mercoledì 29 giugno 2011

L'uomo più felice del mondo


Racconto 5



Ci sono quaranta gradi e un'umidità vicina al 90%, praticamente sono un uomo permanentemente sotto una doccia di sudore ambulante e vado in giro a piedi a fare le mie cose. Prima in posta, prendo il mio numerino e attendo seduto a leggere un libro dal titolo " Voci di frontiera", scritture dei Latinos negli Stati Uniti , una raccolta di racconti di ispanoamericani. Un libro bellissimo. In un racconto dal titolo "B. Traven è vivo e vegeto a Cuernavaca" , ad un certo punto l'autore incontra uno scrittore, B. Traven, appunto, che era stato famoso un tempo ma che era scomparso, addirittura dicevano che era morto. L'autore lo incontra ed intavola con lui davanti ad una birra e fumando un sigaro , una conversazione surreale. B. Traven gli dice in un passaggio:" io sto con la gente come Justino. Saranno ignoranti , ma comprendono la nostra discesa nel pozzo dell'inferno, e ci capiscono, perchè sono disposti a condividere con noi l'avventura. Cerca fama e notorietà e sei morto, come scrittore". Ho avuto la pelle d'oca, quando ho letto quel punto. Adesso mentre attendo il mio turno in posta, leggo questo libro comprato usato dal Libraccio, quello sui navigli, per due euro,ed è la volta di un racconto sui raccoglitori di prugne ispanici in California. E' arrivato il mio turno ed ho pagato le mie bollette. Mi avviavo all'uscita ed ho incontrato Verlaine. Lo chiamerò così. E' un mio collega di lavoro ed anche lui oggi ha il giorno libero. Mi presenta suo suocero, un signore della Capitanata andato di recente in pensione che gli sta mostrando l'estratto conto della sua pensione: 822 euro, dopo quarant'anni di lavoro. Verlaine che fa il capo cuoco lo rincuora e gli dice di stare tranquillo, che ci pensa lui a badare a tutti : a lui , a sua moglie (sua suocera) e alla loro figlia. L'anziano , capelli bianchi, occhiali da vista, nero abbronzato come tutti i pugliesi di quella zona, che parla un pastiche di appulolombardo un pò alla Abbatantuono prima maniera, sta spredicando contro Berlusconi. E qualcuno che lo ascolta mormora a mezza voce, ce l'hanno tutti con lui. La realtà, dico io, è che questo paese aspetta da cinquant'anni l'unica vera riforma fiscale possibile: il 10% delle famiglie italiane, possiede il 70% della ricchezza nazionale e lo stato da chi prende i soldi? dai pensionati e dai lavoratori dipendenti. Si rassegni, buon uomo, dico al suocero di Verlaine, non la faranno mai l'unica vera riforma fiscale possibile: togliere a chi ha più del superfluo per consentire a milioni di persone di arrivare a fine mese senza sentire il morso del nodo scorsoio al collo . Lui sorride e annuisce. Anche quelli che difendono Berlusconi annuiscono. Intanto si preparano a portarsi i soldi in Svizzera. Vestono roba da hard discount e tengono i soldi sotto il mattone, vivono come nell'ottocento. Io invece spero che tornino i dinosauri e che il denaro acquisti valore solo per ravvivare fuochi che scaldano cacciagioni faticate. Ma il mio è solo un sogno. Ma è gratis. Per il momento, almeno. Con Verlaine, che ho chiamato così perchè è un poeta inconsapevole, andiamo all'Auchan. Non ha nulla da fare ed ha voglia di socializzare. Fuma in continuazione camel blu e mi racconta di tutte le persone incontrate che aiuta di quando in quando elargendo loro qualche denaro e favori di poco conto, che comunque, aiutano questa gente ad andare avanti, a tirare a campare. Lui dice che sceglie a chi dare i soldi, sceglie chi aiutare. Io lo guardo e dico, non pensi che sia strano, avere qualche soldo in tasca ci colloca in una situazione da giudizio divino, noi scegliamo chi aiutare in base a criteri di giudizio personali, mi auguro che se esiste un Dio non si comporti così. Intendiamoci, magari i tuoi parametri di giudizio vanno benissimo, ma io per esempio, non mi sento all'altezza. Anche se anch'io mi comporto nello stesso modo. Alla fine del mese resto sempre a secco, perchè