domenica 5 dicembre 2010

Racconto 3


Jogging



Dentro casa fa caldo termosifoni al massimo fuori freddo becco, metto la tuta imposto l'mp3 su radio deejay , c'è Albertino che fa Fifty Songs e intercala con voci preregistrate di tipiche teenagers milanesi con i loro “veramenteeeee” con inflessione molto corso Buenos Aires sabato pomeriggio nel passeggio sui marciapiedi pieni zeppi di nipponiche gravide di sacchetti firmati, arabi sigaretta impanata in bocca e odori acri da lavapiatti, metto la tuta i guanti e il cappellino di lana ed esco. Passo accanto a villette recintate che ospitano cani che abbaiano al mio passaggio di alieno, vecchi proprietari sull'uscio fumano una sigaretta e mi guardano costernati, imbocco la curva e comincio a correre , ma di giustezza, un passo via l'altro, con la musica sparata a palla nelle orecchie che mi isola dal traffico automobilistico del sabato mattina, di chi è stressato perchè deve fare tutto ciò che non è riuscito a fare during the week, perchè non in possesso di sufficiente tempo liberato dal lavoro, poi un'altra curva e passo in un budello verde che si apre in mezzo a palazzoni , foglie secche e umide giacciono sul sentiero e ammortizzano la mia schiena insicura per un' ernia di dieci anni fa non operata e rinsecchita, ma sempre lì, pronta a mordere, come un continuo richiamo che sembra inspiegabilmente attivarsi tutte le volte che penso qualcosa di negativo su qualcuno, ernia del disco, penso, sarai mica un inserto del Budda? Intorno canali irrigui con passaggio di folaghe e gallinelle e ratti e nutrie e stanchi vecchi che passeggiano in mezzo alle foglie gialle e agli alberi scheletriti che fanno da sentinelle ai bordi , disarmati e sconfitti, in rotta, a difesa di un mondo che scompare sotto i colpi della cementificazione. Sbuco in una strada di Buccinasco dove condomini silenziosi e immensi circondati da giardini di plastica fanno da cornice al ritmo percussivo dei miei passi, mentre il cielo turchese con un sole latitante da tempo favoriscono un inizio di sudorazione che mi comincia a buttare fuori un kebab di felafel e la birra corona con tutti i suoi coloranti e222 eccetera della notte precedente, e mentre corro penso che non ho mai tempo per chiamare gli amici o mia madre e mio padre o mio fratello o fidanzate che resistono abbarbicate a me come cozze patelle sullo scoglio della loro vita, mentre nel frattempo ascolto le canzoni più ascoltate in radio restandomi impressa una che ripete all'infinito il nome di Barbara Streisand con una pronuncia yankee che lo rende musicale e figo, il fiato esce come il fumo di sigarette senza filtro che fanno da base a canne fumate di nascosto e con la voluttà veloce del proibito, rondini inesistenti mi danno il benvenuto annunciando una primavera finta come boccate al vapore acqueo di una sigaretta elettronica fumata nel vagone di un treno a lunga percorrenza in perenne ritardo, la fontana della rotonda in fondo alla strada è spenta e l'acqua resta nelle sue tubature senza chiedersi se a gestirla sarà un magnate idrocefalo che la renderà preziosa come l'uranio. Attraverso un giardino pieno di panche di pietra e alberi spogli dell'inverno dove di solito di notte ragazzi minimalisti fumano canne massimaliste in omaggio ad una rivoluzione che non faranno mai, i piccioni beccano bacche invisibili standosene appollaiati sui rami di alberelli piegati dal freddo. Quattro querce sempreverdi mi abbracciano mentre io passo sotto le loro fronde incontrando ragazze timorate di Dio che pascolano cani che hanno facce di politici corrotti, e dieci oche guardiane mi sbarrano il passo costringendomi ad un tautologico giro dell'oca , permettendomi di fare la volata lungo il muro di un cimitero , cambio mano alle chiavi di casa che porto sempre con me e mi segno con la croce in omaggio ai miei avi sepolti nei cimiteri subtropicali del Salento, e ogni volta mi chiedo se l'anima esista davvero e se una volta morti incontreremo ancora chi ci ha lasciato per primo o se Dio ci lascerà attraversare i mondi delle trasparenze alla ricerca di domande che non siamo riusciti mai a fare a chi non c'è più, e infine, quasi sempre, decido che devo ammortizzare i passi e conformarli al terreno accidentato che sto per affrontare. Mi insinuo in un percorso verde che mi porta a passare sotto un ponte che ospita il traffico automobilistico della tangenziale, che, violento e inarrestabile come uno tsunami di vetrometallo, vomita sull'asfalto drenante la sua teoria di mezzi meccanici guidati da mezzi uomini o uomini interrotti in questo sabato pomeriggio in cui non si riuscirà a fare tutto quello che non si è riusciti a fare negli altri giorni della settimana , centuplicando la frustrazione. Passo nei pressi di una chiesetta e ho Rihanna in cuffia, la barbadiana mulatta che vende musica mostrando il culo, sulla sinistra ci sono due nicchie che ospitano statue di madonne per il momento esangui, e sul lato opposto, alcune cascine inalberano bandiere della