbia degnata nemmeno di un saluto.
In metropolitana la situazione non è cambiata. Nemmeno un italiano. Ma poi a me cosa importava? Nemmeno io, per quanto ne sappia, sono italiano: io lavoro sodo, pago le tasse , sono onesto, leggo libri e scrivo. Niente di più lontano dall'italiano medio: cerca di sfangarsela dal lavoro, non paga le tasse, gode nel fottere il prossimo, legge il bollettino delle scommesse Snai, tutt'al più, e l'ultima cosa che ha scritto è la propria firma su una fattura che s'è fatta fare prima di acquistare per recuperare l'iva. Ah, dimenticavo, all'italiano non frega niente di politica. E la classe politica si adegua generosamente ricambiando gioiosamente. Ai politici non frega niente della gente. Per questo l'Italia è al riparo da qualsiasi rivoluzione. La classe politica rispecchia equanimemente il carattere dei cittadini che votano. Ah, dimenticavo un'altra cosa: io non voto. Non più. E se potessi, se ne avessi la forza, realizzerei l'unica forma di rivoluzione antisistemica possibile: me ne andrei in montagna, berrei l'acqua dei ruscelli e mi ciberei di bacche. Salvo incontrare Messner che mi direbbe:” oh, amico, pagami i diritti sulla Levissima, tu stai bevendo la mia acqua”. E al momento di assaporare una mora, l'uomo Del Monte mi stopperebbe e direbbe :”amico, devi pagare, le more sono mie”. E mentre il treno della metro andava dove dovevo andare, vale a dire verso la periferia milanese in zona Sesto San Giovanni, Cologno monzese e compagnia bella, mi ritrovo a pensare: per la miseria, siamo prigionieri: qualsiasi cosa compri al supermercato è di una multinazionale. Mentre il treno andava e saliva e scendeva ogni tipo di essere umano di nazionalità straniera, provavo a ripassare nella mia mente se ci fosse qualche prodotto che non fosse di una multinazionale. Più facile trovare l'acqua nel Sinai. No, stavo pensando, come aveva detto Tommy, il mio grande amico pittore tatuatore vegetariano, se te ne vai in montagna, prima o poi mandano qualcuno a prenderti, perchè non stai producendo. E come mai non stai producendo, questo si che è pericoloso. Come mai non stai lavorando? Questo si che è antisistema. Devi lavorare, sennò come fa Marchionne a girare il mondo in elicottero, sedersi davanti alle telecamere e pontificare con quella voce oziosa da checca repressa? E il popolo beota e osannante lì a segarsi davanti ai teleschermi, perchè finalmente c'è qualcuno che li mette in riga , 'sti operai che non lavorano. No, pensai, vedete, la lotta di classe non la puoi abolire. Fa parte del conflitto e il conflitto permette di tenere le parti sociali impegnate nel massacrarsi a vicenda permettendo agli sfruttatori di continuare a coltivare i propri sogni in yachting club. Ma poi, 'sti operai, si, lavoravano , erano sfruttati, ma come impiegavano i propri risparmi? Comprandosi macchine da quaranta mila euro, che una vita , per pagarle non basta . Beh, dico io, basta con l'alibi dell'abbaglio, siamo grandi e vaccinati e le librerie sono piene di buoni e cattivi maestri, se uno vuole, ogni tanto, fa fare un po' di ginnastica al cervello e , magari, si chiarisce le idee. Eh no. Troppo facile sarebbe. Si comprano la Gazzetta dello Sport dove si beano leggendo di campagne acquisti fantasmagoriche, perdendo la testa dietro un mondo truccato come le corse dei cavalli e dopato come i ciclisti di sempre. E' tutto sbagliato, dalle radici, dalle fondamenta. E se vuoi stare a questo e non quell'altro mondo, devi adeguarti. E soffri. L'aveva detto Buddha, che la vita è sofferenza. E un mucchio e una sporta d'altri che il vero inferno era la terra. Poco male, andremo tutti in paradiso. Persino quelli che su questa terra si sono fatti i cazzi propri a spese degli altri. Vedete perchè la vendetta degli sconfitti è necessaria? Perchè persino l'al di là potrebbe essere democristiano e perdonare i potenti. No, Tommy mi aveva fatto riflettere: meglio credere al karma. Il karma è il tuo destino come prodotto delle tue esistenze passate. Peggio hai vissuto peggio rivivrai. Ecco perchè il buddismo è avversato più di ogni altra religione: paventa l'ipotesi che se sei stato uno stronzo in questa vita, nella prossima vita pagherai per quello che hai fatto. Ma poi, in definitiva, chi ero io per giudicare? Non credo nella masse. Le masse sono capaci di condannare a morte un innocente, hanno mandato a morte Cristo, applaudono alle esecuzioni davanti ai patiboli, odiano tutti e tutto perchè incapaci di amarsi individualmente. Ad esempio, io lavoro in un Centro Commerciale e devo lavorare di Domenica. E' mai venuto in mente a nessun operaio di chiedersi se fosse giusto che ci siano categorie di lavoratori costrette a lavorare di domenica? No, mai. L'operaio viene al Centro Commerciale e vuole essere servito e riverito in questa sua domenica dedita al cazzeggio. Pensate a chi ha una famiglia. La moglie e i figli a casa e lui, di domenica, al lavoro. E' mai venuto in mente a qualche operaio questa immagine? No, mai. Per cui quando Marchionne minaccia di andarsene all'estero il sentimento più elementare che mi scaturisce dall'animo è: che ci fai ancora qui?
Che ci volete fare il modello azienda è quanto di più antipedagocico esista. Tira fuori il peggio di te: ti fa sentire una nullità nella vita se i tuoi capi non ti giudicano adeguato nel tuo lavoro. Ecco a cosa serve avere una cultura: leggere, viaggiare. A sapere che il mondo non è quello che vivi. Quello che vivi è una piccola insignificante porzione e che puoi essere felice se sei disposto sempre a mettere tutto in discussione. Considerazioni a ruota libera. In attesa di scendere a Sesto Marelli. Dove verrà a prendermi Tommy. Oggi è giorno di tatuaggi e la faccia ieratica di uno stregone degli Yanomami sta per essere immortalata per sempre sul mio polpaccio...a significare la mia aspirazione al primitivismo. Non credo nelle religioni, non credo alla politica più , ormai, credo alla rivoluzione interiore. Se stai bene tu, automaticamente, intorno a te ci sarà armonia. E se intorno a te non ci sarà armonia, tanto peggio per gli altri.

