giovedì 17 marzo 2011

Lisboa, itinerario personalizzato prima parte








Prendo la metro in Jardim Zoologico, in albergo mi sono studiato un percorso un pò a piedi un pò con i mezzi. Scendo e Restauratores, linea blu, ore dieci circa del mattino al mio orologio che va un ora avanti rispetto al Portogallo. Nella metro ci sono ciechi che passano di treno in treno, che qui si chiamano comboios , chiedendo l'elemosina che molti elergiscono senza problemi. Li aiutano a scendere alle fermate, tolleranti ai colpetti di bastone telescopico che subiscono un pò tutti. A volte li aiutano a sedere, altre gli spianano il passaggio prima delle uscite dai convogli. Esco in zona Rossio, in piena Praça Pedro IV. E' pieno di bar con tavolini all'aperto già pieni di gente che prende un cappuccino annegandoci dentro i meravigliosi pastel da nata, che sono l'equivalente più orientaleggiante dei nostri pasticciotti leccesi. Mi fermo anch'io ad un bar ad assaggiarli. E li trovo squisiti. Roba da portarsene vagonate a casa. Sulla sinistra di Praça Pedro IV, guardando verso Praça do Comercio, verso il mare c'è Praça da Figuera, che, non so perchè solo con quel nome mi mette di buon umore, anche se non ce n'è bisogno, vista la quantità di facce esotiche , nere, mulatte , olivastre, portate in giro da dei veri e propri portenti anatomici che non hanno avuto altro che Dio, come personal trainer. Torno un pò indietro nella piazza e scorgo in lontananza Largo Domingos, una piazza molto carina e seminascosta, interrotta da una strada che sale verso l'Alfama. Sul muro marmoreo bianco che sostiene questa strada c'è scritto "Lisbona città della Tolleranza" in tutte le lingue e al centro del largo c'è un monumento ai caduti ebrei. Giusto di fronte al monumento che è al centro del largo c'è la Ginjinha. E' un baretto, che dico, un buco costituito da un bancone quasi all'aperto e nei due metri che lo separano dalla piazza, ti si appiccicano i piedi sulle mattonelle. Il posto prende il nome da la Ginjia, che è un liquore caratteristico di queste parti inventato da un frate, nel lontano 1840, tale Espinhera, che, quasi per scommessa provò a ricavare un brandy dalle ciliege. Il risultato è straordinario. A qualsiasi ora del giorno i lisboeti , al prezzo di un euro e venti cadauno , bevono uno o più bicchierini di questo brandy e chiacchierano all'impiedi dei più disparati argomenti, che, disinibiti dal brandy, prendono le pieghe più inattese. Lì davanti c'è un lustrascarpe e un'italiana si sta facendo lucidare i suoi stivali, metafora delle metafore, di uno stivale italico che ha proprio bisogno di essere tirato a lucido. La Gingjia è veramente buona e io faccio il bis tanto per gradire, mangiandomi persino le ciliegine capitate dentro insieme al liquido. Davanti all'ingresso del baretto c'è un barbone che chiede l'elemodina, tale senhor Pinto, il quale si lamenta con me delle centinaia di neri della Guinea Bissau che se ne stanno seduti su delle panche di marmo, giusto sotto il muro della tolleranza e anche dietro, sulla strada che si inerpica su, dove è pieno di donnone africane nere come le lavagne delle elementari dei miei tempi e vestite di colori sgargianti. Il senhor Pinto dice che sono rifugiati politici della Guinea Bissau, ex colonia portoghese e che il governo ha dato loro casa e sussidio. Stanno lì tutto il giorno e vendono droga. Dico al senhor Pinto di non esagerare, perchè in due giorni che sono a Lisboa gli unici che hanno tentato di vendermi droga erano arabi o , udite udite, portoghesi. Lui sorride, lo sa che ha esagerato, è sempre così, non ci si lamenta del soffitto del re, se fa rumore, ma del casino che viene da chi abita sotto di te...specie se non può farti niente. Mi aggiro fra questa gente di colore e vedo che si scambiano fra loro, facendo un piccolo commercio, frutta tropicale, cibi del loro paese o oggetti d'artigianato. Di droga nemmeno l'ombra. Entro nella Igrecia Sao Domingos e me ne sto lì in contemplazione qualche minuto. E' una chiesa grande, con i muri un pò in via di sgretolamento, ma che conserva un fascino speciale, con la luce che vi entra filtrata ad arte da grandi finestroni, lasciando in una misteriosa penombra alcune zone dove giacciono inerti santi lignei di tutte le fogge. Esco dalla chiesa e mi dirigo verso la via augustea. Di lì raggiungerò Praça do Comercio. Dove prenderò o eletrico numero 15, diretto a "la Bica", dove prenderò "o elevador da bica", un'altra delle attrazioni della città, (è monumento nazionale), caratteristica funicolare che sale per un altro bairro o quartiere caratteristico trasportando anziane signore con sporte della spesa e turisti a caccia dello scatto fotografico della vita.

Buona giornata e buona fortuna

3 commenti:

  1. ma sono scritti vecchi o, a marzo sei già in vacanza?

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  2. Io le vacanze le faccio quando tutti gli altri lavorano...così non ce li ho fra gli zebedei;-)

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  3. ebbene si, sono a Lisbona e aggiorno il blog dal mio pc perchè ho wifi incluso nel prezzo...meglio di così...buona giornata a tutti.

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