Lega Nord, mentre vecchie signore affacciate alle finestre gridano da lontano , in una coazione a ripetersi all'infinito, il lamento di una vita che non è stata vissuta imputandolo a neri africani che raccolgono pomodori vicino a baracche fatiscenti che diventeranno le loro tombe, mi segno ancora con la croce perchè come dice mio padre non bisogna credere ma bisogna pensarci, e mi involo così lungo una strada asfaltata che fa da rettifilo nei pressi di una stazione di servizio con lavaggio automatico e vicino alla quale mi fermo per allacciarmi le scarpe. Giovani fumano in fila in attesa del proprio turno e altri meno giovani che ce l'hanno fatta ad alzarsi prima indugiano con schiume , pompe e pelli di renna spelacchiate sottratte alle mute di immaginari Babbi Natale, trattando le loro macchine meglio delle proprie scontate mogli piene di rughe , bigodini e olezzanti di strutto. Riprendo a correre e mi involo sul rettifilo di cui prima, lungo il limine sinistro della strada, mentre passano a velocità supersoniche utilitarie gravide di singoli uomini inutili , e mentre cornacchie grigie gracchiano in volo riscuotendo la mia ammirazione per il loro multitasking. Sul bordo strada una croce di marmo con una foto al centro testimonia di una giovane vita stroncata in quel punto, sullo sfondo della tangenziale che manda un costante rumore di sottofondo come una folla da stadio di calcio che celebra più che un gol o uno scudetto la retrocessione del genere umano. Mi viene in mente che una mia amica di vecchia data vedendomi dopo molto tempo con i capelli grigi mi ha chiesto cosa mi fosse capitato e io non ho saputo fare meglio che rispondere che a Milano nevica, e aumento l'andatura in vista di un pioppo spoglio che nonostante la sua nudità non mi eccita per nulla. A tre quarti di percorso, per equazione matematica, dovrei aver abbattuto almeno una tre quarti Moretti , penso, e faccio per involarmi verso la fine dell'allenamento, senza però rilassarmi all'idea che dopo berrò acqua a fiumi come un assetato disperso nel deserto afgano teletrasportato da dio davanti alla fonte di una qualsiasi acqua minerale, ingannando la propriocettività dei muscoli, per non sentire la fatica, perchè se pensi che correrai tutto il giorno, allora il cervello immagina che quell'ora sarà solo un antipasto e ti consente di completarla in surplace, inganni della mente, esperimenti dettati dalla curiosità dello scienziato che non sono mai stato ufficialmente...Torno indietro e faccio un tratto che d'estate ho battezzato col nome di “valle di lacrime”, perchè di solito in quel punto sento il massimo dello sforzo e perchè mi viene sempre in mente Tex Willer e quel suo motto burbero che cita sempre quando vuol definire un mondo che si crede bastante a se stesso , e superatolo ripasso davanti alle madonne che una volta tanto non mi scappano, e filo via in progressione specchiandomi nei vetri della porta di un bar che non esiste più per cessata attività di un proprietario che passa il tempo a pascolare i suoi segugi tra gli sterpi residui di granturco dei campi limitrofi. Le cuffie e Albertino coprono con la loro leggerezza l'inquinamento acustico di quel minuto in cui milioni di macchine mi passano in testa con la stessa velocità con cui l'idea della loro esistenza uscirà dalla mia testa, mentre sono sotto il ponte e schivo una bicicletta con sopra un vecchio che guidava senza mani pur non avendo mai rubato nulla in Iran. Ancora un duecento metri e riattraverso il parco , poi il rettilineo finale sulle foglie secche, cercando si non scivolare, con pensieri senza pensieri, perchè non sono costretto a farlo, esistono già , devo solo lanciare la rete e catturarli, ma con calma, passo dopo passo, secondo il mantra di un guru dell'ultramaratona non ancora conosciuto che dice di partire piano e poi rallentare, che questo è il segreto per arrivare sempre. Una volta che mi sono fermato ansimo come un bisonte sopravvissuto ai cacciatori bianchi che lo volevano uccidere per posa, e non per bisogno, e al passo veloce, cerco di riabituare il cuore per gradi al battito normale, bradicardico battito bradipico del me stesso normale e calmo modello yogi indiano. Più avanti una staccionata mi aiuta a fare un po' di stretching, come un vecchio santone appena uscito da una meditazione seduto che gli abbia anchilosato gli arti o come un gatto che si rilassa mentre guarda il suo padroncino stressarsi per non arrivare tardi al lavoro. E mentre torno verso casa mi accorgo che ho già fatto tutto questo milioni di anni fa, solo che non c'erano macchine, gli alberi erano rigogliosi, i palazzi invisibili, il mio Dio era una cascata davanti alla quale facevo il gesto dell'acqua che cade, l'anima era immortale e riposava nei ricordi di chi restava e si prendeva tutto il tempo per curarli, la musica erano i versi degli animali e il premio per la mia corsa era qualcosa di caldo da mettere sotto i denti. Allora lo chiamavamo vivere, oggi lo chiamiamo jogging.