aiuto un mucchio di gente senza mai chiedere nulla in cambio, prestiti a fondo perduto. Ma non lo faccio per guadagnarmi il paradiso, lo faccio e basta. Mi sento di doverlo fare. Mi sento in colpa perchè sono più fortunato di altri. Sto bene in salute, ho un lavoro, una casa, una macchina, due soldi per divertirmi di tanto in tanto, riesco a leggere quello che voglio, e posso permettermi il lusso di scrivere. Quanta gente non lo può fare. Quanti geni non saranno mai conosciuti sepolti dalle necessità della sopravvivenza? E perchè la gente straricca non fa mai nulla per nessuno? Alla fine neanche loro saranno puniti, nell'al di là. Vadano in chiesa o meno. L'unico pericolo che corrono è che il risultato delle loro ostentazioni gli si ritorca contro e qualche rivoluzione li trasformi in dei barboni. Cosa che li ucciderebbe più che se perdessero la vita stessa. Perchè spesso si tratta di gente il cui unico valore risiede unicamente in ciò che possiede. Verlaine ascolta. Io non leggo molto, dice, ma mi piace passare qualche ora con te perchè mi apri la mente. Io assorbo da tutti e poi elaboro, è questo il mio modo di farmi delle idee. Comunque, grossomodo, anch'io la penso come te, mi fa. Una volta entrati all'Auchan di Cesano Boscone, c'è l'aria condizionata e ci sentiamo un pò meglio. Anche se a me il caldo non mi dispiace. Comunque lo preferisco al freddo. Compro l'occorrente per fare un paio di cocktails di gamberi in salsa rosa, la cui ricetta ho visto elaborare in pochi minuti alla velocità di un manutentore cinese di Shangai, da un cuoco di quelli televisivi, tale Gordon Ramsey, un biondo che si esprime come un camallo- sono più i bip, nelle sue trasmissioni televisive, che le parole tradotte-, due paia di jeans a dieci euro( economici e utilissimi, ecco un'invenzione geniale, visto che comunque , per convenzione, dobbiamo mettere qualcosa addosso, tanto vale mettere qualcosa di elegante a basso costo), una confezione di becks piccole e via verso le casse. La cassiera è una bella donna e Verlaine la conosce. Attacca bottone con lei. Io i bottoni , francamente, gleli staccherei...quelli della camicetta. Scambiamo qualche convenevole, mentre lei si dilunga nel dire a Verlaine com'è cambiato. Io approfitto per inserire una delle mie provocazioni e dico, si infatti, adesso è il mio compagno. Verlaine diventa rosso e si affanna a smentire. Io dico, ehi, ragazzi, calma, un pò di ironia, la ragazza aveva capito che scherzavo, vero? Lei fa cenno di si con la testa. Se stesse in piedi all'angolo di una strada in questo momento si fermerebbe una fila di macchine all'improvviso, tanto è rossa. Proprio un semaforo. Io ridacchio e vado via con la spesa, Verlaine ride anche lui, è entrato nello spirito. Per la maggior parte della gente le provocazioni vanno bene solo in televisione, nella vita di tutti i giorni dobbiamo essere dei soldatini di piombo. Usciamo dall'Auschan, caldo da impazzire. In macchina finestrini aperti e camel blu avvitate in bocca. Ci immergiamo nel traffico della vigevanese. La tagliamo in due e torniamo a Corsico. Lungo il ponte una sventagliata di graffiti tratti da fumetti giapponesi in stile Uforobot. Sono i graffiti che il comune di Cesano invita a dipingere, di quando in quando, e che, si, è vero, danno un pò di colore, ma sembrano foto di menu di ristoranti giapponesi: senz'anima, fatti fare ad arte, suggeriti, senza il graffio della provocazione. Andiamo un momento a casa, lasciamo la spesa nel frigo e usciamo. A piedi andiamo verso il centro di Corsico. Lì ci siederemo in un bar e mangeremo qualcosa davanti ad una birra gelata. Cosa che facciamo di lì a poco. Durante il tragitto Verlaine mi racconta di quella volta che l'ex marito della sua compagna lo ha affrontato con una mazza da baseball ed un passante egiziano lo ha difeso, perchè lo conosceva per averlo aiutato, una volta, per un affitto. Visto che fai bene a fare del bene? Dico io. Potrebbe averti salvato la vita. Lui sorride e