sabato 20 agosto 2011

Usciamo dall'Europa.


Ho tante cose da dire oppure niente. Giudicate voi. Ora dobbiamo pagare un debito alle banche che non abbiamo contratto noi con i nostri soldi, il nostro lavoro malfermo, lavoro duro che potremmo perdere semplicemente perchè costiamo troppo e ciò che facciamo lo possono far fare ad un precario pagandolo tre volte meno. Licenziamento facile, lo chiamano. Tremonti e Sacconi, in un paese civile e democratico stareste a spietrare fondi agricoli, altro che discettare di fondi di investimento. Tolgono i soldi ai poveri per darli ai ricchi, alle banche. Ma naturalmente in Italia nessuno si ribella , o scende in piazza. La sinistra se ne frega, dice che se ne può discutere,la CGIL abbozza a uno scioperino, dopo le vacanze, si intende, ma la Uil e la Cisl, che sindacati sono ? Sindacati gialli, come quelli del fascismo. La Grecia si è indebitata con Germania e Francia per trent'anni, la crescita, se mai l'avrà , basterà appena a pagare gli interessi del debito. E' un paese destinato a non crescere mai più. Deve vendersi persino il Partenone, che è come per una persona onesta vendersi il culo. Più o meno. Ve lo dico io cosa bisognerebbe fare in Italia. Noi il debito non lo vogliamo pagare, lo paghino Berlusconi e Tremonti, che fino a ieri dicevano che l'Italia era a posto così.Lo sapete cosa me ne frega dell'Europa delle banche e dei mercati? Una beata fava. Dovremmo uscire da questa Europa fasulla dove noi facciamo da parco buoi per sostenere economie e paesi più ricchi. Dobbiamo lavorare di domenica e festivi, per consentire alla Germania di stare chiusa nei week end a farsi barbecue di wustel? C'è qualcosa che non va. Ve lo dico io che cosa. Dobbiamo andarcene dall'Europa, e alla svelta, checchè ne dica Prodi, che , ovviamente, non può smentire se stesso. Lui dice che gli italiani sono indebitati con lo stato, hanno investito in bot e che non si può uscire dall'Europa, a costo del fallimento del paese. Il fallimento di chi? Io non ho un euro investito in bot, io vivo del mio lavoro e cerco di sbarcare il lunario tutti i mesi. Cavolo, allora ci sono un mucchio di italiani che giocano a fare i poveri? Forse si. Ma io non voglio pagare per loro.Io dico che se usciamo dall'Europa ci guadagnamo. Moneta svalutata, investimenti sicuri e quei fottuti commercianti, ladri e speculatori, che perdono il privilegio di essersi arricchiti con l'Euro. Compravano a mille lire e rivendevano a due euro, duemila lire, cioè. Semplice come una cacata di piccione sul vetro anteriore mentre fai l'amore con qualcuna. E così, io dovrei pagare più tasse e perdere il lavoro, per consentire agli evasori fiscali di curarsi gratis in ospedale? E con le tasse che pago sul mio lavoro dovrei finanziare gli stipendi dei parlamentari compresa la moglie di Fassino? Neanche sapevo fosse una parlamentare, vedete voi quanto è stata frenetica la sua attività politica. Dire che sono incazzato è poco.
Cambiamo argomento: quando la finirà Badaloni di fare l'infiltrato dell'azione cattolica su Rai News? Non ne possiamo più dei suoi servizi agiografici sul Papa in Spagna. Nell'attesa che Zapatero si dimetta dal genere umano...che delusione che è stato quest'uomo. Aveva un occasione per cadere in piedi, si è messo in ginocchio a fianco ad un'acquasantiera. Persino San Francesco ha detto che , quando sarà il momento, lui nei suoi paraggi non ce lo vuole.

Buona giornata e buona fortuna