Buona giornata e buona fortuna

mercoledì 1 dicembre 2010

Ciao Mario



Stimati lettori eccomi ancora qui ad aggiornare pigramente il mio blog. Raccolgo qualche immagine qua e là nei tg, rai news in testa, che parlano della morte di Mario Monicelli, un grande uomo d'arte e un grande uomo. Con "Amici Miei" ha riassunto in modo mirabile la rivolta goliardica alla congiura della seriosità del potere della generazione di mio padre. E il suo ultimo gesto del togliersi la vita conferma la grande libertà buddista di cui era intriso, non credendosi indispensabile o fondamentale, palesando la propria modestia da burbero benefico nell'epoca di una generazione che si crede immortale perchè crede di potersi comprare anche la sopravvivenza senza termine.

Poi le immagini di una manifestazione degli edili che chiedono al governo di rilanciare l'economia intervenendo a favore dell'edilizia. Che dire, si può anche cambiare mestiere, non è indispensabile costruire a tutti costi. Si possono anche costruire biciclette o auto elettriche. Non sono un politico che come un gondoliere deve essere esperto nell'arte del beccheggio che se parla bene degli edili deve stare attento a non parlarne troppo bene per non perdere il voto degli ambientalisti. Io sono il dio di me stesso e il popolo di me stesso. E se voglio rispettare il dio di me stesso ed il popolo di me stesso, devo sempre dire quello che penso. Con ogni mezzo necessario e ad ogni costo. Non vorrete mica che inizi a mentire a quarantacinque anni? Gli edili hanno deturpato il pianeta infischiandosene di costruire secondo le regole del rispetto della natura. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti: inquinamento, loculi che rendono la gente infelice, inondazioni, deturpamento delle coste. Potete cambiare mestiere, per quanto mi riguarda. Soprattutto il tizio intervistato, un palazzinaro col caschetto giallo in testa lindo e immacolato indossato per l'occasione modello "presidente operaio".


Studenti che manifestano, occupano, bloccano, beh, si certo, un buon segno, se in un paese non protestassero gli studenti, sarebbe un paese anormale. Una democrazia incompiuta. Sto forse parlando dell'Italia?

Yes! A Milano nevica ma la neve non resta. E' il simbolo dell'opposizione in Italia. C'è, ma non si nota.

La Clinton chiede scusa a Berlusconi per le rivelazioni di Wikileaks. E il Berlusca si gode il momento, godi fanciullo mio stato soave stagion lieta è codesta.

Assange , il capo di Wikileaks, è ricercato dall'interpol. E questo la dice lunga su cosa accade a chi si mette contro il potere. Ha detto che vuole un capitalismo etico, mica la rivoluzione. Solo che chi se ne intende riuesce a capire che è la stessa cosa. Come può essere etico il capitalismo? Capitalismo etico è un ossimoro. E' la stessa cosa di comunismo democratico.


Buona giornata e buona fortuna