giura che non ci aveva mai pensato, prima. Ci sediamo al bar e ordiniamo due piadine e due birre. Un signore si diede al tavolino vicino. E'anziano e sta componendo un cruciverba. Ordina un caffè freddo. Un pensionato. Aspetta la morte, ma sembra prendersela comoda, così , magari, la distrae, e la morte va altrove. Ascolta i nostri discorsi sulla differenza fra autoritarismo ed autorevolezza nel fare il capo nelle aziende. Annuisce. Poi Verlaine saluta un tizio che sta passando nei pressi. Lo invita a sedersi con noi. Un quarantenne un pò bolso e sbattuto, ma sorridente, con un orecchino che gli brilla all'orecchio abbronzato dal sole feroce di giugno nell'ovest milanese. Si chiama come me. Prende un latte macchiato freddo con un cornetto. Saluta Verlaine con deferenza. Sono compagni di Snai. Scommettono sui cavalli o su partite di calcio. Solo che Verlaine è una specie di Gastone. Vince parecchio. Stando a quello che dice. Poi offre a tutti al bar. Anche quando perde offre a tutti al bar. Così ha la sua corte dei miracoli sempre intorno. L'omonimo del latte macchiato ha tatuato sull'avambraccio un grosso punto interrogativo . Rifletto su cosa possa voler dire. Lo scoprirò più tardi. Quando ci incamminiamo, io verso casa e loro al punto Snai. Dove tenteranno la fortuna. Ci fermiamo al punto Snai. Dentro è pieno di gente. Hanno facce diverse ma circonfuse dallo stesso alone di sconfitta. Sconfitta per non riuscire ad essere in nessun altro altro posto che non sia quello. Si odiano e si amano l'un l'altro. Si odiano di un odio competitivo e si amano perchè condividono con gli altri quella maledizione. L'omonimo interrogativo si allontana un momento. Così Verlaine ne approfitta per dirmi: "e' un bravo ragazzo , solo che è uno zanza, distribuisce cartoline dell'Unicef nei centri commerciali a dieci euro. Ma all'Unicef va un euro. E' uno da tre quattro gambe al giorno ( 3-400 euro, traduco dal periferico). Il suo problema è che è malato per i cavalli. Tutto quello che guadagna se lo gioca sui cavalli". Ecco che cosa significa quel punto interrogativo sull'avambraccio, dico. Lui pensa che la vita sia come una scommessa, come un gioco, che la sua vita consista nel puntare senza sapere se vincerà. In attesa della puntata vincente decisiva e immortale, che, invece , non risolverà nulla, perchè rischierebbe di togliergli l'adrenalina dell'attesa e dalla sconfitta. Nessun giocatore vince mai veramente. Ma nemmeno veramente mai perde. Non puoi sconfiggere la sconfitta. Eccolo lì, punto interrogativo al punto Snai, puntare su un cavallo vincente. Ma chi sono io per giudicare. Magari preferisce puntare sui cavalli, anzicchè sugli uomini. Vista la fine che hanno fatto quelli che avevano puntato sugli uomini. Saluto Verlaine e mi avvio verso casa, con i miei jeans nuovi di pacca a otto euro e 99 centesimi, un paio di infradito comprate a Fortaleza quattro anni fa, una maglietta granata come le maglie del Torino e due lire in tasca, per comprarmi un ghiacciolo, mentre mi sento l'uomo più felice del mondo.

Buona giornata e buona fortuna

3 commenti:

  1. periodo orribile.. diciamo che preferirei affrontare un'epidemia di ebola o la terza guerra mondiale... per quello passo poco..
    torno a rileggerti presto...
    ciao nico

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  2. Ciao Danilo.

    Bella panoramica. Anche io penso sempre più spesso che...la vita è ora. A volte capita di sentirsi persi tra le storie proprie e quelle altrui, capita di osservare quello che scorre con uno sguardo da telecamera e domandarsi qual'è il nostro ruolo in questo film un po' allucinante e aver voglia di cose semplici.
    Vorrei un andamento easy going.
    Periodo pieno di cose da fare per me, ritmo pressante.
    Un saluto per te.

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  3. io oggi avrò mangiato cinque ghiaccioli e una granita... sembra di no ma servono col caldo

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